Nicola Samorì. La pittura è cosa mortale
Dal 17 Aprile 2014 al 22 Giugno 2014
Vicenza
Luogo: Pinacoteca Civica - Palazzo Chiericati
Indirizzo: piazza Matteotti 39
Orari: da martedì a domenica 9-17
Enti promotori:
- Comune e Provincia di Vicenza
Costo del biglietto: € 4
Telefono per informazioni: +39 0444 321348 / 346 5933662
E-Mail info: pinacoteca@associazione-ardea.it
Sito ufficiale: http://www.comune.vicenza.it
Il 17 aprile 2014 Achille Bonito Oliva introdurrà la personale di Nicola Samorì, mostra che aprirà la nuova stagione espositiva di Palazzo Chiericati a Vicenza.
Sarà la pittura dell’artista Nicola Samorì a misurarsi per prima, fino al 22 giugno 2014, con i suggestivi interrati palladiani del cinquecentesco Palazzo Chiericati a Vicenza, inaugurando un’importante progettualità promossa dall’Amministrazione Comunale e dedicata ai linguaggi contemporanei che interesseranno il Museo in futuro.
“L’innovatività della proposta, che apre una sede così prestigiosa al contemporaneo - dichiara il Vicesindaco e Assessore alla Crescita Jacopo Bulgarini d’Elci - intende avvicinare all’arte un pubblico trasversale, puntando a rendere questa nuova location ipogea un luogo creativo in cui si attivi un cortocircuito tra passato e presente che sarà certamente interessante scoprire”.
Un progetto patrocinato da Comune e Provincia di Vicenza, sostenuto dalla Fondazione Vignato per l’Arte in collaborazione con AmC - Collezione Coppola e Galleria Mazzoli di Modena, che hanno lavorato con l’artista per dare forma a un percorso espositivo che permetterà al visitatore di apprezzare la forza e la profondità di una pittura che Achille Bonito Oliva, nel testo contenuto nel catalogo della mostra, definisce tesa a palesare la verità attraverso la capacità di svelare coprendo: l’artista utilizza “la pittura come procedura per fondare una difficoltà del vedere. Una sovrapposizione di piani, segni, immagine e colore che produce una particolare esperienza dello sguardo. Lo sguardo, infatti, assume la decisione filosofica di indicarci il rapporto problematico dell’uomo nei confronti della realtà circostante.”
Di fronte all’opera di Samorì, l’osservatore non potrà che trovarsi sedotto e messo in scacco, costretto a sospendere la spontanea fascinazione nei confronti della sua pittura per deviare lo sguardo verso un percorso che spezza la superficie dell’immagine. Come evidenzia Alberto Zanchetta nelle schede del catalogo, “Samorì dichiara una prossimità e una promiscuità che si ciba - senza fine, senza tregua, senza requie - di memorie e di immagini, di demoni e di analogie che permettono allo spettatore di scrutare fin nel profondo i tegumenti di ogni tabula picta”. È per questa ragione che Bonito Oliva inserisce Samorì tra quegli artisti che mettono “le mani in pasta”, immergendosi completamente nel difficile lavoro di chi - in quanto artefice e vate - restituisce in pittura quella figura che è frutto di una catena di associazioni mediate tra il suo sguardo interno e quello esterno dell’arte. Una “guardata curva”, che ci permette di aggirare l’invalicabile frontalità delle cose.
“La pittura è cosa mortale” è la più vasta ed esaustiva mostra di pittura tenuta dall’artista in Italia e comprende quarantacinque lavori realizzati dal 2008 al 2014. Nelle otto stanze riservate all’esposizione si alterneranno dipinti monumentali a quadri di piccolissime dimensioni, oli su rame, lino e legno che si misurano con i generi della cultura occidentale riscrivendo e scuotendo quelle forme stabili che si possono ammirare ai piani superiori di Palazzo Chiericati. L’architettura disegna così un ingresso fisico e mentale nelle viscere dell’arte.
Per documentare il progetto è stato pubblicato un catalogo bilingue, distribuito gratuitamente a ogni visitatore, che contiene, oltre al saggio di Achille Bonito Oliva, un apparato didascalico curato da Alberto Zanchetta, direttore artistico del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone e, in seconda edizione, presenterà anche un testo di Adam Budak, direttore artistico dell'Hirshhorn Museum & Sculpture Garden di Washington.
