A Palazzo Ducale dal 17 novembre al 3 marzo
Da Monet a Andy Warhol, i capolavori della Johannesburg Art Gallery in mostra a Genova
Louis Eugéne Boudin, Il molo di Trouville, 1893 olio su tela, 77 x 52 cm, Johannesburg Art Gallery
Samantha De Martin
05/11/2018
Genova - Un filo sottile, intrecciato dai sapienti linguaggi dell’arte, corre da Johannesburg a Genova nel ricordo di Nelson Mandela, a cento anni dalla nascita. Circa 60 opere, tra oli, acquerelli e grafiche, provenienti dalla prestigiosa pinacoteca sudafricana, aperta al pubblico nel 1910, tessono un viaggio attraverso un secolo di storia dell’arte internazionale, dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, soffermandosi sui suoi maggiori interpreti, da Courbet a Corot, da Monet a Degas, e ancora Picasso, Bacon, Lichtenstein, Andy Warhol.
Ad accoglierli, dal 17 novembre al 3 marzo, sarà Palazzo Ducale, nel’ambito di una mostra prodotta da ViDi e a cura di Simona Bartolena.
Il viaggio prende le mosse dall’Ottocento inglese e da due opere di William Turner, per proseguire con il dipinto di Alma-Tadema, La morte del primogenito, una scena malinconica ambientata in un oscuro Egitto, e con una serie di lavori firmati dai maggiori esponenti dei Preraffaelliti. Segue un’ampia sezione dedicata agli esiti della pittura di fine Ottocento e ai pittori che scelsero un nuovo approccio al vero in pittura, come Jean-Baptiste Camille Corot, Gustave Courbet, presente nel percorso con lo scorcio della scogliera normanna di Étretat e Jean-François Millet.
A rappresentare l’Impressionismo saranno invece le Due ballerine di Edgar Degas e la Primavera di Claude Monet. Superati alcuni protagonisti della scena post-impressionista - Paul Cézanne con I Bagnanti, Vincent Van Gogh con Ritratto di un uomo anziano, e ancora Pierre Bonnard, Edouard Vuillard - la mostra si apre al Novecento, con opere di Henri Matisse e Pablo Picasso. Non mancano gli esponenti della seconda metà del secolo, da Francis Bacon a Henry Moore, e la pop art americana di Robert Lichtenstein e Andy Warhol, quest’ultimo in mostra con il trittico dedicato a Joseph Beuys.
La sezione che indaga l’arte sviluppata in Sudafrica nel Novecento - con le opere di Maggie Laubser e i lavori di Maude Sumner, Selby Mvusi e George Pemba - chiude il percorso.
L'appuntamento a Palazzo Ducale vuole essere soprattutto un’occasione per raccontare al pubblico l’affascinante storia della Johannesburg Art Gallery, la cui nascita è fortemente legata a Lady Florence Phillips, moglie del magnate dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips. Questa affascinante collezionista, certa che la sua città dovesse avere un museo d’arte, convinse il marito e alcuni magnati dell’industria a investire nel progetto. Tanto che per portare avanti la sua idea e acquistare i primi lavori, Lady Phillips vendette persino un diamante azzurro regalatole dal marito. Ad aiutarla nell’impresa, Hugh Lane, che le suggerì possibili acquisizioni per questo museo, il cui un nucleo si è arricchito negli anni anche grazie a donazioni.
Leggi anche:
• Da Monet a Bacon. Capolavori dalla Johannesburg Art Gallery
Ad accoglierli, dal 17 novembre al 3 marzo, sarà Palazzo Ducale, nel’ambito di una mostra prodotta da ViDi e a cura di Simona Bartolena.
Il viaggio prende le mosse dall’Ottocento inglese e da due opere di William Turner, per proseguire con il dipinto di Alma-Tadema, La morte del primogenito, una scena malinconica ambientata in un oscuro Egitto, e con una serie di lavori firmati dai maggiori esponenti dei Preraffaelliti. Segue un’ampia sezione dedicata agli esiti della pittura di fine Ottocento e ai pittori che scelsero un nuovo approccio al vero in pittura, come Jean-Baptiste Camille Corot, Gustave Courbet, presente nel percorso con lo scorcio della scogliera normanna di Étretat e Jean-François Millet.
A rappresentare l’Impressionismo saranno invece le Due ballerine di Edgar Degas e la Primavera di Claude Monet. Superati alcuni protagonisti della scena post-impressionista - Paul Cézanne con I Bagnanti, Vincent Van Gogh con Ritratto di un uomo anziano, e ancora Pierre Bonnard, Edouard Vuillard - la mostra si apre al Novecento, con opere di Henri Matisse e Pablo Picasso. Non mancano gli esponenti della seconda metà del secolo, da Francis Bacon a Henry Moore, e la pop art americana di Robert Lichtenstein e Andy Warhol, quest’ultimo in mostra con il trittico dedicato a Joseph Beuys.
La sezione che indaga l’arte sviluppata in Sudafrica nel Novecento - con le opere di Maggie Laubser e i lavori di Maude Sumner, Selby Mvusi e George Pemba - chiude il percorso.
L'appuntamento a Palazzo Ducale vuole essere soprattutto un’occasione per raccontare al pubblico l’affascinante storia della Johannesburg Art Gallery, la cui nascita è fortemente legata a Lady Florence Phillips, moglie del magnate dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips. Questa affascinante collezionista, certa che la sua città dovesse avere un museo d’arte, convinse il marito e alcuni magnati dell’industria a investire nel progetto. Tanto che per portare avanti la sua idea e acquistare i primi lavori, Lady Phillips vendette persino un diamante azzurro regalatole dal marito. Ad aiutarla nell’impresa, Hugh Lane, che le suggerì possibili acquisizioni per questo museo, il cui un nucleo si è arricchito negli anni anche grazie a donazioni.
Leggi anche:
• Da Monet a Bacon. Capolavori dalla Johannesburg Art Gallery
COMMENTI
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Roma | Un ponte tra Milano e Roma nel segno del contemporaneo
Siglato l’accordo tra Brera e la GNAM. Si parte con “La forza di sognare”, una grande mostra su Mario Ceroli
-
Pisa | A Pisa dal 24 ottobre al 23 febbraio
La Grande onda di Hokusai in arrivo a Palazzo Blu
-
Gli appuntamenti in corso e in programma nella capitale
Da Botero ai Futuristi, dieci mostre da non perdere a Roma in autunno
-
Firenze | Michelangelo e il Potere: a Palazzo Vecchio fino al 26 gennaio 2025
Il manifesto politico di Michelangelo che non c'è
-
Udine | A partire dal 19 ottobre
Ad Aquileia la storia dà spettacolo con “Ri/vivere in Domus”
-
Mondo | Un anno di mostre a Basilea
Tra Yayoi Kusama e i surrealisti, il 2025 alla Fondation Beyeler