A Milano dal 30 marzo al 25 giugno

Charlotte Salomon, un poema dipinto

Charlotte Salomon, Tempera dall'opera Vita? o Teatro?, Palazzo Reale, Milano 30 marzo - 25 giugno 2017 | Courtesy of Collection Jewish Historical Museum, Amsterdam | © Charlotte Salomon Foundation Charlotte Salomon®
 

Francesca Grego

30/03/2017

Milano - È un canto alto e puro la pittura di Charlotte Salomon, artista ebrea di Berlino risucchiata giovanissima dall’inferno di Auschwitz.
Nota da decenni al pubblico dei grandi musei di tutto il mondo, debutta in Italia con la mostra Charlotte Salomon. Vita? O Teatro?, fino al 25 giugno a Palazzo Reale.

Concepita sul modello del Singspiel, un genere d’arte a metà fra la musica e il teatro, la sua è un’opera totale, che travalica i confini della tela per aprirsi all’eco di risonanze sinestesiche. Un racconto pittorico o poema visivo che da un’immane tragedia della storia porta fino a noi il suo (garbato) grido di libertà.
 FOTO: Charlotte salomon. Vita? o Teatro?
Lungo il percorso, 270 tempere dipinte con l’impiego dei soli tre colori primari, in cui è visibile il richiamo all’Espressionismo tedesco, come all’opera di Edvard Munch e di Marc Chagall.
La vita di Charlotte vi prende forma in tre sezioni - l’infanzia, l’adolescenza e la vita da profuga in Francia, dopo l’abbandono di Berlino nel 1939 - in cui la sua pittura si fa via via più frenetica e vorticosa, inglobando interventi scritti in forma di dialogo o narrazione, mentre filmati e fotografie d’epoca trasportano il visitatore nel contesto di quegli anni drammatici.

Ha scritto di lei Carlo Levi nel lontano 1963: “Charlotte Salomon è stata una di quelle persone che hanno sentito la necessità di ripensare l’esistenza e di affidarla a qualcosa che, per il solo fatto di essere espresso, fosse libero dal comune destino di morte”.
Sarebbe un errore tuttavia leggere il frutto del suo originale talento esclusivamente come testimonianza storica, spiega il curatore Bruno Pedretti: “Questo vive, anzi, di una qualità, di una bellezza, di una forza artistica, di una solennità spirituale che ne trasfigura il valore testimoniale in diamante poetico”, avvicinandola a figure della letteratura novecentesca come l’americana Sylvia Plath o la russa Marina Cvetaeva.


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