Da non perdere fino al 16 settembre
Bruges insolita: passeggiata alla scoperta delle installazioni della Triennale
StudioKCA, Skyscaper (the Bruges Whale), 2018, Triennale di Bruges | Foto © VisitBruges | Jan D’hondt
Eleonora Zamparutti
10/05/2018
Mondo - Nell’anno della seconda edizione della Triennale di arte contemporanea, in corso fino al 16 settembre, Bruges mette in campo il potenziale del suo fitto reticolato di vie d’acqua e di terra, candidandosi a diventare catalizzatore del cambiamento.
Il gioiello delle Fiandre punta i fari sulla società Postmodernista 2.0, chiamando a sé quindici artisti internazionali e affidando loro il compito di interpretare l’esteso fenomeno della liquidità che ormai pervade ogni aspetto del vivere contemporaneo, a partire dalle relazioni umane, scardinando vecchie categorie di classificazione e tradizionali forme di organizzazione sociale.
Quest’anno ai partecipanti viene chiesto di innescare un nuovo dinamismo che richiama inevitabilmente alla mente il periodo più florido della città, il Medioevo, quando cittadini stranieri - tra i quali numerosi italiani provenienti da Genova, Firenze e Venezia - presero residenza in città per approfittare del boom economico e commerciale di quel tempo.
In vari angoli di quel piccolo centro storico - che oggi conta appena 115mila anime residenti e che ogni anno ospita oltre 7 milioni di visitatori - si dischiudono improvvise vie di fuga: visioni tra l’onirico e il surreale che inevitabilmente aprono le porte alla riflessione in un’ottica di apertura verso il futuro, offrendo una chiave di lettura alternativa della storia e dei monumenti della città.
Un viaggio che comincia dal Burg
È l’opera Urban Model del belga Wesley Meuris a candidarsi come meeting point del nostro itinerario ideale sulle tracce delle installazioni di Bruges Triennale 2018.
Siamo nel cuore nevralgico della città, un tempo centro del potere oligarchico: la splendida Piazza del Burg, a due passi dal Municipio, circondata da alberi e storici palazzi.
Il padiglione concepito da Meuris in legno e vetro è uno spazio che, attraverso la proposizione di alcuni termini in lingua inglese (es. Sustainable Interaction, Immersive Environment, Fulfilling Needs…) accende la discussione intorno a temi di attualità legati all’architettura, alle infrastrutture e all’urbanità.
Procedendo in direzione del Vismarkt, l’antico mercato del pesce, e risalendo la Groenerei in direzione Nord si raggiunge l’installazione Burg, opera dell’artista polacco Jarosław Kozakiewicz, interpretazione in chiave moderna del tradizionale ponte di collegamento tra le sponde di un canale.
Profili in metallo e vele, al posto degli antichi mattoni, danno forma a una struttura geometrica costituita da trapezi e triangoli, concepita sulla base di un sistema proporzionale in cui ogni intersezione tra due linee indica un punto del volto umano. Attraverso il ponte è possibile raggiungere la scultura della mitica Niobe, opera di Constant Permeke, adagiata sulla sponda opposta del canale, accanto a un edificio del XVIII secolo che oggi ospita gli uffici di un istituto finanziario e che anticamente era la sede della Casa del Porto.
Edifici pronti alle sfide di un futuro liquido
Occorre tornare sui propri passi e imboccare la Dijver, per raggiungere il retro del Site Oud Sint-Jan a due passi dall’Albero di Giuseppe Penone dove, in uno specchio d’acqua, è installata l’opera INFINITI²³ dell’architetto di Bruges Peter Van Driessche.
Un’alta torre, composta da moduli cubici in legno sovrapposti e collegata a una serie di “scialuppe” a filo d’acqua, caratterizza un’opera che rimanda a un progetto di simulazione di città galleggiante in previsione di un allagamento delle terre scaturito dall’inesorabile processo di innalzamento del livello del mare cui gli oceani vanno incontro. Questa apocalittica visione del futuro che ci attende lascia tuttavia spazio, nel progetto di van Driessche, a uno spiraglio di salvezza, grazie all’ideazione di ambienti di sopravvivenza galleggianti, dove lo spazio è ridotto ai minimi termini.
Peter Van Driessche, INFINITI²³, 2018, Triennale di Bruges | Foto © VisitBruges | Jan D’hondt
Procedendo verso sud in direzione del Begijnhof, nel contesto incantato del Parco Minnewater, si raggiunge la MFS III - Minne Floating School, progetto architettonico di scuola galleggiante, pronto ad affrontare le sfide del futuro liquido che ci attende. Si tratta della nuova versione di un lavoro già proposto alla Biennale di Venezia nel 2016, e che valse all’artista NLÉ, Kunlé Adeyemi il Leone d’Argento.
