Kengo Kuma
Opera di Kengo Kuma
19/02/2007
Prima monografica itinerante allestita in Italia sull’opera del maestro giapponese Kengo Kuma, la rassegna è curata da Luigi Alini, architetto e ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Siracusa e l'autore della monografia Kengo Kuma. Opere e progetti, pubblicata da Mondadori Electa nella collana ‘Documenti di Architettura’.
La mostra privilegia come ambito di indagine le relazioni tra ideazione e costruzione, materia e forma, aspetti che nell’opera di Kuma sono intimamente connessi.
Il lavoro di Kuma è indagato attraverso sei esempi di intervento compiuti tra 2000 e 2002 in Giappone e Cina: il Museum of Hiroshige Ando, Batou, Nasu-gun, Tochigi; il Takayanagi Community Center, Takayanagi, Kariwa-gun, Niigata; il Nasu History Museum, Nasu, Tochigi; il Great Bamboo Wall, Pechino; la Plastic House, Meguro, Tokyo; l’ Adobe Museum for Wooden Buddha, Toyoura, Yamaguchi.
Il materiale presentato punta illustrare, di queste opere, i vari momenti di maturazione (genesi, gestazione e nascita) fino a far emergere quello che è dietro l’architettura e che la rende possibile, il "non visto", la fatica quotidiana del fare, il ‘lavoro paziente’ che Kuma compie sulla materia per farla divenire costruzione, materia formata.
L’allestimento della mostra, progettato dallo stesso Kuma, è costituito da sei box, che fungono sia da strutture espositive sia da ‘contenitori’ per il trasferimento della mostra nelle altre sedi. I box, tutti diversi tra loro, sono realizzati con gli stessi materiali impiegati nella costruzione delle opere esposte. Questa scelta è tesa a rendere ancor più evidente, anche dal punto di vista tattile, il ‘principio generativo’ delle opere. Le architetture sono presentate in relazione ad alcuni ‘temi radice’, che costituiscono delle "invarianti" nell’opera di Kengo Kuma: natura/artificio; luce/ombra, semplice/com-plesso, opaco/trasparente, provvisorio/permanente, massivo/leggero, superficie/profondità, univoco/mol-teplice, trama/ordito, continuo/discontinuo, ripetizione/variazione, alto/basso.
I box sono composti di parti fisse e parti mobili: aprendo cassetti, facendo scorrere e ribaltando piani è possibile ‘svelare’ ciò che essi contengono: grafici di progetto, plastici di studio, schizzi, foto delle fasi costruttive.
Kengo Kuma persegue una realtà multiforme, molteplice, sfuggente, dalle mille sfumature. La mostra è costruita in modo da sollecitare il fruitore a ‘scoprire’ una realtà più vasta, ad andare oltre quello che appare in superficie, ad agire sui significati che entrano nella ‘costruzione delle forme’.
La mostra è completata dalla presenza di un prototipo in scala 1:1 del Padiglione Oribe, recente opera del maestro Kuma realizzata interamente in policarbonato alveolare. La costruzione del Padiglione, significativo esempio di “architettura effimera”, è il risultato di una sperimentazione condotta in ambito didattico dal curatore della mostra Luigi Alini insieme al prof. Massimo Perriccioli dell’Università di Camerino. L’idea di ricostruire il Padiglione, come ha dichiarato il prof. Alini, nasce con l’obiettivo di verificare la possibilità di trasferire nella didattica le possibili connessioni tra ricerca, formazione e professione: «per la costruzione di quest’opera un sostegno importante è stato fornito dal mondo delle produzione industriale ed in particolare da Bayer Sheet Europe, Targetti Sankey, Sediver spa. Le aziende oltre a fornire il necessario supporto tecnico hanno messo a disposizione il loro know-how per lo sviluppo di specifiche soluzioni costruttive frutto della interazione e della integrazione delle diverse necessità in gioco, cosa che ci ha permesso di sviluppare e mettere a punto insieme a Kuma soluzioni che costituiscono delle ‘forme adattive’ rispetto a quelle utilizzate nel progetto originario. In questo senso ne sono una testimonianza evidente sia la soluzione della pedana sia quella del sistema di illuminazione, per così dire, dinamico: una sorta di ‘respiro’ che ha finito con l’animare quest’opera di vita propria. Un’opera la cui immagine ha una potenza dirompente, una forza che trascende il suo significato specifico e che parafrasando Warburg potremmo definire come una immagine che ha memoria del futuro».
