Dal 23 giugno al 29 ottobre a Palazzo Cucchiari
Il Novecento a Carrara in una grande mostra
Carlo Fontana, Farinata degli Uberti
Francesca Grego
24/06/2023
Massa-Carrara - Ogni grande scultore prima o poi va a Carrara. Lo sapevano gli antichi Romani, che già estraevano i marmi delle Alpi Apuane. E poi Michelangelo, Giambologna, Canova… Uno alla volta, i geni della scultura sono saliti fin lassù per scegliere i pezzi giusti del rinomato “oro bianco” e dar forma a opere immortali. Una tradizione che si rinnova costantemente, complici i mestieri e le competenze fiorite attorno al mondo del marmo come in nessun altro luogo. E così ancora oggi una star dell’arte che si rispetti - da Anish Kapoor a Jeff Koons, fino a Maurizio Cattelan - non resiste alla sfida di queste pietre, alla tentazione di lavorare almeno una volta nella vita con gli artigiani e i laboratori d’avanguardia carraresi.
Ma c’è una stagione recente in cui Carrara ha lasciato un segno profondo nella storia della scultura. Lo racconta da oggi la mostra Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre, visitabile fino al 29 ottobre a Palazzo Cucchiari, nella città toscana: un viaggio attraverso 120 opere di grandi maestri del XX secolo, da Arturo Martini a Fausto Melotti, da Carlo Carrà a Francesco Messina, e poi Leonardo Bistolfi, Mario Sironi, Gino Severini, Carlo Fontana, Alberto Viani, Sergio Signori, Lorenzo Libero Andreotti. In mostra troveremo sculture in marmo, bronzo, gesso, terracotta, ma anche dipinti, disegni e pastelli arrivati da importanti musei di tutta Italia, per una panoramica completa sulla fucina creativa che fu Carrara tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento.
Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre: Giuseppe Viner, Minatori
“All’epoca Carrara era una città di provincia che cercava di modernizzarsi a partire dalla sua risorsa principale, il marmo”, racconta il curatore Massimo Bertozzi: “In particolare, dopo la crisi del ’29 l’esigenza di un rilancio diventa urgente: sia il governo nazionale che le amministrazioni locali fanno dei grossi sforzi con mostre, iniziative, fiere. La scultura diventa una specie di ambasciatore della promozione economica e commerciale del marmo. A Carrara arrivano i grandi artisti e la città diventa uno dei centri propulsori della scultura in Italia”.
Gli scultori non sono gli unici a beneficiare di questo clima: i suoi percorsi si intrecciano a quelli della pittura con reciproco beneficio. Come vedremo in mostra, ci sono artisti che praticano entrambe le arti, pittori che si lasciano tentare dal fascino dello spazio e della materia, altri che si lasciano sedurre dai paesaggi locali, altri ancora che prendono spunto dalle novità della scultura per rinnovare il linguaggio pittorico.
Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre: Ardengo Soffici, Paesaggio toscano
Sono due le strade da seguire per ricostruire gli sviluppi della scultura in questo momento, racconta Bertozzi: “La prima è quella della linea, che inizia con il Liberty, procede con Arturo Martini e poi con un suo allievo, l’astrattista Alberto Viani. L’altro percorso, invece, è tutto interno a Carrara, con Carlo Fontana, Arturo Dazzi e Carlo Signori, che arriva in città per realizzare il Monumento ai fratelli Rosselli di Bagnoles-de-l’Orne, il primo monumento astratto d’Europa. Intorno a queste importanti figure del Novecento si svilupperà un intero popolo di artisti, carraresi e non.”
Tanti i capolavori disseminati lungo l’itinerario a Palazzo Cucchiari. Tra le opere da tenere d’occhio, consiglia Bertozzi, figura certamente “una grande scultura di Carlo Fontana, artista carrarese che lavorò anche all’Altare della Patria, di Roma (è sua una delle due bighe del Vittoriano). L’opera che abbiamo in mostra rappresenta Farinata degli Uberti, un colosso di quasi due tonnellate di marmo”. Da non perdere sono anche i Cavallini di Arturo Dazzi. “Il primo, in marmo bianco, fu presentato alla Biennale del ‘29”, racconta ancora il curatore: “Poi Dazzi lo replicò in rosso, in grigio, in tutte le pietre colorate delle Alpi Apuane, come un monumento alla tradizione del marmo e della pietra locale”.
