Dal 15 giugno la mostra Arcane Fantasie
Al Forte di Bard un’estate con Marino Marini, maestro del Novecento

Marino Marini, Il giocoliere, 1928, olio su tavola 80 x 59,5 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini, Firenze
Francesca Grego
04/06/2024
Aosta - Cavalli e cavalieri, antiche divinità, giocolieri e danzatrici si preparano ad andare in scena al Forte di Bard. È il mondo Marino Marini, tra i più significativi protagonisti del Novecento in Italia, quest'anno al centro del programma estivo del museo valdostano. Oltre sessanta opere ne ripercorreranno l’avventura artistica in un progetto a cura di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, realizzato in collaborazione con 24 Ore Cultura e il Museo Marino Marini, dal quale arriva gran parte delle opere incluse nel percorso.

Marino Marini, Piccola danzatrice, 1927, olio su tavola, 60 x 40 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze
Dal 15 giugno al 3 novembre Marino Marini. Arcane fantasie presenterà al pubblico 23 sculture e 39 dipinti, grafiche, disegni scelti per restituire un ritratto a tutto tondo dello scultore toscano che cercò nel primordiale, nel primitivo e nell’arcaico la strada per superare la crisi delle avanguardie. Gli apparvero ricolmi di vitalità e di mistero gli Etruschi, le perturbanti figure del circo e le Pomone, in cui l’artista riscoprì la vitalità generativa del mondo femminile e della natura. In questi mondi apparentemente distanti tra loro Marini trovò la possibilità di recuperare un tempo perduto e la sacralità dell’arte, con la sua magia e i suoi oscuri legami tra coscienza e inconscio.

Marino Marini, Gentiluomo a cavallo, 1937. Bronzo, 125 x 156 x 85 cm. Camera dei Deputati, Roma. Foto © Gaia Schiavinotto
L’itinerario della mostra ripercorrerà le ricerche dell’artista dalla Piccola danzatrice, olio su tavola del 1927, fino al Guerriero del ‘58-‘59, regalando chicche come la preziosa scultura bronzea Gentiluomo a cavallo (1937), in prestito dalla Camera dei Deputati. In primo piano le principali fonti di ispirazione e i temi ricorrenti di Marini, tra ricerca formale e immersione nel sogno e nella fantasia, e naturalmente la sua costante attrazione per il linguaggio figurativo, presente anche nei drammatici esperimenti di scomposizione della forma.

Marino Marini, Composizione di elementi, 1964, tempera su carta incollata su tela, 100 x 150 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze
Un’occasione per conoscere meglio un maestro della scultura italiana e coglierne tutta l’originalità, in un linguaggio di grande potenza e coerenza che trova la massima espressione nei cavalli e nei cavalieri, i soggetti più conosciuti della sua produzione, trasformati in un tramite per leggere la realtà e raccontare la condizione umana. Figure che nel tempo si fanno sempre meno definite e sempre più espressive, fino ad assumere i connotati di metafore scultoree.
Dall’inizio alla fine della prolifica carriera di Marini riconosciamo la presenza di qualcosa di antico e ancestrale, segnato dal legame immortale tra uomo e natura, pulsioni di vita e di morte, di dolore e angoscia, così come di esuberanza, dinamismo e indomabile energia.

Marino Marini, Gentiluomo a cavallo, 1938 circa, tempera su tela, 129 x 97 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze

Marino Marini, Piccola danzatrice, 1927, olio su tavola, 60 x 40 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze
Dal 15 giugno al 3 novembre Marino Marini. Arcane fantasie presenterà al pubblico 23 sculture e 39 dipinti, grafiche, disegni scelti per restituire un ritratto a tutto tondo dello scultore toscano che cercò nel primordiale, nel primitivo e nell’arcaico la strada per superare la crisi delle avanguardie. Gli apparvero ricolmi di vitalità e di mistero gli Etruschi, le perturbanti figure del circo e le Pomone, in cui l’artista riscoprì la vitalità generativa del mondo femminile e della natura. In questi mondi apparentemente distanti tra loro Marini trovò la possibilità di recuperare un tempo perduto e la sacralità dell’arte, con la sua magia e i suoi oscuri legami tra coscienza e inconscio.

Marino Marini, Gentiluomo a cavallo, 1937. Bronzo, 125 x 156 x 85 cm. Camera dei Deputati, Roma. Foto © Gaia Schiavinotto
L’itinerario della mostra ripercorrerà le ricerche dell’artista dalla Piccola danzatrice, olio su tavola del 1927, fino al Guerriero del ‘58-‘59, regalando chicche come la preziosa scultura bronzea Gentiluomo a cavallo (1937), in prestito dalla Camera dei Deputati. In primo piano le principali fonti di ispirazione e i temi ricorrenti di Marini, tra ricerca formale e immersione nel sogno e nella fantasia, e naturalmente la sua costante attrazione per il linguaggio figurativo, presente anche nei drammatici esperimenti di scomposizione della forma.

Marino Marini, Composizione di elementi, 1964, tempera su carta incollata su tela, 100 x 150 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze
Un’occasione per conoscere meglio un maestro della scultura italiana e coglierne tutta l’originalità, in un linguaggio di grande potenza e coerenza che trova la massima espressione nei cavalli e nei cavalieri, i soggetti più conosciuti della sua produzione, trasformati in un tramite per leggere la realtà e raccontare la condizione umana. Figure che nel tempo si fanno sempre meno definite e sempre più espressive, fino ad assumere i connotati di metafore scultoree.
Dall’inizio alla fine della prolifica carriera di Marini riconosciamo la presenza di qualcosa di antico e ancestrale, segnato dal legame immortale tra uomo e natura, pulsioni di vita e di morte, di dolore e angoscia, così come di esuberanza, dinamismo e indomabile energia.

Marino Marini, Gentiluomo a cavallo, 1938 circa, tempera su tela, 129 x 97 cm. Museo Marino Marini, Firenze. Foto Archivio Museo Marino Marini Firenze
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