A Genova dal 29 aprile al 1° novembre
Quarant'anni di Letizia Battaglia in mostra a Palazzo Ducale
Letizia Battaglia, La banda musicale. Palermo, 1994 © Archivio Letizia Battaglia
Samantha De Martin
14/04/2023
Genova - “Io sono una persona, non sono una fotografa. Sono una persona che fotografa. La fotografia è una parte di me, l'ho vissuta come documento, come interpretazione e come altro ancora [...]. L'ho vissuta come salvezza e come verità”.
A poco più di un anno dalla scomparsa dalla fotoreporter che iniziò la sua carriera nel 1969, a 34 anni, collaborando con il giornale palermitano L'Ora, unica donna tra colleghi uomini, una retrospettiva omaggia Letizia Battaglia, portando in mostra oltre 40 anni di vita e società italiana.
Dal 29 aprile al 1° novembre il Sottoporticato di Palazzo Ducale di Genova si prepara ad accogliere il percorso Letizia Battaglia. Sono io, promosso da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova e Civita Mostre e Musei in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti.
Letizia Battaglia, Il gatto e il topo sazi della spazzatura. Palermo, 1977 © Archivio Letizia Battaglia
Il curatore Paolo Falcone affida a oltre cento fotografie il compito di ripercorrere l’intera vita professionale della fotografa siciliana, accompagnando il pubblico in un articolato percorso narrativo suddiviso in quattro sezioni. Immagini in bianco e nero incrociano fotografie a colori di grande formato, frutto dell’ultima fase di lavoro di Battaglia, accanto a documenti video e a materiali inediti. Evitando di scivolare in luoghi comuni, il percorso pone l’accento sugli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica della fotografa, inducendola a sviluppare una profonda critica sociale, mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Il pubblico è invitato a sfogliare il ritratto di un’intellettuale controcorrente, ma anche di una fotografa curiosa, poetica e politica al tempo stesso.
La prima donna europea a ricevere nel 1985 a New York il W. Eugene Smith Grant per la fotografia sociale, e nel 1999 a San Francisco il Mother Jones Photography Lifetime Achievement Award per la fotografia documentaristica, non racconta solo episodi legati alla criminalità organizzata, ma fotografa immagini che evocano storie diverse. Si insinua nei vicoli, nei rioni e nei bassi di Palermo per restituirci visioni poetiche che descrivono con amore una condizione sociale, come quella delle “sue” bambine.
“Le bambine, il sogno delle bambine mi emoziona. Ho cercato il loro sogno, quello di trovare amore, futuro fantastico, avventure, pace, libertà e bellezza. In loro ritrovo me stessa bambina” diceva Battaglia.
Letizia Battaglia, Silvia prende il sole mentre Franco zappa. Polizzi Generosa, 1984 © Archivio Letizia Battaglia
Gli sguardi delle “sue” bambine sono sguardi pieni di dignità, compassione, muta rassegnazione. Andando oltre la fotografia, l’arte e l’impegno civile, la fotografa si è distinta per l’appassionato impegno sociale e politico, ritraendo la profonda essenza della Sicilia, i volti e la società di Palermo, le scene di crimine e le vittime della mafia.
Non manca il contributo offerto al teatro, all’editoria e alla promozione della fotografia come disciplina oltre al racconto di una realtà scomoda scandagliata con occhio lucido e impietoso.
Le contraddizioni di Palermo si intrecciano ai volti della povertà e della ricchezza, attraversano le manifestazioni e le rivolte di piazza, le feste religiose e pagane, tenendo sempre la città come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà attraverso un sentimento di pietas.
Letizia Battaglia, I bambini giocano con le armi che il 2 novembre, Giorno dei Morti, hanno ricevuto in dono dai genitori. Palermo, 1986 © Archivio Letizia Battaglia
“L’antologica - spiega il curatore Paolo Falcone - mette in risalto i diversi aspetti dell’opera di Letizia Battaglia dove si mantiene la tradizione di rompere gli schemi, cancellare i temi, ignorare le cronologie e costruire un’opera polifonica, la più rappresentativa possibile, in grado di offrire una visione unitaria di un lavoro durato quasi cinque decenni. Fotografia e vita quotidiana confluiscono in un unico percorso che mette in luce la straordinaria sensibilità visiva, il coraggio di essere a 'distanza di un cazzotto o di una carezza' per conquistare l’immagine, spesso ottenuta in contesti estremi, ma sempre piena di dignità”.
