Il maestro americano in mostra a Brescia

Un acrobata della fotografia. Denis Curti racconta Joel Meyerowitz

Joel Meyerowitz, Florida,1978 | © Joel Meyerowitz
 

Francesca Grego

14/04/2025

Brescia - Un maestro "senza segreti". Eppure i suoi scatti sono inimitabili. Da sessant'anni Joel Meyerowitz veleggia sul mare della migliore fotografia mondiale con un carisma e un'abilità indiscussi, intrecciando con naturalezza tecnica, pensieri, emozioni. A raccontarcelo oggi è Denis Curti, curatore della mostra Joel Meyerowitz. A Sense of Wonder. Fotografie 1962-2022, che fino al prossimo 14 agosto vedrà il maestro statunitense protagonista al Brescia Photo Festival. Quasi 100 scatti - comprese immagini mai esposte nel nostro paese - ne ripercorrono la lunga carriera al Museo di Santa Giulia, dalla street photography ai paesaggi, dalle architetture ai ritratti. "È la prima volta che in Italia si organizza una retrospettiva così ampia su questo fotografo americano, una vera celebrità nel mondo", spiega Curti: "Una mostra attesa da tempo, che offre l'occasione di conoscere in una volta sola i principali capitoli della ricerca di Meyerowitz e le sue immagini iconiche". 

"Ho conosciuto Joel adesso. è uno splendido ottantasettenne, con una lucidità impressionante e un'energia invidiabile. Ha una capacità di dialogare e di darsi davvero infinita", prosegue il curatore: "Meyerowitz è uno di quei fotografi che dichiarano di non avere segreti. Ti dice: chiedimi quello che vuoi e io te lo racconto. Pur avendo prestato molta attenzione alle questioni tecniche, dice che le fotografie si fanno con la testa e non con la macchina fotografica. Che le fotografie - come sostiene anche Berengo Gardin - si fanno con i piedi perché devi camminare per trovare quello che stai cercando". 


Joel Meyerowitz, New York City, 1963 | © Joel Meyerowitz

Per sessant'anni l'obiettivo di Meyerowitz ha raccontato gli Stati Uniti. Il suo sguardo può aiutarci a interpretare quel grande enigma che è l'America contemporanea?
"Sicuramente. Meyerowitz inizia a fotografare negli anni Sessanta per le strade di Manhattan dopo aver conosciuto Robert Frank, dal quale trae ispirazione. Introduce subito un'importante novità. Prima di lui la street photography e il reportage in generale erano solo in bianco e nero. Meyerowitz sceglie il colore con una forte consapevolezza, convinto che possa aiutarlo ad avvicinarsi ancora di più alla realtà. Meyerowitz racconta un'America della quale oggi sentiamo una grande nostalgia, un'America dove i sogni si possono realizzare, un paese capace di accogliere e non di cacciare le persone. Il suo non è uno sguardo nostalgico, anzi a volte è piuttosto severo. Durante la guerra del Vietnam, per esempio, mentre tutti i suoi colleghi sono impegnati a documentare il conflitto sul fronte, lui sceglie di restare negli Stati Uniti per raccontarne reazioni e contraddizioni. C'è una sorta di amore-odio per il suo paese, del quale riesce a cogliere gli aspetti più misteriosi e ambivalenti". 

"Lo sguardo di Meyerowitz sull'America cambia profondamente dopo l'attentato alle Torri Gemelle, quando, unico fotografo autorizzato dall'allora sindaco Giuliani a muoversi liberamente nell'enorme cratere di Ground Zero, produrrà un lavoro veramente potente: immagini che da un lato documentano il dramma avvenuto, dall'altro sviluppano il racconto degli eroi, pompieri e soccorritori, comunicando un forte senso di solidarietà. In seguito Meyerowitz metterà a confronto queste fotografie con nuove immagini scattate in Toscana, spinto dalla necessità di un contatto autentico con la natura: da un lato la mutazione epocale della città devastata dall'attentato, dall'altro l'aria, l'acqua, il fuoco, la terra, elementi di una natura che ci auguriamo sia destinata a rimanere a lungo immutata". 


Joel Meyerowitz, View of the Site from the World Financial Center, Looking East, New York City, 2001 © Joel Meyerowitz 

Prima di trasferirsi a Londra, dove oggi vive, Meyerowitz ha abitato in Italia per dodici anni. Che legame ha con il nostro paese?
"Joel ha un rapporto molto forte con l'Italia. Ha voluto realizzare questa mostra perché qui ha trovato dei compagni di viaggio che hanno colto l'importanza del suo messaggio. Il suo stampatore è un ragazzo di Milano che si occupa di tutte le sue fotografie, sia per il mercato del fine art che per le mostre. Con l'editore, Skira, abbiamo disegnato insieme a lui un catalogo davvero importante e prezioso. Molte delle foto in mostra sono legate alla sua esperienza di vita in Toscana, dove ha condiviso in moltissimi workshop le sue competenze di street photographer, fotografo di paesaggi, di architettura, di ritratti, convinto che la fotografia debba uscire dalle categorie ristrette dei generi e che il fotografo debba essere un narratore del mondo. In questi giorni siamo stati molto insieme e Joel ci ha raccontato anche del suo passato nel mondo della pubblicità e del corporate. Lui nasce come art director e grafico pubblicitario, e questa anima di comunicatore gli è rimasta attaccata. Io lo definisco un acrobata della fotografia, perché riesce a muoversi, ad attorcigliarsi attorno alle situazioni più complicate uscendone sempre vincente". 

Tecnico e poetico, realistico e concettuale. Fotografo di strada, di paesaggi, architetture, persone... Qual è a suo parere la cifra che fa di Meyerowitz un fuoriclasse dell'obiettivo?
"In primo luogo la maestria con cui adopera la macchina fotografica. Meyerowitz inizia il suo lavoro con un piccolo formato, il formato Leica 24 x 36: da street photographer ha bisogno di muoversi leggero e veloce, di sorprendere i soggetti che gli si parano davanti, di rendersi invisibile. Più tardi, quando decide di confrontarsi con il paesaggio urbano e naturale, sceglie il grande formato del banco ottico, una macchina che ha un negativo grandissimo, 10 x 12, e che deve essere usata sul cavalletto. Abbandona l'idea dell'istantanea, della sorpresa, a favore di inquadrature progettate con cura. La luce diventa protagonista delle sue fotografie. Meyerowitz mescola le luci un po' come Magritte nel dipinto Empire of Light, dove le luci della casa e dei lampioni convivono con la luce dell'ora blu, che segna il passaggio tra il giorno e la notte. Queste ricerche sono piene di rimandi espliciti alla pittura di De Chirico, di Hopper. È una fotografia fortemente pensata, che a sua volta sarà di ispirazione per il grande cinema americano ed europeo. Le immagini di Wim Wenders in Paris Texas sono un chiaro omaggio alla fotografia di Joel Meyerowitz". 


Joel Meyerowitz, Red Interior, Provincetown, Massachusetts, 1977 | © Joel Meyerowitz

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FOTO - Le Meraviglie di Joel Meyerowitz
L'America di Joel Meyerowitz al Brescia Photo Festival