Novecento italiano. Passione e collezionismo
Dal 20 Ottobre 2012 al 20 Gennaio 2013
Bassano del Grappa | Vicenza
Luogo: Museo Civico
Indirizzo: piazza Garibaldi 34
Orari: da martedì a sabato 9-18.30; domenica e festivi 10.30-13/ 15-18
Telefono per informazioni: +39 0424 519901/ 519904
E-Mail info: info@museobassano.it
Sito ufficiale: http://www.comune.bassano.vi.it
Balla, Boccioni, Severini, Carrà, De Pisis, Casorati, e ancora Burri, Campigli, De Chirico, Tosi, Wildt, Fontana, Ligabue, Guttuso, fino a Morandi. E poi, tra gli altri, Manzù, Martini, Santomaso, Schifano, Tancredi, Turcato, Parmeggiani, Afro. Sono i protagonisti dell’arte del Novecento italiano, le anime di quella caleidoscopica esperienza che è stata la produzione artistica del secolo scorso nel nostro Paese, così come è stata vissuta, recepita, favorita o addirittura costruita dalla passione di tanti collezionisti privati, in un tempo in cui non era ancora il mercato e il mondo delle aste a dettare le tendenze e a polarizzare le scelte.
L’indagine, affascinante e doverosa, sulle raccolte italiane del Novecento e sul Novecento, avviata da alcune recenti esposizioni in Italia – in particolare una sorta di testimone si avrà con la mostra proposta durante l’estate a Villa Regina Margherita a Bordighera - prosegue e consente ulteriori scoperte a Bassano del Grappa, nella nuova ala del Museo Civico dove, dal 20 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013, il pubblico potrà ammirare una carrellata impressionante di opere chiave del XX secolo – circa 60 lavori di 30 diversi autori - prestate da alcune delle più importanti e “storiche” raccolte private italiane.
“Il collezionismo è passione, piacere, talvolta ossessione, talvolta investimento” scrive Annalisa Scarpa, "che divide con Giuliana Ericani e Gabriella Belli la responsabilità scientifica della mostra e ne cura la parte delle collezioni italiane. “In senso lato è un investimento giocato sulla propria personalità… un investimento intellettuale, una sfida giocata sul proprio gusto, che può appagare e talvolta deludere”
Tra gli anni Venti e Settanta sono le raccolte di tanti imprenditori, industriali, professionisti ecc. a dare impulso e sviluppo all’arte italiana del tempo: dal Futurismo alla Metafisica e a Corrente, fino alle molteplici esperienze del secondo dopoguerra, dell’Arte Povera e dell’Astrattismo.
La frequentazione delle gallerie, sorte soprattutto tra le due guerre, e delle esposizioni che vi vengono organizzate è il momento d’incontro con l’opera e con lo stesso artista; e poi ci sono le grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Quadriennale a Roma.
Un clima di intrecci, relazioni, complicità e amicizie che viene testimoniato nella mostra promossa dal Comune di Bassano del Grappa-Museo Civico - con l’organizzazione di Villaggio Globale International e catalogo Skira - anche attraverso le figure di due grandi collezionisti e mecenati della prima metà del Novecento, quali Renato Gualino e Carlo Cardazzo.
Gualino, che anima il panorama culturale e artistico torinese dei primi decenni del secolo, figura carismatica e quasi totemica - insieme alla moglie - del collezionismo del tempo, una sorta di “mecenate rinascimentale catapultato nel Novecento”, è ricordato in mostra da un emozionante ritratto del ‘22 di Felice Casorati.
Carlo Cardazzo, fondatore a Venezia, nel pieno del grande conflitto mondiale (1942), della mitica Galleria il Cavallino e quindi de Il Naviglio a Milano - dove nel ’51 nasce il Manifesto Blanco di Lucio Fontana - e di Selecta a Roma, è stato confidente, corrispondente, mentore, sostenitore, amico, mercante e interprete di alcuni degli artisti divenuti pietre miliari dell’arte italiana del Novecento e, nel contempo, grande mediatore culturale verso i collezionisti del tempo.
Ne danno testimonianza in mostra le bellissime lettere e le foto originali prestate proprio dall’Archivio “Il Cavallino” che aiutano a contestualizzare le opere esposte, immergendosi appieno nell’ambiente culturale e nel clima del periodo, tra passione e collezionismo.
“Passione” collezionistica, appunto, che nel tempo si è trasformata in fondamentale risorsa culturale, motore e custode dell’arte del Novecento, di cui questa mostra intende dare uno spaccato, non certamente completo ed esaustivo ma sicuramente denso e significativo.
Voci e anime di un secolo dai mille movimenti; secolo di radicali trasformazioni, di terrificanti guerre, di rivoluzioni sociali, esistenziali e del sapere, di angosce e incertezze, da rivivere e ripercorrere ora attraverso la più importante produzione artistica.
