Il jazz del Sol Levante

Hiromi Uehara
 

04/05/2009

Giovane protagonista della nuova scena jazz americana, Hiromi Uehara oltre ad essere una talentuosa interprete è anche aperta alle sperimentazioni ed alle ibridazioni. Dopo aver frequentato sin da giovanissima le più importanti scuole di musica del Giappone, nel 1999 si iscrive al prestigioso Berklee College of Music di Boston, dove si è diplomata col massimo dei voti nel 2003 e dove ha conosciuto il celebre pianista Ahmal Jamal, che col tempo è diventato suo mentore. La pianista giapponese ha quindi iniziato ad emozionare le platee di tutto il mondo.

Il 17 aprile scorso si è esibita al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, all’interno della rassegna invernale di Veneto Jazz; mentre il prossimo 13 e 14 maggio sarà al Blue Note di Milano (via Borsieri, 37). La Uehara torna al Blue Note dopo un concerto tenutosi nel 2007.

La giovane pianista non è solo molto dotata sul piano squisitamente tecnico ed in possesso di una notevole rapidità di esecuzione e ricca di sensibilità; Hiromi si sta imponendo sulla scena musicale anche per l'originalità delle sue idee e per il nuovo concetto di musica che sta creando.

La sua marca personale è,  secondo la critica, l’assoluta originalità del suo stile pianistico e la sua capacità di fondere jazz e free jazz tradizionale con elettronica e sonorità orientali. Jeff Winbush, tra i principali critici musicali statunitensi in ambito di jazz, sostiene che: “fa parte di quel ristretto novero di musicisti che non assomiglia a nessun altro”, che “la sua musica è catalogata come jazzistica, ma in realtà è lontana da limitazioni di genere” e che “il suo stile pianistico passa da Beethoven ad Ahmad Jamal a Frank Zappa”.

Hiromi intervistata sulle sue fonti d’ispirazione dice “Io amo Bach, Oscar Peterson,  Franz List e  Ahmad Jamal, ma amo anche gli Sly and Family Stone, i Dream Theater e i King Crimson”. Ed infatti la sue composizioni fanno storcere il naso ai puristi del jazz che vedono le sue incursioni elettroniche come una vera e propria eresia. Ma a questi reazionari della musica, la pianista giapponese risponde: “la musica riguarda qualsiasi cosa che ti faccia sentire bene, ma anche qualsiasi cosa non ti faccia sentire bene, ed è questo quello che mi piace. Avevo veramente bisogno di un suono da tastiere in alcuni toni particolari ed è stato estremamente naturale per me ricorrere a quello strumento. E’ stato un suono naturale che ho composto ed usato”.

Ed è proprio una tale naturalezza ed una tale confidenza nel fondere insieme elementi eterogenei che si trasmette attraverso la musica di Hiromi Uehara. L’ultimo lavoro è chiaro esempio del suo eclettismo, infatti Beyond Standard, questo il nome dell’album, è una rielaborazione in chiave jazz di alcuni dei più noti successi della tradizione musicale americana. Forse in ciò la Uehara è emblema dell’attitudine nipponica sempre pronta a rielaborare la tradizione in chiave ultramoderna. Il consiglio è, se ne avete la possibilità, di assistere ad una sua coinvolgente esibizione.

www.hiromimusic.com