Nato a Forlì nel 1977, vive e lavora a Bagnacavallo (Ra). Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si è diplomato nel 2004. Fra le prime esposizioni si segnalano: Dei Miti Memorie alla Central TAFE Gallery di Perth (2003); TAC - Un paesaggio chiamato uomo a L’Ariete arte contemporanea di Bologna (2005), Lapsus a Forte Strino, Vermiglio (2006); Sine die al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina (2007); Arte Italiana 1968-2007. Pittura a Palazzo Reale, Milano; Not so private. With my tongue in my cheek a Villa delle Rose di Bologna (2008) e il 9° Premio Cairo al Palazzo della Permanente, Milano (2008). Nel 2009 Samorì ha presentato il progetto Lo spopolatore al Museo di Riva del Garda e al Forte di Nago, seguito da un’ampia monografica ai Magazzini del Sale di Cervia e negli spazi dell'Antico Convento di San Francesco a Bagnacavallo. Con La Dialettica del Mostro (Galleria MarcoRossi Artecontemporanea, Milano), nel 2010, si precisa in modo chiaro un nuovo percorso per “incorporazioni” consistente nel tentativo di cambiare il corso a opere del passato riscrivendole e alterandole mentre il loro corpo è ancora fresco. Dello stesso anno sono le prime aperture dell’immagine attraverso la pratica della scorticatura della superficie pittorica: il rovescio della forma si espone in tutta la sua freschezza e brutalità come pelle strappata. Processo chiaramente leggibile in tre mostre datate 2011: Baroque alla LARMgalleri di Copenhagen, Scoriada allo Studio Raffaelli di Trento e Imaginifragus alla Christian Ehrentraut Gallery di Berlino. Con la personale The Venerable Abject alla Ana Cristea Gallery di New York (2012) si radicalizza l’atteggiamento di cura e di collera impresso al repertorio sacro. Gli ultimi anni di lavoro sono confluiti nella prima mostra museale all’estero dal titolo Fegefeuer e ospitata dalla Kunsthalle di Tubingen (settembre-dicembre 2012). Di gennaio 2013 è Die Verwinding, prima personale dell’artista alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena, In quest’ultima mostra “l’artista ha finito per castigare ciò che aveva composto, giungendo così all’inevitabile e irrinunciabile assassinio della pittura.” (Alberto Zanchetta). A novembre dello stesso anno è stata presentata la sua seconda personale presso la Christian Ehrentraut Gallery dal titolo Guarigione dell’Ossesso, un corpus di immagini che ha a che fare con la disillusione e con la capacità di allontanare da sé la fede cieca che muove le azioni dell’ossesso. In ogni lavoro si cerca di sabotare questo trasporto senza ragione nei confronti dell’anatomia, del collezionismo, della fede, del corpo, della morte. Ma la guarigione dell’ossesso è una promessa che disattende il suo adempimento opera dopo opera poiché non basta la consapevolezza a moderare l’istinto. Nel 2014 sono in programma mostre personali e collettive allo Schauwerk di Sindelfingen, al MAC di Lissone, alla Kunsthalle di Kiel, e al TRAFO Museum di Szczecin.
Sarà la pittura dell’artista Nicola Samorì a misurarsi per prima, fino al 22 giugno 2014, con i suggestivi interrati palladiani del cinquecentesco Palazzo Chiericati a Vicenza, inaugurando un’importante progettualità promossa dall’Amministrazione Comunale e dedicata ai linguaggi contemporanei che interesseranno il Museo in futuro.
“L’innovatività della proposta, che apre una sede così prestigiosa al contemporaneo - dichiara il Vicesindaco e Assessore alla Crescita Jacopo Bulgarini d’Elci - intende avvicinare all’arte un pubblico trasversale, puntando a rendere questa nuova location ipogea un luogo creativo in cui si attivi un cortocircuito tra passato e presente che sarà certamente interessante scoprire”.
