San Carlo Borromeo porta in processione il chiodo della croce
Centro Storico
- Artista: Carlo Saraceni
- Dove: San Carlo Borromeo porta in processione il chiodo della croce
- Realizzazione: 1618
La tela venne realizzata per l’altare dedicato all’arcivescovo milanese canonizzato nel 1610 da Paolo V Borghese e uno dei simboli della religiosità della Controriforma.
L’iconografia segue una politica per immagini tipica di questa età, che vede il santo raffigurato come in una “cronaca dei fatti”: lo vediamo indicare la reliquia del chiodo della croce di Cristo rivolto verso l’osservatore e idealmente verso tutti i fedeli. L’opera immortala la processione che lo stesso Borromeo istituì a partire dal 14 settembre 1576, quando condusse il santo chiodo dal duomo di Milano alla chiesa di San Celso per chiedere la fine della peste. Il rituale, che si svolge ancora oggi, è noto come “Rito della Nivola”, dal nome in dialetto milanese dato a una sorta di ascensore inventato all’inizio del Seicento che permette di prendere e di ricollocare la teca posta nell’abside del duomo a circa quaranta metri d’altezza.
Il dettaglio sulla destra del giovane chierico che tiene un cero che gli illumina il volto è un tipico virtuosismo fiammingo che renderà celebri artisti del calibro di Gerrit van Honthorst, non a caso noto come Gherardo delle Notti.
L’iconografia segue una politica per immagini tipica di questa età, che vede il santo raffigurato come in una “cronaca dei fatti”: lo vediamo indicare la reliquia del chiodo della croce di Cristo rivolto verso l’osservatore e idealmente verso tutti i fedeli. L’opera immortala la processione che lo stesso Borromeo istituì a partire dal 14 settembre 1576, quando condusse il santo chiodo dal duomo di Milano alla chiesa di San Celso per chiedere la fine della peste. Il rituale, che si svolge ancora oggi, è noto come “Rito della Nivola”, dal nome in dialetto milanese dato a una sorta di ascensore inventato all’inizio del Seicento che permette di prendere e di ricollocare la teca posta nell’abside del duomo a circa quaranta metri d’altezza.
Il dettaglio sulla destra del giovane chierico che tiene un cero che gli illumina il volto è un tipico virtuosismo fiammingo che renderà celebri artisti del calibro di Gerrit van Honthorst, non a caso noto come Gherardo delle Notti.