L’ultima impresa di Perino
Perin del Vaga
08/04/2001
Nel 1542 papa Paolo III Farnese volle che Castel Sant’Angelo, principale fortezza militare interna alle mura di Roma e carcere della città, fosse oggetto di importanti trasformazioni. Affidò la direzione dei lavori a Raffaello Sinibaldi da Montelupo, uno dei migliori discepoli di Raffaello, e invitò a collaborare al progetto di ristrutturazione Antonio da Sangallo il Giovane, dal 1520 architetto capo della fabbrica di San Pietro.
Dai tempi di Alessandro VI, alla fine del Quattrocento, l’appartamento papale dell’attico era rimasto invariato. Clemente VII, il predecessore di Paolo III (che pure era stato un munifico committente), si era accontentato di vivere in pochi ambienti prossimi agli alloggi degli artiglieri e aveva considerato il luogo solo in rapporto alla funzione militare. La famosa Sala di Giustizia, sovrastante l’antica cella funebre dell’imperatore Adriano, si presentava spoglia e quasi priva di decorazione.
L’architetto capo decise la sopraelevazione di un piano. A Perin del Vaga venne affidata la decorazione delle stanze rivolte verso la città, a Luzio Luzi da Todi, un mediocre pittore, quella delle stanze affacciate verso l’attuale quartiere di Prati.
Si accedeva alla Sala Paolina, quella nella quale sostavano i dignitari e le personalità che desideravano essere ricevute dal pontefice, attraverso la loggia esterna. Perino la realizzò, nelle forme che si presentano oggi al moderno visitatore, tra il 1545 e il 1547, anno della morte. Tra finte colonne ioniche egli dipinse episodi della vita di Alessandro Magno e della storia romana, alternate a figure allegoriche della Giustizia, Costanza, Forza e Prudenza. Nel livello inferiore, su uno zoccolo, inserì un fregio ornato con cariatidi e quadri di soggetto mitologico. Al centro della parete rivolta a Nord realizzò la maestosa figura dell’arcangelo Michele, il patrono del Castello, e di fronte ad essa, sulla parete orientata a Sud, quella dell’imperatore Adriano, terminata dopo il 1547 da Daniele Da Volterra. Si occupò infine di dividere il soffitto in sei rettangoli, con ricche cornici a stucco di bianco e oro che inquadrano pregevoli affreschi. Al centro inserì lo stemma di Paolo III. Perino portò alle conseguenze estreme le sue ricerche spaziali. All’interno di un’intelaiatura stretta, che costringe la narrazione a frammentarsi, le figure si assiepano schiacciate nelle nicchie e nei riquadri. Nessuno sfondamento prospettico, nessuno scorcio di paesaggio permette loro di sfuggire. L’ariosità non è certo la caratteristica principale dell’insieme che anzi colpisce per la sovrabbondanza di simboli e significati. L’artista ruppe così, consapevolmente, con le leggi dell’armonia e della proporzione, i canoni classici per eccellenza.
Simultaneamente alla decorazione della Sala Paolina procedette quella della Sala di Perseo, detta così dalle storie dipinte nel fregio. Scontata l’identificazione del papa con l’eroe della mitologia che combatte contro le tenebre, identificate indubitabilmente con l’eresia luterana. Tra un riquadro e l’altro Perino dipinse coppie di fanciulle nude sedute vicino a liocorni, l’emblema araldico del governatore del castello Tiberio Crispi. I grandi riquadri, che comprendono più episodi, sono inframmezzati da un apparato decorativo talmente dilatato da prevalere quasi sulla narrazione: festoni di frutta, putti, ghirlande floreali. Sul soffitto, a riquadri dorati con fondo dipinto a finissime grottesche, fece realizzare alla bottega una scultura in legno dell’arcangelo Michele.
L’ultima stanza affrescata dall’artista, la sala di Psiche, venne adibita a camera da letto. Anche qui un fregio che racconta il mito antico corre sotto un sontuoso soffitto decorato con gigli, nel centro del quale domina lo stemma papale.
L’impresa decorativa del Castello fu per Perino totalizzante. Essa rimane oggi una fondamentale testimonianza di un periodo storico che tese a caricare di simboli e immagini superfici murarie interne ed esterne. Gli iconologi moderni trovano in imprese pittoriche come questa inesauribile materiale di studio. I viaggiatori e i turisti in visita all’appartamento sono attraversati da un sentimento misto di angoscia e ammirazione. Provare per credere.
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