Maurizio Cattelan: provocazioni grottesche
La Biennale
06/06/2001
Maurizio Cattelan quarant’anni e Vanessa Beecroft trentuno, sono gli artisti italiani dell’ultima generazione che nel panorama artistico internazionale hanno riscosso maggiore successo.
Entrambi residenti negli Stati Uniti, paese evidentemente più recettivo ed aperto rispetto alla sperimentazione contemporanea, operano ambedue, attraverso installazioni o performances, ovvero utilizzando cose o persone estratte dal mondo reale. Un tipo di linguaggio sovversivo rispetto a quello tradizionale, che si può condividere o meno, sotto un aspetto estetico, ma sicuramente non lascia indifferenti.
Nato a Padova nel 1960, Cattelan vive e lavora a New York. Si interessa dapprima al design, fantastico e antifunzionale per poi approdare alla performing art. Le opere di Cattelan appaiono come delle trovate divertenti e geniali, in cui l’arte e la vita interagiscono e l’iperreltà, il grottesco, l’umorismo noir diventano le uniche vie di uscita.
Alla riapertura del Centre Pompidou di uno dei lavori di Maurizio Cattelan è stato esposto al piano terra: un albero d’ulivo piantato in un’enorme zolla quadrata di terra. Un "innesto" davvero particolare se si pensa che un museo è il luogo per eccellenza che raccoglie la memoria, le opere dell’uomo e non la natura viva. Senza dubbio una provocazione. E lo anche la scelta dell’albero l’ulivo, pianta mediterranea.
L’opera di Cattelan innesca un meccanismo mentale di totale spaesamento e distorsione. All’ultima Biennale di Venezia un fachiro viene sepolto in una fossa, solo le mani giunte fuoriescono dalla terra. Cattelan sarà presente alla 49ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, con la "Nona Ora", la grand scultura di Papa Giovanni Paolo II investito e travolto da una meteorite venduta all’asta per due miliardi di lire.
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