A Milano dal 16 marzo al 31 luglio
Una storia di due mondi. Al Mudec arriva Chagall
Marc Chagall, Coppia di amanti e fiori, 1949. Litografia a colori, cm 64,9x48,1. Dono di Ida Chagall © Chagall
Francesca Grego
22/02/2022
Milano - Dopo i progetti dedicati a Joan Mirò, Vasilij Kandinskij, Paul Klee e Piet Mondrian, il Mudec dà il benvenuto a un altro maestro dell’arte moderna: ad animare la primavera al Museo delle Culture, infatti, quest’anno saranno i colori e la poesia di Marc Chagall. Dal prossimo 16 marzo fino al 31 luglio, oltre 100 opere del pittore saranno in mostra in via Tortona grazie alla collaborazione intrecciata dal Mudec con l’Israel Museum di Gerusalemme, depositario di importanti donazioni da parte di familiari e amici dell’artista.
In primo piano nella mostra milanese ci saranno le opere grafiche di Chagall e l’attività di illustratore editoriale che portò avanti con passione durante la sua lunga carriera. Come in tutte le mostre del Mudec, l’obiettivo non è semplicemente offrire al pubblico una galleria di capolavori: il progetto esplorerà l’opera dell’artista da una prospettiva diversa dal solito, mettendola in relazione con il background culturale di cui si è nutrita.
Marc Chagall. Una storia di due mondi - questo il titolo dell’esposizione - fa riferimento in primo luogo alle radici del pittore nella comunità ebraica di Lëzna, un villaggio rurale alle porte di Vitebsk nell’attuale Bielorussia: abita qui quel mondo di violinisti, galli e mucche volanti che danza su tele simili a un sogno, dove l’avanguardia abbraccia tradizioni antiche.
I temi dominanti nelle opere in mostra sono quelli più cari a Chagall: dalle origini, descritte con affetto e nostalgia nell’autobiografia illustrata Ma Vie, all’incontro con la moglie Bella Rosenfeld, della quale il pittore illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, presenti nel percorso espositivo grazie ai disegni originali, fino alla serie di acqueforti per Le anime morte di Gogol’ e alle illustrazioni per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia. I lavori selezionati rispecchiano dunque l’identità plurale di Chagall, che è al tempo stesso il bambino ebreo di Vitebsk che gioca sull’aia incantato dalle fiabe, l’amante che traduce in immagini i ricordi dell’amata, l’artista che illustra la Bibbia per rimediare alla mancanza di una tradizione ebraica nelle arti visive e, infine, il pittore moderno che si afferma con personalità e originalissimo talento nella Parigi delle avanguardie, per poi piangere attraverso i topos dell’iconografia cristiana la sorte che il suo tempo ha assegnato al popolo ebraico.
Leggi anche:
• Un altro Mondrian in mostra al Mudec
In primo piano nella mostra milanese ci saranno le opere grafiche di Chagall e l’attività di illustratore editoriale che portò avanti con passione durante la sua lunga carriera. Come in tutte le mostre del Mudec, l’obiettivo non è semplicemente offrire al pubblico una galleria di capolavori: il progetto esplorerà l’opera dell’artista da una prospettiva diversa dal solito, mettendola in relazione con il background culturale di cui si è nutrita.
Marc Chagall. Una storia di due mondi - questo il titolo dell’esposizione - fa riferimento in primo luogo alle radici del pittore nella comunità ebraica di Lëzna, un villaggio rurale alle porte di Vitebsk nell’attuale Bielorussia: abita qui quel mondo di violinisti, galli e mucche volanti che danza su tele simili a un sogno, dove l’avanguardia abbraccia tradizioni antiche.
I temi dominanti nelle opere in mostra sono quelli più cari a Chagall: dalle origini, descritte con affetto e nostalgia nell’autobiografia illustrata Ma Vie, all’incontro con la moglie Bella Rosenfeld, della quale il pittore illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, presenti nel percorso espositivo grazie ai disegni originali, fino alla serie di acqueforti per Le anime morte di Gogol’ e alle illustrazioni per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia. I lavori selezionati rispecchiano dunque l’identità plurale di Chagall, che è al tempo stesso il bambino ebreo di Vitebsk che gioca sull’aia incantato dalle fiabe, l’amante che traduce in immagini i ricordi dell’amata, l’artista che illustra la Bibbia per rimediare alla mancanza di una tradizione ebraica nelle arti visive e, infine, il pittore moderno che si afferma con personalità e originalissimo talento nella Parigi delle avanguardie, per poi piangere attraverso i topos dell’iconografia cristiana la sorte che il suo tempo ha assegnato al popolo ebraico.
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