Parla il direttore Stefano Karadjov

Dopo il lockdown, da Brescia il nuovo modello di museo aperto

Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia | Courtesy Brescia Musei
 

Francesca Grego

28/05/2020

Grinta, inventiva e tanta voglia di guardare avanti. Ripartono così i Musei di Brescia, riaperti da una settimana con vecchi e nuovi progetti sul tappeto. Ingressi contingentati per gruppi di 15 persone, prenotazioni online e tour accompagnati sono gli strumenti studiati per garantire una fruizione sicura al pubblico del Museo di Santa Giulia e della Pinacoteca Tosio Martinengo. Insieme alle formule di visita cambiano anche gli obiettivi, ma senza eccessive giravolte. Se, qui come altrove, il calo del turismo sarà un fatto ineludibile, le risposte agli interrogativi della fase 2 i Musei di Brescia sembrano averle già trovate nel proprio DNA.

“Non rientro affatto tra quelli che dicono che l’emergenza è stata un’occasione”, spiega ad ARTE.it il Direttore Stefano Karadjov, “ma voglio vedere il bicchiere mezzo pieno: il nuovo percorso di visita è assolutamente simile alle visite esclusive di un tempo. L’itinerario è stato attentamente curato dai conservatori del Museo di Santa Giulia e della Pinacoteca Tosio Martinengo. Permette di vedere i nostri principali capolavori in una formula analoga all’accesso a un teatro: dura 75 minuti, è programmato e si svolge in totale sicurezza. Non è una visita guidata, ma accompagnata da personale di supporto che in ogni sala è pronto a fornire informazioni sulle opere esposte. Con una metafora calcistica, possiamo dire che è stato necessario passare dalla marcatura a zona a quella a uomo. In questa prima fase, inoltre, abbiamo deciso di modificare gli orari di apertura: in mancanza di utenti turistici restiamo chiusi nelle mattinate dei giorni feriali e ci concentriamo sul secondo pomeriggio di giovedì e venerdì con aperture fino alle 22, mentre nel weekend siamo aperti per tutto il giorno fino alle 21.30. Questo perché, a mio parere, nel prossimo futuro i musei come il nostro torneranno a essere i luoghi della comunità cittadina, realizzando quella che è una vocazione di tutti i musei civici”.


Stefano Karadjov, Direttore di Fondazione Brescia Musei | Courtesy Brescia Musei

Sono in molti a vedere nel recupero del rapporto con il pubblico locale la strada da percorrere in questo periodo. Sembra che a Brescia vi siate già portati avanti…
“È vero, da tempo abbiamo una fortissima attività di public engagement che, per esempio, comprende anche la didattica. Dei nostri 230 mila utenti annui, 73 mila vivono con noi un’esperienza mediata dalle persone, che sia una visita guidata, un laboratorio, un evento… Sono in gran parte cittadini che in questo modo tornano più frequentemente ai musei. Cerchiamo di rispondere a quello che è il grande dilemma dei musei civici, anche di quelli che - come nel nostro caso - hanno in collezione capolavori assoluti: si ha la presunzione di conoscerli perché magari ci si è stati una volta in gita scolastica. Quindi spesso si vanno a visitare musei di seconda, terza o quarta fascia in altre città o all’estero, e ci si dimentica dei gioielli che ci aspettano dietro casa”.

Quali sono le prossime iniziative dei Musei di Brescia in questa direzione?
“Stiamo per ripartire con i summer camp, nel rispetto delle regole ma in grande stile. Dopo due mesi e mezzo di assenza della scuola i ragazzi e la città ne hanno davvero bisogno. A Santa Giulia e nella Fortezza del Colle Cisneo, che è il nostro castello, ricostruiremo i summer camp in modo che i ragazzi siano invogliati a portare i genitori al museo e a completare il lavoro insieme, in famiglia. Attualmente l’idea è di partire dal 15 giugno ma confido che si possa anticipare”.

Con quali strumenti vi preparate ad attrarre i visitatori dopo il lockdown?
“Abbiamo messo in piedi una campagna promozionale per far sapere che i musei sono luoghi sicuri e accendere nel pubblico il desiderio di ricominciare un’avventura insieme a noi: una campagna visuale multisoggetto destinata soprattutto alla città. Nel frattempo ci stiamo dando da fare sul piano della comunicazione a livello nazionale. E poi naturalmente puntiamo sugli eventi e sulle attività che realizzeremo all’interno dei musei”.


