Dal 30 settembre al 21 gennaio
La National Gallery celebra Frans Hals, il pittore del sorriso
Frans Hals, The Laughing Cavalier, 1624, Olio su tela, 83 × 67 cm | © Trustees of the Wallace Collection, London
Francesca Grego
23/08/2023
I contemporanei lo osannavano per i suoi ritratti quasi vivi, i cui protagonisti – fatto rarissimo nella storia dell’arte occidentale – spesso e volentieri sorridono o sembrano perfino prorompere in una sonora risata. Édouard Manet e gli Impressionisti si innamorarono invece delle sue straordinarie pennellate, decretandone la riscoperta dopo due secoli di oblio.
Dopo trent’anni dall’ultima grande mostra nel Regno Unito, Frans Hals torna sotto i riflettori alla National Gallery, in un progetto espositivo nato dalla collaborazione del museo londinese con il Rijksmuseum di Amsterdam e la Gemäldegalerie Staatliche Museen di Berlino, e forte del supporto speciale del Frans Hals Museum di Haarlem.
Dal prossimo 30 settembre fino al 21 gennaio 2024 circa 50 capolavori del maestro olandese provenienti da grandi musei europei e americani saranno riuniti a Trafalgar Square, a partire dal famoso Cavaliere che ride, eccezionale prestito della Wallace Collection e icona della pittura di Hals. In primo piano, il ruolo dell’artista seicentesco nel trasformare il ritratto da genere puramente celebrativo a forma d’arte espressiva e fantasiosa, ma anche la sua tecnica pittorica rapida e gestuale, che gli valse la reputazione di virtuoso: all’epoca la sua maestria nell’uso del pennello era eguagliato solo da Rembrandt nei Paesi Bassi e da Velàsquez in Spagna.
“È molto emozionante poter presentare la prima grande mostra monografica dedicata a Frans Hals dopo oltre trent’anni”, ha dichiarato il curatore Bart Cornelis: “Nessun museo ha tentato in questo periodo di presentare una rassegna della sua opera, il che significa che nessuno sotto i quarant’anni ha potuto conoscere, attraverso una panoramica esaustiva, il genio di uno dei più grandi ritrattisti di sempre in Europa”.
In mostra seguiremo l’evoluzione dei ritratti di Hals nel tempo e ne apprezzeremo ogni sfumatura: vedremo ritratti singoli, ma anche matrimoniali, di gruppo o di famiglia, senza dimenticare i dipinti di dimensioni molto piccole – veri e propri esercizi di abilità - e le vivide scene tratte dal quotidiano nella strada o in osteria, realizzate rigorosamente senza commissione, in cui il maestro spinge al massimo la sperimentazione tecnica portando sulla tela individui di ogni ceto sociale. Una sezione sarà infine dedicata all’ultimo periodo di vita dell’artista, il più ardito e libero da condizionamenti.
“Hals era un contemporaneo brillante, audace e inventivo di Rembrandt, i cui vivaci ritratti e le cui pennellate da virtuoso hanno affascinato generazioni di artisti, in particolare Édouard Manet”, spiega il direttore della National Gallery Gabriele Finaldi. Se per gli ideatori della mostra Hals ha il merito di aver fatto del ritratto un’arte, a noi piace soprattutto per la sua attitudine al riso e al sorriso, una sfida raccolta nel corso della storia da pochissimi pittori.
Dopo trent’anni dall’ultima grande mostra nel Regno Unito, Frans Hals torna sotto i riflettori alla National Gallery, in un progetto espositivo nato dalla collaborazione del museo londinese con il Rijksmuseum di Amsterdam e la Gemäldegalerie Staatliche Museen di Berlino, e forte del supporto speciale del Frans Hals Museum di Haarlem.
Dal prossimo 30 settembre fino al 21 gennaio 2024 circa 50 capolavori del maestro olandese provenienti da grandi musei europei e americani saranno riuniti a Trafalgar Square, a partire dal famoso Cavaliere che ride, eccezionale prestito della Wallace Collection e icona della pittura di Hals. In primo piano, il ruolo dell’artista seicentesco nel trasformare il ritratto da genere puramente celebrativo a forma d’arte espressiva e fantasiosa, ma anche la sua tecnica pittorica rapida e gestuale, che gli valse la reputazione di virtuoso: all’epoca la sua maestria nell’uso del pennello era eguagliato solo da Rembrandt nei Paesi Bassi e da Velàsquez in Spagna.
“È molto emozionante poter presentare la prima grande mostra monografica dedicata a Frans Hals dopo oltre trent’anni”, ha dichiarato il curatore Bart Cornelis: “Nessun museo ha tentato in questo periodo di presentare una rassegna della sua opera, il che significa che nessuno sotto i quarant’anni ha potuto conoscere, attraverso una panoramica esaustiva, il genio di uno dei più grandi ritrattisti di sempre in Europa”.
In mostra seguiremo l’evoluzione dei ritratti di Hals nel tempo e ne apprezzeremo ogni sfumatura: vedremo ritratti singoli, ma anche matrimoniali, di gruppo o di famiglia, senza dimenticare i dipinti di dimensioni molto piccole – veri e propri esercizi di abilità - e le vivide scene tratte dal quotidiano nella strada o in osteria, realizzate rigorosamente senza commissione, in cui il maestro spinge al massimo la sperimentazione tecnica portando sulla tela individui di ogni ceto sociale. Una sezione sarà infine dedicata all’ultimo periodo di vita dell’artista, il più ardito e libero da condizionamenti.
“Hals era un contemporaneo brillante, audace e inventivo di Rembrandt, i cui vivaci ritratti e le cui pennellate da virtuoso hanno affascinato generazioni di artisti, in particolare Édouard Manet”, spiega il direttore della National Gallery Gabriele Finaldi. Se per gli ideatori della mostra Hals ha il merito di aver fatto del ritratto un’arte, a noi piace soprattutto per la sua attitudine al riso e al sorriso, una sfida raccolta nel corso della storia da pochissimi pittori.
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