Una comfort zone nel giardino di un ospizio
Il collettivo interdisciplinare Ruimtevelderk rompe il muro del silenzio con l’installazione G.O.D., collocata nel cortile di un luogo di culto preposto alla funzione di ospizio per anziani. Lo fa con garbo, rispettando la sacra regola del silenzio e della privacy. Ma punta dritto a un luogo chiave nella struttura urbana della città - uno dei tanti cortili degli Ospizi di Carità che attraversano Bruges - coinvolgendo abitanti e visitatori in un progetto partecipativo che non ha alcuna intenzione di provocare conflitto, ma che vuole piuttosto essere un invito ad apprezzare la qualità del luogo mettendosi comodi nelle apposite aree relax.
Interventi lungo il canale
Imboccando la Haarstraat in direzione del canale e risalendo un po’ verso Nord, si raggiunge un quartiere, il Coupure, che nei secoli scorsi ospitava numerose industrie, e tra queste una fabbrica di sapone. In qualche modo il Selgascano Pavilion - una grande struttura galleggiante in plastica rosa, a cura dello studio di architettura spagnolo - riprende la forma di una grande bolla. Un grande trampolino, insomma, per chi volesse tuffarsi nelle acque del canale che, a detta dei residenti, sono oggi pulite grazie a un sistema di chiuse.
Selgascano Pavilion, 2018, Triennale di Bruges | Foto © VisitBruges | Jan D’hondt
Risalendo il canale sulla Sint-Annarei si arriva all’intallazione Lanchais dell’americano John Powers, un’alta torre scultorea che ricorda il collo del cigno, ma anche una colonna vertebrale o un tornado. Realizzata con moduli di ferro sovrapposti, si protende verso il cielo. “Ho voluto collocare il mio lavoro vicino al canale dove le barche passano, in modo che potesse esser visto dall’acqua e da terra - spiega Powers -. In qualche modo ho ripreso una forma che avevo già sviluppato in passato e che richiama le torri della città di Bruges e i grattacieli di New York, dove lavoro”.
Punta di diamante della Triennale, la scultura Skyscraper (the Bruges Whale) dell’americano StudioKCA. Si tratta di un’immensa balena che salta fuori dalle acque del canale e sembra lanciarsi verso la statua di Jan van Eyck di spalle, collocata in mezzo alla piazza.
Realizzata con cinque tonnellate di plastica blu e bianca prelevata dagli oceani grazie ai volontari dell’ Hawaii Wildlife Fund e alla Surfrider Foundation, la scultura ci ricorda che nei mari sono presenti 150 miliardi di tonnellate di plastica, un vero e proprio continente di spazzatura galleggiante.
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Quest’anno ai partecipanti viene chiesto di innescare un nuovo dinamismo che richiama inevitabilmente alla mente il periodo più florido della città, il Medioevo, quando cittadini stranieri - tra i quali numerosi italiani provenienti da Genova, Firenze e Venezia - presero residenza in città per approfittare del boom economico e commerciale di quel tempo.
In vari angoli di quel piccolo centro storico - che oggi conta appena 115mila anime residenti e che ogni anno ospita oltre 7 milioni di visitatori - si dischiudono improvvise vie di fuga: visioni tra l’onirico e il surreale che inevitabilmente aprono le porte alla riflessione in un’ottica di apertura verso il futuro, offrendo una chiave di lettura alternativa della storia e dei monumenti della città.
Un viaggio che comincia dal Burg
È l’opera Urban Model del belga Wesley Meuris a candidarsi come meeting point del nostro itinerario ideale sulle tracce delle installazioni di Bruges Triennale 2018.
Siamo nel cuore nevralgico della città, un tempo centro del potere oligarchico: la splendida Piazza del Burg, a due passi dal Municipio, circondata da alberi e storici palazzi.
Il padiglione concepito da Meuris in legno e vetro è uno spazio che, attraverso la proposizione di alcuni termini in lingua inglese (es. Sustainable Interaction, Immersive Environment, Fulfilling Needs…) accende la discussione intorno a temi di attualità legati all’architettura, alle infrastrutture e all’urbanità.
Procedendo in direzione del Vismarkt, l’antico mercato del pesce, e risalendo la Groenerei in direzione Nord si raggiunge l’installazione Burg, opera dell’artista polacco Jarosław Kozakiewicz, interpretazione in chiave moderna del tradizionale ponte di collegamento tra le sponde di un canale.