Basterebbe citare i 5 capolavori in mostra di De Chirico che attraversano quasi un trentennio o le opere di Balla, di cui la mostra propone due importanti dipinti che riconducono ad altrettante fasi dell’excursus artistico del pittore - “Villa Borghese dalla finestra” del 1908 circa, con la sperimentazione sugli effetti di luce e l’adesione “parigina” al divisionismo puntinista, e “Quando?” del 1929 circa, in cui è ampiamente matura la svolta futurista elaborata nel ‘18 con il “Manifesto del Colore”.
Basterebbe ammirare i quadri di Severini, avviato al Divisionismo proprio da Balla e poi con lui approdato al Futurismo insieme a Depero, o la produzione geniale di quest’ultimo, testimoniata in mostra - nella sua aspirazione alla “fusione totale” o a ricreare il cosmo con manufatti artistici - da un grandissimo carboncino su cartone con Scomposizione di solidi (1917), da uno dei suoi incredibili arazzi e dal libro il Bullonato, segno del suo interesse per l’attività editoriale e grafica.
Ancora i dipinti dell’estroverso ma nevrotico De Pisis, le nature morte di del genio solitario Morandi, le opere passionali e impegnate di Guttuso - che all’indomani del ’45 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti accanto a Turcato, Morlotti, Vedova e Santomaso (tutti presenti in mostra) o le tele enigmatiche di Ligabue; i Concetti Spaziali di Fontana, una delle più geniali rivoluzioni artistiche di tutti i tempi, in dialogo con la Composizione spaziale di Crippa: vitalità del segno, furore generoso, colore.
Basterebbe ricordare gli esponenti del Movimento Novecento (Sironi, Martini, Tosi, Wildt) e la Pop art di Mimmo Rotella o meglio l’ “arte popular”, come amava dire, di Tano Festa.
Non mancheranno autentiche sorprese come un enorme arazzo (2,50 x 1,85) di Santomaso o una sezione collaterale, interessantissima, interamente dedicata al collezionismo bassanese del Novecento, frutto di un’attività di ricognizione sul territorio, che darà il segno dell’attenzione e della sensibilità prestata anche dai collezionisti locali all’arte del XX secolo.
30 opere di grande qualità collocate nella Pinacoteca del Museo, con Balla, Depero, Vedova, Tancredi, Guttuso, due tele giovanili di Guidi, un importante bronzo dei primordi di Arturo Martini e il Fontana “scultore” con due lavori anteriori ai Tagli; un’interessante presenza di Ubaldo Oppi di cui si presentano alcune opere della corrente “Novecento” degli anni Venti, un notevole Burri del ’48 anteriore ai Sacchi e poi Licini, Afro, Capogrossi, Turcato, Scanavino, Rotella, Schifano, a rappresentare gli anni dal Cinquanta al Settanta.
Eccolo il Novecento italiano, un secolo che nel suo rapidissimo evolversi non ha confronti con nessun altro nel passato e che proprio per questo ha dato anima e corpo alle tante istanze artistiche qui rappresentate, rilette alla luce di chi ha creduto nella loro importanza, nella genialità, dei loro artefici, nella necessità del loro fare e sperimentare.
L’indagine, affascinante e doverosa, sulle raccolte italiane del Novecento e sul Novecento, avviata da alcune recenti esposizioni in Italia – in particolare una sorta di testimone si avrà con la mostra proposta durante l’estate a Villa Regina Margherita a Bordighera - prosegue e consente ulteriori scoperte a Bassano del Grappa, nella nuova ala del Museo Civico dove, dal 20 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013, il pubblico potrà ammirare una carrellata impressionante di opere chiave del XX secolo – circa 60 lavori di 30 diversi autori - prestate da alcune delle più importanti e “storiche” raccolte private italiane.
“Il collezionismo è passione, piacere, talvolta ossessione, talvolta investimento” scrive Annalisa Scarpa, "che divide con Giuliana Ericani e Gabriella Belli la responsabilità scientifica della mostra e ne cura la parte delle collezioni italiane. “In senso lato è un investimento giocato sulla propria personalità… un investimento intellettuale, una sfida giocata sul proprio gusto, che può appagare e talvolta deludere”
Tra gli anni Venti e Settanta sono le raccolte di tanti imprenditori, industriali, professionisti ecc. a dare impulso e sviluppo all’arte italiana del tempo: dal Futurismo alla Metafisica e a Corrente, fino alle molteplici esperienze del secondo dopoguerra, dell’Arte Povera e dell’Astrattismo.
La frequentazione delle gallerie, sorte soprattutto tra le due guerre, e delle esposizioni che vi vengono organizzate è il momento d’incontro con l’opera e con lo stesso artista; e poi ci sono le grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Quadriennale a Roma.
Un clima di intrecci, relazioni, complicità e amicizie che viene testimoniato nella mostra promossa dal Comune di Bassano del Grappa-Museo Civico - con l’organizzazione di Villaggio Globale International e catalogo Skira - anche attraverso le figure di due grandi collezionisti e mecenati della prima metà del Novecento, quali Renato Gualino e Carlo Cardazzo.