Sospesa tra il mare e le nuvole veloci delle Apuane, Carrara è ancora oggi un laboratorio in perpetua attività: “Un luogo dove la scultura continua a essere praticata, che negli ultimi anni attrae molti artisti orientali, coreani, cinesi. Un luogo dove tutti insegnano qualcosa proprio mentre sono lì per imparare qualcos’altro: perché la scultura si impara dove la scultura si fa”.
Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre
Vedi anche:
• Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre
• FOTO -
Ma c’è una stagione recente in cui Carrara ha lasciato un segno profondo nella storia della scultura. Lo racconta da oggi la mostra Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre, visitabile fino al 29 ottobre a Palazzo Cucchiari, nella città toscana: un viaggio attraverso 120 opere di grandi maestri del XX secolo, da Arturo Martini a Fausto Melotti, da Carlo Carrà a Francesco Messina, e poi Leonardo Bistolfi, Mario Sironi, Gino Severini, Carlo Fontana, Alberto Viani, Sergio Signori, Lorenzo Libero Andreotti. In mostra troveremo sculture in marmo, bronzo, gesso, terracotta, ma anche dipinti, disegni e pastelli arrivati da importanti musei di tutta Italia, per una panoramica completa sulla fucina creativa che fu Carrara tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento.
Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre: Giuseppe Viner, Minatori
“All’epoca Carrara era una città di provincia che cercava di modernizzarsi a partire dalla sua risorsa principale, il marmo”, racconta il curatore Massimo Bertozzi: “In particolare, dopo la crisi del ’29 l’esigenza di un rilancio diventa urgente: sia il governo nazionale che le amministrazioni locali fanno dei grossi sforzi con mostre, iniziative, fiere. La scultura diventa una specie di ambasciatore della promozione economica e commerciale del marmo. A Carrara arrivano i grandi artisti e la città diventa uno dei centri propulsori della scultura in Italia”.
Gli scultori non sono gli unici a beneficiare di questo clima: i suoi percorsi si intrecciano a quelli della pittura con reciproco beneficio. Come vedremo in mostra, ci sono artisti che praticano entrambe le arti, pittori che si lasciano tentare dal fascino dello spazio e della materia, altri che si lasciano sedurre dai paesaggi locali, altri ancora che prendono spunto dalle novità della scultura per rinnovare il linguaggio pittorico.
Il Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre: Ardengo Soffici, Paesaggio toscano
Sono due le strade da seguire per ricostruire gli sviluppi della scultura in questo momento, racconta Bertozzi: “La prima è quella della linea, che inizia con il Liberty, procede con Arturo Martini e poi con un suo allievo, l’astrattista Alberto Viani. L’altro percorso, invece, è tutto interno a Carrara, con Carlo Fontana, Arturo Dazzi e Carlo Signori, che arriva in città per realizzare il Monumento ai fratelli Rosselli di Bagnoles-de-l’Orne, il primo monumento astratto d’Europa. Intorno a queste importanti figure del Novecento si svilupperà un intero popolo di artisti, carraresi e non.”
Tanti i capolavori disseminati lungo l’itinerario a Palazzo Cucchiari. Tra le opere da tenere d’occhio, consiglia Bertozzi, figura certamente “una grande scultura di Carlo Fontana, artista carrarese che lavorò anche all’Altare della Patria, di Roma (è sua una delle due bighe del Vittoriano). L’opera che abbiamo in mostra rappresenta Farinata degli Uberti, un colosso di quasi due tonnellate di marmo”. Da non perdere sono anche i Cavallini di Arturo Dazzi. “Il primo, in marmo bianco, fu presentato alla Biennale del ‘29”, racconta ancora il curatore: “Poi Dazzi lo replicò in rosso, in grigio, in tutte le pietre colorate delle Alpi Apuane, come un monumento alla tradizione del marmo e della pietra locale”.
Sospesa tra il mare e le nuvole veloci delle Apuane, Carrara è ancora oggi un laboratorio in perpetua attività: “Un luogo dove la scultura continua a essere praticata, che negli ultimi anni attrae molti artisti orientali, coreani, cinesi. Un luogo dove tutti insegnano qualcosa proprio mentre sono lì per imparare qualcos’altro: perché la scultura si impara dove la scultura si fa”.
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