In mostra fino al 12 maggio
Alle origini della pittura italiana. Dal Louvre un nuovo sguardo su Cimabue

Cimabue, Maestà (dettaglio), 1289 circa. Tempera su tavola, 424 x 272 cm. Musée du Louvre, Parigi
Francesca Grego
06/02/2025
Mondo - Quaranta opere per riscoprire la ricchezza e le innovazioni dell’arte di Cimabue: è la proposta del Louvre, che per la prima volta dedica una mostra al maestro toscano. Un progetto maturato in seguito al restauro della Maestà, di proprietà del museo parigino, e dell’acquisizione del Cristo deriso, una tavola inedita rinvenuta in Francia nel 2019 e classificata come tesoro nazionale, anch’essa restaurata nel 2024.
Tra i primi artisti ad ad aprire la pittura occidentale al naturalismo, cercando di rappresentare il mondo, gli oggetti e i corpi nel loro aspetto reale, Cimabue abbandona le convenzioni fino a quel momento dominanti ereditate dall'arte orientale, per restituire con invenzioni inusitate lo spazio a tre dimensioni, i volumi modellati da sottili sfumature, corpi articolati, posture naturali ed emozioni finalmente umane.
In programma fino al 12 maggio, la mostra Un nuovo sguardo su Cimabue. Alle origini della pittura italiana, trasporta i visitatori nel contesto della pittura toscana a metà del Duecento, per poi focalizzare l’attenzione sul capolavoro della Maestà, definita da alcuni storici dell’arte “l’atto fondativo della pittura occidentale” a causa del suo carattere coraggiosamente innovativo. Il recente restauro ha reso visibili non solo la varietà e la finezza dei colori del dipinto, ma molti dettagli che erano stati mascherati da precedenti ridipinture, evidenziando anche il fascino che l'Oriente, sia bizantino che islamico, evocava in Cimabue e nei suoi committenti.
Cruciale nel racconto della mostra è il rapporto tra Cimabue e Duccio di Buoninsegna. A illuminarci sulla questione sono i tre pannelli sopravvissuti di un polittico di Cimabue, riuniti per la prima volta: “la vitalità e la libertà narrativa dispiegate dal maestro in quest’opera dai colori cangianti ne fanno un importante e finora insospettabile precedente della Maestà di Duccio, capolavoro della pittura senese del XIV secolo”, sottolineano gli esperti del Louvre.
Emblematica conclusione del percorso è il monumentale San Francesco che riceve le stimmate di Giotto, concepito, proprio come la Maestà di Cimabue, per il transetto della Chiesa di San Francesco a Pisa, e dipinto solo pochi anni dopo dal suo giovane allievo. Entrambi profondamente influenzati da Cimabue, agli albori del XIV Giotto e Duccio incarneranno il futuro della pittura europea.
Tra i primi artisti ad ad aprire la pittura occidentale al naturalismo, cercando di rappresentare il mondo, gli oggetti e i corpi nel loro aspetto reale, Cimabue abbandona le convenzioni fino a quel momento dominanti ereditate dall'arte orientale, per restituire con invenzioni inusitate lo spazio a tre dimensioni, i volumi modellati da sottili sfumature, corpi articolati, posture naturali ed emozioni finalmente umane.
In programma fino al 12 maggio, la mostra Un nuovo sguardo su Cimabue. Alle origini della pittura italiana, trasporta i visitatori nel contesto della pittura toscana a metà del Duecento, per poi focalizzare l’attenzione sul capolavoro della Maestà, definita da alcuni storici dell’arte “l’atto fondativo della pittura occidentale” a causa del suo carattere coraggiosamente innovativo. Il recente restauro ha reso visibili non solo la varietà e la finezza dei colori del dipinto, ma molti dettagli che erano stati mascherati da precedenti ridipinture, evidenziando anche il fascino che l'Oriente, sia bizantino che islamico, evocava in Cimabue e nei suoi committenti.
Cruciale nel racconto della mostra è il rapporto tra Cimabue e Duccio di Buoninsegna. A illuminarci sulla questione sono i tre pannelli sopravvissuti di un polittico di Cimabue, riuniti per la prima volta: “la vitalità e la libertà narrativa dispiegate dal maestro in quest’opera dai colori cangianti ne fanno un importante e finora insospettabile precedente della Maestà di Duccio, capolavoro della pittura senese del XIV secolo”, sottolineano gli esperti del Louvre.
Emblematica conclusione del percorso è il monumentale San Francesco che riceve le stimmate di Giotto, concepito, proprio come la Maestà di Cimabue, per il transetto della Chiesa di San Francesco a Pisa, e dipinto solo pochi anni dopo dal suo giovane allievo. Entrambi profondamente influenzati da Cimabue, agli albori del XIV Giotto e Duccio incarneranno il futuro della pittura europea.
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