Il LAC Lugano rilancia l'offerta culturale della Svizzera italiana
Con il MASILugano, il Canton Ticino ha la sua casa dell'arte al LAC
Alberto Giacometti, Homme qui marche II, 1960, Collection Fondation Giacometti, Paris
Eleonora Zamparutti
11/09/2015
Dopo quasi 10 anni di gestazione il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASILugano), che nasce dall’unione del Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte di Lugano, inaugura le attività con un programma di mostre che intendono far luce sull’identità culturale e i futuri indirizzi del polo con doppia sede, nel nuovo edificio del LAC e a Palazzo Reali, storico palazzo che ospitava il Museo Cantonale. "E' un momento storico non privo di emozioni e grande soddisfazione" afferma Marco Franciolli, direttore del MASILugano. "E' dalla fine dell'Ottocento che si intavolano discussioni sull'opportunità di creare un museo del Canton Ticino. Il nuovo progetto è volto alla valorizzazione del patrimonio artistico riunendo le collezioni e dando vita a un insieme coerente di opere che rappresentano la regione. L'obiettivo del Museo è quello di dare le coordinate dei riferimenti culturali della realtà locale e che hanno alimentato dall'Ottocento a oggi l'immaginario locale".
Il progetto di fusione dei due istituti pubblici oltre a rispondere a un’ottimizzazione delle risorse, si propone di irrobustire l’offerta museale articolandola coerentemente in parallelo tra i due complessi. A cominciare dal LAC che sviluppa il museo su tre piani: la collezione permanente al piano inferiore, le mostre temporanee distribuite nei restanti 1820 metri quadri, e focalizza il proprio interesse sull’arte del Novecento e contemporanea prestando attenzione anche ad artisti giovani o emergenti, a temi attuali e futuri delle arti e collaborando con i settori del teatro e della musica attraverso la programmazione di spettacoli performativi e concertistici.
Nei tre piani di Palazzo Reali invece a trovare spazio sono la storia dell’arte del territorio e la valorizzazione di nuclei specifici della collezione.
Di tagliare i nastri del LAC si incarica la mostra "Orizzonte Nord-Sud" che delinea i riferimenti artistico-culturali della regione caratterizzata da fenomeni migratori attraverso opere svizzere e italiane utili a individuare modelli e linguaggi che definiscono il patrimonio geografico e culturale del territorio.
Risponde "In Ticino" che nelle sale di Palazzo Reali offre uno spaccato complementare attraverso le esperienze artistiche che hanno contraddistinto il cantone tra metà dell'Ottocento e metà del Novecento.
A storia e memoria si affianca fin dall'apertura anche l'interesse per le spinte più attuali dell'arte a livello formale e linguistico, testimoniate dalla presenza dell'opera luminosa site specific di Antony McCall e dall'installazione sonora firmata dal giovane artista bernese Zimoun.
E nella dichiarazione di intenti inscritta nel programma inaugurale si fa largo infine il rilevante rapporto di collaborazione con il collezionismo privato che all'apertura si sprigiona nello Spazio -1 con la mostra monografica "Teatro di MNEOMOSINE" dedicata all’artista italiano Giulio Paolini e realizzata con i collezionisti Giancarlo e Danna Olgiati.
Nessun'opera meglio dell' "Uomo che cammina II" di Giacometti - esposta nell'ultima sala del percorso espositivo del primo piano davanti a una finestra che dà sul lago - esprime meglio l'auspicio che Franciolli rivolge al museo. "Si tratta di un'opera di forte valenza simbolica. Realizzata in gesso, esprime un'umanità fragile che va verso il futuro. Si tratta di un'icona del XX secolo".
Il progetto di fusione dei due istituti pubblici oltre a rispondere a un’ottimizzazione delle risorse, si propone di irrobustire l’offerta museale articolandola coerentemente in parallelo tra i due complessi. A cominciare dal LAC che sviluppa il museo su tre piani: la collezione permanente al piano inferiore, le mostre temporanee distribuite nei restanti 1820 metri quadri, e focalizza il proprio interesse sull’arte del Novecento e contemporanea prestando attenzione anche ad artisti giovani o emergenti, a temi attuali e futuri delle arti e collaborando con i settori del teatro e della musica attraverso la programmazione di spettacoli performativi e concertistici.
Nei tre piani di Palazzo Reali invece a trovare spazio sono la storia dell’arte del territorio e la valorizzazione di nuclei specifici della collezione.
Di tagliare i nastri del LAC si incarica la mostra "Orizzonte Nord-Sud" che delinea i riferimenti artistico-culturali della regione caratterizzata da fenomeni migratori attraverso opere svizzere e italiane utili a individuare modelli e linguaggi che definiscono il patrimonio geografico e culturale del territorio.
Risponde "In Ticino" che nelle sale di Palazzo Reali offre uno spaccato complementare attraverso le esperienze artistiche che hanno contraddistinto il cantone tra metà dell'Ottocento e metà del Novecento.
A storia e memoria si affianca fin dall'apertura anche l'interesse per le spinte più attuali dell'arte a livello formale e linguistico, testimoniate dalla presenza dell'opera luminosa site specific di Antony McCall e dall'installazione sonora firmata dal giovane artista bernese Zimoun.
E nella dichiarazione di intenti inscritta nel programma inaugurale si fa largo infine il rilevante rapporto di collaborazione con il collezionismo privato che all'apertura si sprigiona nello Spazio -1 con la mostra monografica "Teatro di MNEOMOSINE" dedicata all’artista italiano Giulio Paolini e realizzata con i collezionisti Giancarlo e Danna Olgiati.
Nessun'opera meglio dell' "Uomo che cammina II" di Giacometti - esposta nell'ultima sala del percorso espositivo del primo piano davanti a una finestra che dà sul lago - esprime meglio l'auspicio che Franciolli rivolge al museo. "Si tratta di un'opera di forte valenza simbolica. Realizzata in gesso, esprime un'umanità fragile che va verso il futuro. Si tratta di un'icona del XX secolo".
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