Kengo Kuma. Selected Work 1994-2004
Como, Salone San Francesco
6 - 27 marzo 2007
Orario: 11-20 – chiuso lunedì
Informazioni mostra:
- Prof. Luigi Alini, Facoltà di Architettura di Siracusa, Via delle Maestranze, 99 – 96100 Siracusa
tel. 0931.469603 fax 0931.469632 lalini@unict.it
- Ordine Architetti Como - Via Volta 54 – Como tel. 031.269800 fax 031.262344
info@ordinarchitetticomo.it
La mostra privilegia come ambito di indagine le relazioni tra ideazione e costruzione, materia e forma, aspetti che nell’opera di Kuma sono intimamente connessi.
Il lavoro di Kuma è indagato attraverso sei esempi di intervento compiuti tra 2000 e 2002 in Giappone e Cina: il Museum of Hiroshige Ando, Batou, Nasu-gun, Tochigi; il Takayanagi Community Center, Takayanagi, Kariwa-gun, Niigata; il Nasu History Museum, Nasu, Tochigi; il Great Bamboo Wall, Pechino; la Plastic House, Meguro, Tokyo; l’ Adobe Museum for Wooden Buddha, Toyoura, Yamaguchi.
Il materiale presentato punta illustrare, di queste opere, i vari momenti di maturazione (genesi, gestazione e nascita) fino a far emergere quello che è dietro l’architettura e che la rende possibile, il "non visto", la fatica quotidiana del fare, il ‘lavoro paziente’ che Kuma compie sulla materia per farla divenire costruzione, materia formata.
L’allestimento della mostra, progettato dallo stesso Kuma, è costituito da sei box, che fungono sia da strutture espositive sia da ‘contenitori’ per il trasferimento della mostra nelle altre sedi. I box, tutti diversi tra loro, sono realizzati con gli stessi materiali impiegati nella costruzione delle opere esposte. Questa scelta è tesa a rendere ancor più evidente, anche dal punto di vista tattile, il ‘principio generativo’ delle opere. Le architetture sono presentate in relazione ad alcuni ‘temi radice’, che costituiscono delle "invarianti" nell’opera di Kengo Kuma: natura/artificio; luce/ombra, semplice/com-plesso, opaco/trasparente, provvisorio/permanente, massivo/leggero, superficie/profondità, univoco/mol-teplice, trama/ordito, continuo/discontinuo, ripetizione/variazione, alto/basso.
I box sono composti di parti fisse e parti mobili: aprendo cassetti, facendo scorrere e ribaltando piani è possibile ‘svelare’ ciò che essi contengono: grafici di progetto, plastici di studio, schizzi, foto delle fasi costruttive.
Kengo Kuma persegue una realtà multiforme, molteplice, sfuggente, dalle mille sfumature. La mostra è costruita in modo da sollecitare il fruitore a ‘scoprire’ una realtà più vasta, ad andare oltre quello che appare in superficie, ad agire sui significati che entrano nella ‘costruzione delle forme’.
La mostra è completata dalla presenza di un prototipo in scala 1:1 del Padiglione Oribe, recente opera del maestro Kuma realizzata interamente in policarbonato alveolare. La costruzione del Padiglione, significativo esempio di “architettura effimera”, è il risultato di una sperimentazione condotta in ambito didattico dal curatore della mostra Luigi Alini insieme al prof. Massimo Perriccioli dell’Università di Camerino. L’idea di ricostruire il Padiglione, come ha dichiarato il prof. Alini, nasce con l’obiettivo di verificare la possibilità di trasferire nella didattica le possibili connessioni tra ricerca, formazione e professione: «per la costruzione di quest’opera un sostegno importante è stato fornito dal mondo delle produzione industriale ed in particolare da Bayer Sheet Europe, Targetti Sankey, Sediver spa. Le aziende oltre a fornire il necessario supporto tecnico hanno messo a disposizione il loro know-how per lo sviluppo di specifiche soluzioni costruttive frutto della interazione e della integrazione delle diverse necessità in gioco, cosa che ci ha permesso di sviluppare e mettere a punto insieme a Kuma soluzioni che costituiscono delle ‘forme adattive’ rispetto a quelle utilizzate nel progetto originario. In questo senso ne sono una testimonianza evidente sia la soluzione della pedana sia quella del sistema di illuminazione, per così dire, dinamico: una sorta di ‘respiro’ che ha finito con l’animare quest’opera di vita propria. Un’opera la cui immagine ha una potenza dirompente, una forza che trascende il suo significato specifico e che parafrasando Warburg potremmo definire come una immagine che ha memoria del futuro».
Kengo Kuma. Selected Work 1994-2004
Como, Salone San Francesco
6 - 27 marzo 2007
Orario: 11-20 – chiuso lunedì
Informazioni mostra:
- Prof. Luigi Alini, Facoltà di Architettura di Siracusa, Via delle Maestranze, 99 – 96100 Siracusa
tel. 0931.469603 fax 0931.469632 lalini@unict.it
- Ordine Architetti Como - Via Volta 54 – Como tel. 031.269800 fax 031.262344
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