Dal 24 aprile al 24 novembre a Venezia
Due qui / To Hear. Con il Padiglione Italia alla Biennale l'arte si mette in ascolto
Padiglione centrale, La Biennale, Venezia
Samantha De Martin
27/02/2024
Un invito ad ascoltarsi per ritrovare se stessi e accogliere gli altri, attraverso un alternarsi di vuoti e pieni, soste e movimenti, verso incontri inaspettati con opere e installazioni dove è il suono a farla da padrone.
Due qui / To Hear è il titolo del progetto del Padiglione Italia alla sessantesima Biennale d’Arte, un itinerario che invita il pubblico ad attraversare fisicamente, in un gioco visivo e tattile, tutti gli spazi del Padiglione, incluso il giardino di pertinenza. Promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e a cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto trova il suo fulcro nella grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, in un percorso che intreccia radici culturali antiche, comuni a più popoli nonostante le distanze geografiche.
“La creazione dell’artista Massimo Bartolini per il Padiglione Italia curato da Luca Cerizza - ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano - forte anche dei contributi di diverse espressioni creative provenienti da molteplici discipline artistiche, costituirà un momento importante nel contesto della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Fondazione La Biennale di Venezia, mettendo in dialogo forme espressive proprie della nostra identità nazionale con manifestazioni e simboli che sono propri alle tradizioni di numerose culture, nella ricerca di una radice comune da cui tutto si genera”.
Luca Cerizza e Massimo Bartolini © Matteo de Mayda
Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con “Stranieri Ovunque”, il tema della Biennale 2024, a cura di Adriano Pedrosa. Il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In questo senso “ascoltare se stessi” diventa cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.
Il titolo gioca sull’assonanza tra “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire) suggerendo la natura relazionale del suono.
“Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro: un essere umano, una forma naturale, una macchina - spiega il curatore Luca Cerizza -. Se poi consideriamo che, per Massimo Bartolini, l’arte è un percorso di conoscenza, prestare ascolto diventa uno strumento per aspirare a essere forse migliori”.
In questo itinerario potenzialmente circolare gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso, dall’immobilità solo apparente, introducono idealmente il progetto. Il Bodhisattva, che nell’iconografia buddista una volta raggiunta l’illuminazione vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri umani, incarna in realtà forme di relazione profonde con il mondo.
Massimo Bartolini, Bodhisattva che pensa, matita su carta
“Il Bodhisattva - spiega Bartolini - è una figura che mi ha sempre affascinato, perché è un individuo che non agisce, ma riflette. Il suo invito a non fare niente mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. L’installazione non produce architettura, ma suono: è una struttura che non occupa spazio, ma lascia passare tutti e passa attraverso tutti, generando comunità temporanee unite proprio dall’ascolto di una stessa fonte”.
Intorno si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto che trova il suo centro in una grande installazione sonora che il pubblico può attraversare. La dimensione sinestetica che connota l’arte di Bartolini svela la profonda passione per la musica, il teatro e la performance, oltre alla capacità di sviluppare un rapporto unico con gli spazi e con la loro architettura.
In un lungo processo di dialogo attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista intrecciano una rete di relazioni e collaborazioni, alla base di un progetto collettivo che include artisti di diverse discipline e provenienze. Se le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars contribuiranno alle opere sonore di Bartolini, la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa scriveranno nuovi testi che saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del public program.
Il Frutto, 1990. Video VHS, 3’. Danza: Lucia Biondo, contrabbasso: Luigi Mosso
Leggi anche:
• Stranieri ovunque. Presentata la sessantesima mostra internazionale d'arte a Venezia
Due qui / To Hear è il titolo del progetto del Padiglione Italia alla sessantesima Biennale d’Arte, un itinerario che invita il pubblico ad attraversare fisicamente, in un gioco visivo e tattile, tutti gli spazi del Padiglione, incluso il giardino di pertinenza. Promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e a cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto trova il suo fulcro nella grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, in un percorso che intreccia radici culturali antiche, comuni a più popoli nonostante le distanze geografiche.
“La creazione dell’artista Massimo Bartolini per il Padiglione Italia curato da Luca Cerizza - ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano - forte anche dei contributi di diverse espressioni creative provenienti da molteplici discipline artistiche, costituirà un momento importante nel contesto della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Fondazione La Biennale di Venezia, mettendo in dialogo forme espressive proprie della nostra identità nazionale con manifestazioni e simboli che sono propri alle tradizioni di numerose culture, nella ricerca di una radice comune da cui tutto si genera”.
Luca Cerizza e Massimo Bartolini © Matteo de Mayda
Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con “Stranieri Ovunque”, il tema della Biennale 2024, a cura di Adriano Pedrosa. Il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In questo senso “ascoltare se stessi” diventa cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.
Il titolo gioca sull’assonanza tra “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire) suggerendo la natura relazionale del suono.
“Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro: un essere umano, una forma naturale, una macchina - spiega il curatore Luca Cerizza -. Se poi consideriamo che, per Massimo Bartolini, l’arte è un percorso di conoscenza, prestare ascolto diventa uno strumento per aspirare a essere forse migliori”.
In questo itinerario potenzialmente circolare gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso, dall’immobilità solo apparente, introducono idealmente il progetto. Il Bodhisattva, che nell’iconografia buddista una volta raggiunta l’illuminazione vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri umani, incarna in realtà forme di relazione profonde con il mondo.
Massimo Bartolini, Bodhisattva che pensa, matita su carta
“Il Bodhisattva - spiega Bartolini - è una figura che mi ha sempre affascinato, perché è un individuo che non agisce, ma riflette. Il suo invito a non fare niente mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. L’installazione non produce architettura, ma suono: è una struttura che non occupa spazio, ma lascia passare tutti e passa attraverso tutti, generando comunità temporanee unite proprio dall’ascolto di una stessa fonte”.
Intorno si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto che trova il suo centro in una grande installazione sonora che il pubblico può attraversare. La dimensione sinestetica che connota l’arte di Bartolini svela la profonda passione per la musica, il teatro e la performance, oltre alla capacità di sviluppare un rapporto unico con gli spazi e con la loro architettura.
In un lungo processo di dialogo attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista intrecciano una rete di relazioni e collaborazioni, alla base di un progetto collettivo che include artisti di diverse discipline e provenienze. Se le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars contribuiranno alle opere sonore di Bartolini, la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa scriveranno nuovi testi che saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del public program.
Il Frutto, 1990. Video VHS, 3’. Danza: Lucia Biondo, contrabbasso: Luigi Mosso
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