Dal 27 ottobre al 7 aprile al Museo degli Innocenti
L'Art Nouveau incanta Firenze con le donne di Mucha
Alfons Mucha, Gismonda, 1894
Samantha De Martin
09/08/2023
Firenze - Quando, nel 1894, Alfons Mucha rappresentò Sarah Bernhardt in un poster pubblicitario per il dramma Gismonda di Victorien Sardou, non immaginava che quella celebre attrice di teatro, oltre a diventare la sua musa, avrebbe cambiato la vita di uno dei protagonisti dell'Art Nouveau.
La finezza di quel disegno convinse la “divina Sarah” a stipulare con Mucha un contratto della durata di sei anni (dal 1895 al 1901), durante i quali il pittore pubblicitario ceco disegnò manifesti, scenografie teatrali, costumi e gioielli, lavorando occasionalmente anche come consulente artistico. Grazie a questo rapporto di reciproca collaborazione Sarah, con i poster di Mucha, poté finalmente assurgere allo status di superstar, mentre, dal canto suo, l’artista accumulò prestigio sociale crescendo professionalmente per merito di industrie come Nestlé e Moët & Chandon che si contendevano i manifesti delle “donne di Mucha” per reclamizzare i loro prodotti, dal cioccolato allo champagne, dai profumi alle sigarette.
E infatti il nome di Mucha è indissolubilmente legato ai suoi poster, simbolo della presenza dell'arte nelle strade. Affissi nelle bacheche cittadine, facevano un utilizzo massiccio di colori sgargianti e caratteri tondi, in contrasto con il grigiore dei suburbi industriali.
Alfons Mucha, Medée, 1898, Collezione privata
Dal 27 ottobre, per la prima volta a Firenze, una mostra dedicata al padre dell’Art Nouveau presenta al pubblico oltre duecento lavori che accompagneranno i visitatori in un viaggio nella Belle Époque, in una Parigi - tra fine ‘800 e inizio ‘900 - al centro del mondo.
Fervente patriota e sostenitore della libertà politica dei popoli slavi, nel 1887 Mucha si trasferì nella Ville Lumière dove affinò le sue arti e incontrò Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che gli affidò la sua immagine rendendolo popolarissimo. Nel 1910 ritorna a Praga dove, per quasi un ventennio, si dedica all’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele nelle quali racconta i principali avvenimenti del suo popolo.
Le opere di Mucha, diventato nel frattempo il più famoso e conteso artista dell’epoca, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità diventano accessibili a tutti dando vita a una nuova forma di comunicazione: la bellezza di ragazze in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure rappresentative del famoso "stile Mucha". Le sue immagini diventano celebri in tutto il mondo, il suo stile il più imitato, la potente bellezza delle sue donne seduce l’immaginario collettivo.
La mostra attesa a Firenze, firmata Arthemisia e Museo degli Innocenti con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata della Repubblica Ceca, organizzata in collaborazione con la Fondazione Mucha e In Your Event by Cristoforo e a cura Tomoko Sato con la collaborazione di Francesca Villanti, ripercorrerà questa fama restituendo ai visitatori una Parigi incantata, al centro del mondo dell’arte.
Alfons Mucha, Moët & Chandon
La finezza di quel disegno convinse la “divina Sarah” a stipulare con Mucha un contratto della durata di sei anni (dal 1895 al 1901), durante i quali il pittore pubblicitario ceco disegnò manifesti, scenografie teatrali, costumi e gioielli, lavorando occasionalmente anche come consulente artistico. Grazie a questo rapporto di reciproca collaborazione Sarah, con i poster di Mucha, poté finalmente assurgere allo status di superstar, mentre, dal canto suo, l’artista accumulò prestigio sociale crescendo professionalmente per merito di industrie come Nestlé e Moët & Chandon che si contendevano i manifesti delle “donne di Mucha” per reclamizzare i loro prodotti, dal cioccolato allo champagne, dai profumi alle sigarette.
E infatti il nome di Mucha è indissolubilmente legato ai suoi poster, simbolo della presenza dell'arte nelle strade. Affissi nelle bacheche cittadine, facevano un utilizzo massiccio di colori sgargianti e caratteri tondi, in contrasto con il grigiore dei suburbi industriali.
Alfons Mucha, Medée, 1898, Collezione privata
Dal 27 ottobre, per la prima volta a Firenze, una mostra dedicata al padre dell’Art Nouveau presenta al pubblico oltre duecento lavori che accompagneranno i visitatori in un viaggio nella Belle Époque, in una Parigi - tra fine ‘800 e inizio ‘900 - al centro del mondo.
Fervente patriota e sostenitore della libertà politica dei popoli slavi, nel 1887 Mucha si trasferì nella Ville Lumière dove affinò le sue arti e incontrò Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che gli affidò la sua immagine rendendolo popolarissimo. Nel 1910 ritorna a Praga dove, per quasi un ventennio, si dedica all’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele nelle quali racconta i principali avvenimenti del suo popolo.
Le opere di Mucha, diventato nel frattempo il più famoso e conteso artista dell’epoca, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità diventano accessibili a tutti dando vita a una nuova forma di comunicazione: la bellezza di ragazze in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure rappresentative del famoso "stile Mucha". Le sue immagini diventano celebri in tutto il mondo, il suo stile il più imitato, la potente bellezza delle sue donne seduce l’immaginario collettivo.
La mostra attesa a Firenze, firmata Arthemisia e Museo degli Innocenti con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata della Repubblica Ceca, organizzata in collaborazione con la Fondazione Mucha e In Your Event by Cristoforo e a cura Tomoko Sato con la collaborazione di Francesca Villanti, ripercorrerà questa fama restituendo ai visitatori una Parigi incantata, al centro del mondo dell’arte.
Alfons Mucha, Moët & Chandon
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