In ogni immagine che immortala temi e diversi soggetti, dall’impegno politico all’emancipazione della donna, dalle realtà emarginate alla violenza provocata dalle guerre di potere, il pubblico percepisce il forte attaccamento di Battaglia alla sua città, alla sua Sicilia, alla gente, un amore capace di racchiudere anche la rabbia.
La mostra è aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
A poco più di un anno dalla scomparsa dalla fotoreporter che iniziò la sua carriera nel 1969, a 34 anni, collaborando con il giornale palermitano L'Ora, unica donna tra colleghi uomini, una retrospettiva omaggia Letizia Battaglia, portando in mostra oltre 40 anni di vita e società italiana.
Dal 29 aprile al 1° novembre il Sottoporticato di Palazzo Ducale di Genova si prepara ad accogliere il percorso Letizia Battaglia. Sono io, promosso da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova e Civita Mostre e Musei in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti.
Letizia Battaglia, Il gatto e il topo sazi della spazzatura. Palermo, 1977 © Archivio Letizia Battaglia
Il curatore Paolo Falcone affida a oltre cento fotografie il compito di ripercorrere l’intera vita professionale della fotografa siciliana, accompagnando il pubblico in un articolato percorso narrativo suddiviso in quattro sezioni. Immagini in bianco e nero incrociano fotografie a colori di grande formato, frutto dell’ultima fase di lavoro di Battaglia, accanto a documenti video e a materiali inediti. Evitando di scivolare in luoghi comuni, il percorso pone l’accento sugli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica della fotografa, inducendola a sviluppare una profonda critica sociale, mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Il pubblico è invitato a sfogliare il ritratto di un’intellettuale controcorrente, ma anche di una fotografa curiosa, poetica e politica al tempo stesso.
La prima donna europea a ricevere nel 1985 a New York il W. Eugene Smith Grant per la fotografia sociale, e nel 1999 a San Francisco il Mother Jones Photography Lifetime Achievement Award per la fotografia documentaristica, non racconta solo episodi legati alla criminalità organizzata, ma fotografa immagini che evocano storie diverse. Si insinua nei vicoli, nei rioni e nei bassi di Palermo per restituirci visioni poetiche che descrivono con amore una condizione sociale, come quella delle “sue” bambine.
“Le bambine, il sogno delle bambine mi emoziona. Ho cercato il loro sogno, quello di trovare amore, futuro fantastico, avventure, pace, libertà e bellezza. In loro ritrovo me stessa bambina” diceva Battaglia.
Letizia Battaglia, Silvia prende il sole mentre Franco zappa. Polizzi Generosa, 1984 © Archivio Letizia Battaglia
Gli sguardi delle “sue” bambine sono sguardi pieni di dignità, compassione, muta rassegnazione. Andando oltre la fotografia, l’arte e l’impegno civile, la fotografa si è distinta per l’appassionato impegno sociale e politico, ritraendo la profonda essenza della Sicilia, i volti e la società di Palermo, le scene di crimine e le vittime della mafia.
Non manca il contributo offerto al teatro, all’editoria e alla promozione della fotografia come disciplina oltre al racconto di una realtà scomoda scandagliata con occhio lucido e impietoso.
Le contraddizioni di Palermo si intrecciano ai volti della povertà e della ricchezza, attraversano le manifestazioni e le rivolte di piazza, le feste religiose e pagane, tenendo sempre la città come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà attraverso un sentimento di pietas.
Letizia Battaglia, I bambini giocano con le armi che il 2 novembre, Giorno dei Morti, hanno ricevuto in dono dai genitori. Palermo, 1986 © Archivio Letizia Battaglia
“L’antologica - spiega il curatore Paolo Falcone - mette in risalto i diversi aspetti dell’opera di Letizia Battaglia dove si mantiene la tradizione di rompere gli schemi, cancellare i temi, ignorare le cronologie e costruire un’opera polifonica, la più rappresentativa possibile, in grado di offrire una visione unitaria di un lavoro durato quasi cinque decenni. Fotografia e vita quotidiana confluiscono in un unico percorso che mette in luce la straordinaria sensibilità visiva, il coraggio di essere a 'distanza di un cazzotto o di una carezza' per conquistare l’immagine, spesso ottenuta in contesti estremi, ma sempre piena di dignità”.
In ogni immagine che immortala temi e diversi soggetti, dall’impegno politico all’emancipazione della donna, dalle realtà emarginate alla violenza provocata dalle guerre di potere, il pubblico percepisce il forte attaccamento di Battaglia alla sua città, alla sua Sicilia, alla gente, un amore capace di racchiudere anche la rabbia.
La mostra è aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
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