Tra le armi e gli amori
D'Annunzio
17/03/2001
Quadri, libri preziosi, oggetti rari infatti andarono ad arricchire la villa di D'Annunzio a Settignano sui colli fiorentini detta “La Capponcina” (affittata ai marchesi Capponi nel 1898), dove assieme ad Eleonora Duse (conosciuta nel 1894, durante la stesura del Trionfo della morte) la grande stella del teatro italiano, condusse un’esistenza da signore rinascimentale.
Lei, la diva, in suo onore, affittò un’altra piccola villa che Gabriele con somma irriverenza battezzò La Porziuncola, come la cappella di S.Francesco.
Durante la loro relazione D’Annunzio dette alle stampe “Le vergini delle rocce” (1895), “La città morta “(1899), “La Gioconda” (1899) ed incominciò la stesura di tre dei quattro libri delle “Laudi “(Maia, Elettra, Alcyone – 1903). Un’opera poetica unica nel suo genere che esalta il mito del superuomo e del senso panico degli istinti: quello slancio incondizionato e titanico verso un ideale supremo che contiene in sé il mistero della natura e dei suoi silenziosi richiami. Dopo aver dato alle stampe “Il Fuoco” (1900) e aver realizzato la sua tragedia più riuscita “La figlia di Iorio” (1904) che venne recitata da Emma Gramatica, il poeta dovette affrontare anni difficili, caratterizzati dalla rottura con la Duse, dalla fuga nel 1910 a Parigi per debiti e da amori sempre più inquieti e segnati da una stella infelice: Alessandra di Rudini avrà un destino di follia, Giuseppina Mancini prenderà i voti monacali, la contessa russa Natalia de Goloubeff, compagna dei suoi anni francesi, non si riprenderà più dopo il suo abbandono.
Nel suo periodo di esilio parigino D’Annunzio completò il quarto libro delle “Laudi “(Merope nel 1912), scrisse per il teatro “Il Martirio di San Sebastiano” con la collaborazione musicale di Debussy dedicandolo ad Ida Rubinstein ed infine, sulle ali del successo, realizzò “La contemplazione della morte” (1912).
Ritornato in Italia con tutti gli onori partecipò attivamente alla Prima Guerra mondiale, distinguendosi tra l’altro in alcune imprese memorabili come il volo su Vienna dove lanciò migliaia di volantini inneggianti alla futura vittoria italiana e la beffa di Buccari presso Fiume (era a bordo di uno dei tre Mas che la notte del 10 febbraio del 1918 penetrarono le difese austriache e silurarono un mercantile nemico).
Infine nel settembre del 1918, dopo la delusione del trattato di pace di Versailles che frustrava i sogni di grandezza dell’Italia, assieme al suo manipolo di legionari (mille uomini in tutto), D’Annunzio si mosse da Ronchi verso Fiume e la occupò, stabilendo un regime assolutamente rivoluzionario per l’epoca ispirato agli ideali della Bellezza e dell’Armonia (la famosa “Carta del Carnaro”, traduzione in termini statutari delle sue concezioni politiche e sociali). Organizzò un esercito di cui dettò egli stesso le uniformi ed i rituali. Il saluto con il braccio alzato, la cintura con il pugnale, la camicia nera adornata con i teschi, il grido di "Eja, eja, alalà" furono solo alcune delle “trovate” del poeta. Nel dicembre del 1920, sotto la pressione del governo italiano e dello stesso Mussolini che all’inizio aveva simpatizzato con l’azione militare del poeta, D’Annunzio dovette abbandonare l’impresa.
Da quel momento in poi le sorti del poeta non seguirono altro che un lento ed inesorabile declino.
Il regime fascista, che aveva preso il potere nel 1922, fece in modo infatti che D’Annunzio si spengesse nel suo dorato isolamento al Vittoriale, nella villa di Cargnacco presso Gardone Riviera senza che potesse più avere un ruolo attivo nel quadro politico interno. Mori' il 1 marzo 1938 dopo aver scritto “Le faville del maglio” (1924-1928) ed “Il libro segreto” (1935).
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