Gualino, che anima il panorama culturale e artistico torinese dei primi decenni del secolo, figura carismatica e quasi totemica - insieme alla moglie - del collezionismo del tempo, una sorta di “mecenate rinascimentale catapultato nel Novecento”, è ricordato in mostra da un emozionante ritratto del ‘22 di Felice Casorati.
Carlo Cardazzo, fondatore a Venezia, nel pieno del grande conflitto mondiale (1942), della mitica Galleria il Cavallino e quindi de Il Naviglio a Milano - dove nel ’51 nasce il Manifesto Blanco di Lucio Fontana - e di Selecta a Roma, è stato confidente, corrispondente, mentore, sostenitore, amico, mercante e interprete di alcuni degli artisti divenuti pietre miliari dell’arte italiana del Novecento e, nel contempo, grande mediatore culturale verso i collezionisti del tempo.
Ne danno testimonianza in mostra le bellissime lettere e le foto originali prestate proprio dall’Archivio “Il Cavallino” che aiutano a contestualizzare le opere esposte, immergendosi appieno nell’ambiente culturale e nel clima del periodo, tra passione e collezionismo.
“Passione” collezionistica, appunto, che nel tempo si è trasformata in fondamentale risorsa culturale, motore e custode dell’arte del Novecento, di cui questa mostra intende dare uno spaccato, non certamente completo ed esaustivo ma sicuramente denso e significativo.
Voci e anime di un secolo dai mille movimenti; secolo di radicali trasformazioni, di terrificanti guerre, di rivoluzioni sociali, esistenziali e del sapere, di angosce e incertezze, da rivivere e ripercorrere ora attraverso la più importante produzione artistica.
Basterebbe citare i 5 capolavori in mostra di De Chirico che attraversano quasi un trentennio o le opere di Balla, di cui la mostra propone due importanti dipinti che riconducono ad altrettante fasi dell’excursus artistico del pittore - “Villa Borghese dalla finestra” del 1908 circa, con la sperimentazione sugli effetti di luce e l’adesione “parigina” al divisionismo puntinista, e “Quando?” del 1929 circa, in cui è ampiamente matura la svolta futurista elaborata nel ‘18 con il “Manifesto del Colore”.
Basterebbe ammirare i quadri di Severini, avviato al Divisionismo proprio da Balla e poi con lui approdato al Futurismo insieme a Depero, o la produzione geniale di quest’ultimo, testimoniata in mostra - nella sua aspirazione alla “fusione totale” o a ricreare il cosmo con manufatti artistici - da un grandissimo carboncino su cartone con Scomposizione di solidi (1917), da uno dei suoi incredibili arazzi e dal libro il Bullonato, segno del suo interesse per l’attività editoriale e grafica.
Ancora i dipinti dell’estroverso ma nevrotico De Pisis, le nature morte di del genio solitario Morandi, le opere passionali e impegnate di Guttuso - che all’indomani del ’45 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti accanto a Turcato, Morlotti, Vedova e Santomaso (tutti presenti in mostra) o le tele enigmatiche di Ligabue; i Concetti Spaziali di Fontana, una delle più geniali rivoluzioni artistiche di tutti i tempi, in dialogo con la Composizione spaziale di Crippa: vitalità del segno, furore generoso, colore.
Basterebbe ricordare gli esponenti del Movimento Novecento (Sironi, Martini, Tosi, Wildt) e la Pop art di Mimmo Rotella o meglio l’ “arte popular”, come amava dire, di Tano Festa.
Non mancheranno autentiche sorprese come un enorme arazzo (2,50 x 1,85) di Santomaso o una sezione collaterale, interessantissima, interamente dedicata al collezionismo bassanese del Novecento, frutto di un’attività di ricognizione sul territorio, che darà il segno dell’attenzione e della sensibilità prestata anche dai collezionisti locali all’arte del XX secolo.
30 opere di grande qualità collocate nella Pinacoteca del Museo, con Balla, Depero, Vedova, Tancredi, Guttuso, due tele giovanili di Guidi, un importante bronzo dei primordi di Arturo Martini e il Fontana “scultore” con due lavori anteriori ai Tagli; un’interessante presenza di Ubaldo Oppi di cui si presentano alcune opere della corrente “Novecento” degli anni Venti, un notevole Burri del ’48 anteriore ai Sacchi e poi Licini, Afro, Capogrossi, Turcato, Scanavino, Rotella, Schifano, a rappresentare gli anni dal Cinquanta al Settanta.
Eccolo il Novecento italiano, un secolo che nel suo rapidissimo evolversi non ha confronti con nessun altro nel passato e che proprio per questo ha dato anima e corpo alle tante istanze artistiche qui rappresentate, rilette alla luce di chi ha creduto nella loro importanza, nella genialità, dei loro artefici, nella necessità del loro fare e sperimentare.
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