Il progetto IN-vece è dedicato alla Pala del Redentore di Raffaello della Pinacoteca Tosio Martinengo | Courtesy Brescia Musei

Di che si tratta?
"Durante il lockdown abbiamo attivato due nuovi progetti. Il primo si chiama IN-vece: è un’esperienza dedicata alla Pala del Redentore di Raffaello della Pinacoteca Tosio Martinengo, che fino al 30 agosto sarà in prestito alle Scuderie del Quirinale per la grande mostra sull'artista. Abbiamo realizzato una sorta di camerino digitale dove, attraverso un touchscreen, esploreremo le circa 70 incisioni da opere di Raffaello presenti nelle Collezioni Civiche bresciane. Grazie a una 3D animation sarà possibile entrarci dentro e guardarle secondo prospettive inusuali ma molto interessanti. Queste incisioni saranno anche il patrimonio di partenza della mostra dedicata al mito e alla fortuna di Raffaello che inaugureremo il 2 ottobre al Museo di Santa Giulia.

In più abbiamo iniziato il grande restauro della Pala di San Girolamo del Romanino, finanziato dal bando Restituzioni di Banca Intesa. Vista la difficoltà a spostare l’opera, abbiamo optato per un restauro in situ accessibile al pubblico della Pinacoteca Tosio Martinengo. Abbiamo realizzato una protezione e una pedana per trasformare l’intervento in un piccolo teatrino, in cui le restauratrici all’opera spiegheranno ai visitatori tecniche e segreti del restauro.
In autunno, infine, cominceremo a riprogrammare le attività saltate tra marzo e aprile: dal 17 settembre la mostra Juan Navarro Baldeweg. Architettura, scultura, pittura, poi la mostra su Raffaello e un videomapping architetturale dedicato ancora al Maestro urbinate e ideato per festeggiare il terzo compleanno della nostra Pinacoteca”.


Rendering dell'allestimento della mostra Juan Navarro Baldeweg. Architettura, scultura, pittura con la Vittoria Alata | Courtesy Brescia Musei

Il 2020 dei Musei di Brescia è nato sotto il segno della Vittoria Alata. Quando è previsto il ritorno di quest’opera che è un’icona della città?
“La quarantena ha rallentato il completamento del restauro e la preparazione della struttura su cui poggerà la statua, così come i lavori nel cantiere del Capitolium con la cella dove la scultura sarà collocata. Il ritorno è previsto per il prossimo novembre. Sarà un momento fortemente simbolico, una vera Vittoria: il segno della rinascita di una città così duramente colpita. Le esposizioni programmate intorno a questo evento saranno tutte recuperate: Imperium Romanum di Alfred Seiland abbiamo preferito spostarla a marzo 2021 perché è una mostra forte, la prima di questo fotografo in Italia, e merita di avere il massimo dell’attenzione. Grazie all’importante investimento che abbiamo fatto con l’editore Skira, vedremo 40 siti archeologici romani fotografati dall’autore in 10 anni: dalla Siria alla Scozia, fino a Brescia. Vittoria. Il lungo viaggio di un mito slitta invece al settembre 2021 a causa dei numerosi prestiti che comporta.

Ultimamente si parla della valorizzazione delle collezioni e dei depositi come di una delle strade da percorrere dopo l’emergenza… Sarà così anche per voi?
“Ho letto di direttori che già celebrano il funerale delle grandi mostre. Non sono così draconiano, ma credo che passeranno almeno due anni prima di tornare a creare progetti importanti nutriti di prestiti, se non altro perché negli ultimi mesi molti dei soggetti produttori hanno accusato perdite ingenti. Torneremo alle grandi mostre, sono un modello troppo potente per essere abbandonato. Quando arriverà il momento, ci sarà certamente una maggiore attenzione a coniugare il valore scientifico a quello culturale e comunicativo dei progetti: non basterà mettere insieme belle opere, ma avremo bisogno di eventi che abbiano un legame con il territorio, con la storia di un luogo, con solidi motivi scientifici o con una ricorrenza. Nel breve periodo credo anch’io che ci sarà una riscoperta delle collezioni e dei depositi. Mi sembra positivo”.


