Hair: l’alba dell’Era dell’Acquario

Scena del musical "Hair"
 

07/10/2004

“Harmony and understanding, sympathy and trust abounding. No more falsehoods or derisions, golden living dreams of visions, mystic crystal revelations. And the mind’s true liberation. Armonia e comprensione, solidarietà e fiducia in abbondanza; non più falsità e derisioni, ma vita dorata, visioni da sogno, rivelazioni mistiche dei cristalli. E la mente finalmente liberata”. Il 2 febbraio 1962 la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno si trovavano perfettamente allineati nella costellazione dell’Acquario. Molte persone credevano fosse l’inizio di una nuova Era fondata sulla fratellanza quella dell’Acquario appunto. E proprio in quegli anni si svolge il musical Hair, creato per Broadway, alla fine degli anni Sessanta dagli attori James Rado e Gerome Ragni. Berger, Claude, Woof, Hud, Sheila, Jeanie, Crissy, protagonisti della storia, credono realmente che sorgerà una nuova Era di pace e amore e convivono fraternamente in una tribù molto unita. Claude riceve la cartolina per il servizio militare ed è quindi costretto a partire per il Vietnam come molti dei suoi coscritti. Sotto l’influenza della droga, tutti i componenti del gruppo lanciano le proprie cartoline nel fuoco. Solo Claude esita a compiere il simbolico gesto, per paura di eludere la legge e i valori del suo paese e della generazione dei genitori. Costretto a partire per la guerra il giovane lascerà i suoi amici con un addio pieno di amore e di speranza e con la certezza che la vittoria finale sarà la pace. Lo spettacolo del Teatro Olimpico, totalmente in lingua inglese, mantiene tutta la sua freschezza originaria, articolandosi in due momenti principali. La prima parte sfida l’ideologia comune, facendo riflettere su tematiche purtroppo ancora attualissime come la morale, la sessualità, il razzismo, l’uso di droghe, la pace e l’amore, trasportando sul palco la favolosa energia che si respirava per le strade di quel periodo, quella degli hippies dell’East Village di New York. Nella seconda parte invece vengono rappresentate scene di vita reale, ovvero la guerra, il servizio militare, la brutalità e la disumanizzazione della società grazie alle sofisticate istallazioni video che proiettano delle immagini tratte dal mondo della cultura, della politica e della società degli ultimi 35 anni, riassumendo così l’attualità di questo scorcio di secolo. La felice scelta di una scenografia minimalista, gli affascinanti giochi di luce e l’orchestra rigorosamente dal vivo, non fanno altro che mettere in risalto l’eccezionalità dei protagonisti e la bravura del corpo di ballo, concentrando l’attenzione dello spettatore sul canto e sui movimenti nello spazio. Splendide le coreografie di Melissa Williams e Carla Kama che hanno dovuto raccogliere la non facile eredità di Twyla Tharp, autrice delle coreografie del 1979, della più nota versione cinematografica diretta da Milos Forman. Uno spettacolo irripetibile, dunque, che affonda le sue radici nello spiritual gospel e attraversa la storia della musica Black dal jazz al soul fino al funk. Hair rimarrà a Roma fino al 10 ottobre per poi girare nei più prestigiosi circuiti teatrali italiani.

COMMENTI