Profili in metallo e vele, al posto degli antichi mattoni, danno forma a una struttura geometrica costituita da trapezi e triangoli, concepita sulla base di un sistema proporzionale in cui ogni intersezione tra due linee indica un punto del volto umano. Attraverso il ponte è possibile raggiungere la scultura della mitica Niobe, opera di Constant Permeke, adagiata sulla sponda opposta del canale, accanto a un edificio del XVIII secolo che oggi ospita gli uffici di un istituto finanziario e che anticamente era la sede della Casa del Porto.
Edifici pronti alle sfide di un futuro liquido
Occorre tornare sui propri passi e imboccare la Dijver, per raggiungere il retro del Site Oud Sint-Jan a due passi dall’Albero di Giuseppe Penone dove, in uno specchio d’acqua, è installata l’opera INFINITI²³ dell’architetto di Bruges Peter Van Driessche.
Un’alta torre, composta da moduli cubici in legno sovrapposti e collegata a una serie di “scialuppe” a filo d’acqua, caratterizza un’opera che rimanda a un progetto di simulazione di città galleggiante in previsione di un allagamento delle terre scaturito dall’inesorabile processo di innalzamento del livello del mare cui gli oceani vanno incontro. Questa apocalittica visione del futuro che ci attende lascia tuttavia spazio, nel progetto di van Driessche, a uno spiraglio di salvezza, grazie all’ideazione di ambienti di sopravvivenza galleggianti, dove lo spazio è ridotto ai minimi termini.
Peter Van Driessche, INFINITI²³, 2018, Triennale di Bruges | Foto © VisitBruges | Jan D’hondt
Procedendo verso sud in direzione del Begijnhof, nel contesto incantato del Parco Minnewater, si raggiunge la MFS III - Minne Floating School, progetto architettonico di scuola galleggiante, pronto ad affrontare le sfide del futuro liquido che ci attende. Si tratta della nuova versione di un lavoro già proposto alla Biennale di Venezia nel 2016, e che valse all’artista NLÉ, Kunlé Adeyemi il Leone d’Argento.
Una comfort zone nel giardino di un ospizio
Il collettivo interdisciplinare Ruimtevelderk rompe il muro del silenzio con l’installazione G.O.D., collocata nel cortile di un luogo di culto preposto alla funzione di ospizio per anziani. Lo fa con garbo, rispettando la sacra regola del silenzio e della privacy. Ma punta dritto a un luogo chiave nella struttura urbana della città - uno dei tanti cortili degli Ospizi di Carità che attraversano Bruges - coinvolgendo abitanti e visitatori in un progetto partecipativo che non ha alcuna intenzione di provocare conflitto, ma che vuole piuttosto essere un invito ad apprezzare la qualità del luogo mettendosi comodi nelle apposite aree relax.
Interventi lungo il canale
Imboccando la Haarstraat in direzione del canale e risalendo un po’ verso Nord, si raggiunge un quartiere, il Coupure, che nei secoli scorsi ospitava numerose industrie, e tra queste una fabbrica di sapone. In qualche modo il Selgascano Pavilion - una grande struttura galleggiante in plastica rosa, a cura dello studio di architettura spagnolo - riprende la forma di una grande bolla. Un grande trampolino, insomma, per chi volesse tuffarsi nelle acque del canale che, a detta dei residenti, sono oggi pulite grazie a un sistema di chiuse.
Selgascano Pavilion, 2018, Triennale di Bruges | Foto © VisitBruges | Jan D’hondt
Risalendo il canale sulla Sint-Annarei si arriva all’intallazione Lanchais dell’americano John Powers, un’alta torre scultorea che ricorda il collo del cigno, ma anche una colonna vertebrale o un tornado. Realizzata con moduli di ferro sovrapposti, si protende verso il cielo. “Ho voluto collocare il mio lavoro vicino al canale dove le barche passano, in modo che potesse esser visto dall’acqua e da terra - spiega Powers -. In qualche modo ho ripreso una forma che avevo già sviluppato in passato e che richiama le torri della città di Bruges e i grattacieli di New York, dove lavoro”.
Punta di diamante della Triennale, la scultura Skyscraper (the Bruges Whale) dell’americano StudioKCA. Si tratta di un’immensa balena che salta fuori dalle acque del canale e sembra lanciarsi verso la statua di Jan van Eyck di spalle, collocata in mezzo alla piazza.
Realizzata con cinque tonnellate di plastica blu e bianca prelevata dagli oceani grazie ai volontari dell’ Hawaii Wildlife Fund e alla Surfrider Foundation, la scultura ci ricorda che nei mari sono presenti 150 miliardi di tonnellate di plastica, un vero e proprio continente di spazzatura galleggiante.
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