Vittoria alata, 250 a.C. circa, Bronzo, Altezza 195 cm, Brescia Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy Brescia Musei

Avete già in cantiere progetti di questo tipo?
“Ai Musei di Brescia abbiamo un format che ha anticipato questa tendenza. Si chiama Pinacoteca Tosio Martinengo Andata e Ritorno ed è nato dall’esigenza di rinnovare periodicamente l’interesse intorno alla Pinacoteca, che non ha uno spazio per le mostre temporanee. Realizziamo spesso showcase di opere legati a un’occasione particolare. Per esempio quando un’opera è fuori per un prestito tiriamo fuori dai depositi dei disegni preparatori, o dei lavori di altri artisti, allievi e maestri che possano raccontarne il contesto, magari restaurati per l’occasione. Li mettiamo insieme in un’installazione temporanea, a volte aggiungendo prestiti ad hoc, frutto di triangolazioni con altri musei. Ultimamente abbiamo quasi sempre uno o due di questi display in corso.

Il format Camera del Tesoro, invece, è nato nello scorso settembre e sarà presto potenziato. In un piccolo experience show su invito o prenotazione accompagniamo gruppi di persone a visitare i nostri depositi - che tra l’altro sono bellissimi e riallestiti di recente. Qui li aspetta una mostra temporanea con una trentina di opere selezionate in base a un tema. Alcune sono bisognose di restauro: l’occasione è propizia per mostrarle a potenziali mecenati, che trovano già una scheda tecnica con gli interventi necessari e i relativi costi. In questo modo l’anno scorso siamo riusciti a realizzare tre restauri sostenuti dai visitatori con piccoli progetti di crowdfounding o di fundraising con un unico finanziatore”.

Dopo la Vittoria Alata e la Pala del Redentore di Raffaello, su quali capolavori della collezione punteranno i Musei di Brescia?
“Nel 2021 ricorrerà il decennale del riconoscimento Unesco del sito seriale Longobardi in Italia - I luoghi del potere, di cui Brescia è parte e soggetto coordinatore. Protagonista delle celebrazioni sarà la famosissima Croce di Desiderio del Museo di Santa Giulia. Al termine del biennio dedicato a Roma con la Vittoria Alata, torneremo a raccontare i Longobardi a 20 anni dalla grande mostra che Brescia ha dedicato a questa straordinaria civiltà. Una nuova occasione per scoprire il patrimonio longobardo e le opere dell’ingegno di grandi artigiani: oltre che alla Croce di Desiderio, penso al celebre Fregio con il pavone che abbiamo nella Basilica di San Salvatore”.


Il Capitolium o Tempio Capitolino, 73 dC., Brescia, Piazza del Foro | Courtesy Brescia Musei

Dal punto di vista economico, quali strategie metterete in atto per contrastare le perdite dovute all’emergenza?
“Non sappiamo ancora con precisione quanto abbiamo perso e quanto durerà questo periodo di difficoltà. Ma per fortuna siamo un museo che ha un forte legame con il territorio e quindi la possibilità di avviare proficui rapporti di fundraising. Per finanziare iniziative speciali come le mostre e i grandi eventi, il 10 maggio abbiamo presentato il progetto Alleanza per la Cultura di Fondazione Brescia Musei, un patto pubblico-privato tra una quarantina di enti di sviluppo territoriale. Autonomie funzionali come la Camera di Commercio o l’Associazione Industriale Bresciana, fondazioni di sviluppo del territorio e moltissime aziende rappresentative dell’area di Brescia hanno sottoscritto un accordo di membership della durata di tre anni sulla base del nostro progetto triennale. Entrando in questa alleanza aziende e istituzioni ci accompagnano con un contributo annuale stabilito all’origine, in cambio di visibilità ma anche di una serie di servizi, di accessi e di attività nei nostri musei. Si tratta di un passo fondamentale perché le mostre e gli eventi che riusciremo a finanziare rappresenteranno un forte elemento di attrazione sia per i cittadini che per i turisti. Sono in molti ad aver compreso la forza di un rapporto basato su progetti temporanei, magari dotati di un certo brio, ma sempre legati alla cultura e all’identità del territorio”.

Quanto contano le attività online nel vostro progetto di museo di comunità?
“Negli ultimi mesi essere online è stato l’unico modo per coltivare il rapporto con i visitatori. Ora potremo farlo con maggiore consapevolezza e capacità. Lo considero un supporto importante, un momento di comunicazione, di engaging e di storytelling utile a mantenere un contatto prima e dopo la visita, serve ad aumentare la reputazione presso pubblici nuovi, a creare dei ponti per collaborazioni con altri musei. Ma l’esperienza a cui bisogna tornare è quella in presenza, in contatto con gli ambienti e le persone che fanno vivere i musei. Riportare qui i visitatori sarà il nostro impegno nei prossimi mesi”.