Un progetto patrocinato da Comune e Provincia di Vicenza, sostenuto dalla Fondazione Vignato per l’Arte in collaborazione con AmC - Collezione Coppola e Galleria Mazzoli di Modena, che hanno lavorato con l’artista per dare forma a un percorso espositivo che permetterà al visitatore di apprezzare la forza e la profondità di una pittura che Achille Bonito Oliva, nel testo contenuto nel catalogo della mostra, definisce tesa a palesare la verità attraverso la capacità di svelare coprendo: l’artista utilizza “la pittura come procedura per fondare una difficoltà del vedere. Una sovrapposizione di piani, segni, immagine e colore che produce una particolare esperienza dello sguardo. Lo sguardo, infatti, assume la decisione filosofica di indicarci il rapporto problematico dell’uomo nei confronti della realtà circostante.”
Di fronte all’opera di Samorì, l’osservatore non potrà che trovarsi sedotto e messo in scacco, costretto a sospendere la spontanea fascinazione nei confronti della sua pittura per deviare lo sguardo verso un percorso che spezza la superficie dell’immagine. Come evidenzia Alberto Zanchetta nelle schede del catalogo, “Samorì dichiara una prossimità e una promiscuità che si ciba - senza fine, senza tregua, senza requie - di memorie e di immagini, di demoni e di analogie che permettono allo spettatore di scrutare fin nel profondo i tegumenti di ogni tabula picta”. È per questa ragione che Bonito Oliva inserisce Samorì tra quegli artisti che mettono “le mani in pasta”, immergendosi completamente nel difficile lavoro di chi - in quanto artefice e vate - restituisce in pittura quella figura che è frutto di una catena di associazioni mediate tra il suo sguardo interno e quello esterno dell’arte. Una “guardata curva”, che ci permette di aggirare l’invalicabile frontalità delle cose.
“La pittura è cosa mortale” è la più vasta ed esaustiva mostra di pittura tenuta dall’artista in Italia e comprende quarantacinque lavori realizzati dal 2008 al 2014. Nelle otto stanze riservate all’esposizione si alterneranno dipinti monumentali a quadri di piccolissime dimensioni, oli su rame, lino e legno che si misurano con i generi della cultura occidentale riscrivendo e scuotendo quelle forme stabili che si possono ammirare ai piani superiori di Palazzo Chiericati. L’architettura disegna così un ingresso fisico e mentale nelle viscere dell’arte.
Per documentare il progetto è stato pubblicato un catalogo bilingue, distribuito gratuitamente a ogni visitatore, che contiene, oltre al saggio di Achille Bonito Oliva, un apparato didascalico curato da Alberto Zanchetta, direttore artistico del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone e, in seconda edizione, presenterà anche un testo di Adam Budak, direttore artistico dell'Hirshhorn Museum & Sculpture Garden di Washington.
Nato a Forlì nel 1977, vive e lavora a Bagnacavallo (Ra). Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si è diplomato nel 2004. Fra le prime esposizioni si segnalano: Dei Miti Memorie alla Central TAFE Gallery di Perth (2003); TAC - Un paesaggio chiamato uomo a L’Ariete arte contemporanea di Bologna (2005), Lapsus a Forte Strino, Vermiglio (2006); Sine die al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina (2007); Arte Italiana 1968-2007. Pittura a Palazzo Reale, Milano; Not so private. With my tongue in my cheek a Villa delle Rose di Bologna (2008) e il 9° Premio Cairo al Palazzo della Permanente, Milano (2008). Nel 2009 Samorì ha presentato il progetto Lo spopolatore al Museo di Riva del Garda e al Forte di Nago, seguito da un’ampia monografica ai Magazzini del Sale di Cervia e negli spazi dell'Antico Convento di San Francesco a Bagnacavallo. Con La Dialettica del Mostro (Galleria MarcoRossi Artecontemporanea, Milano), nel 2010, si precisa in modo chiaro un nuovo percorso per “incorporazioni” consistente nel tentativo di cambiare il corso a opere del passato riscrivendole e alterandole mentre il loro corpo è ancora fresco. Dello stesso anno sono le prime aperture dell’immagine attraverso la pratica della scorticatura della superficie pittorica: il rovescio della forma si espone in tutta la sua freschezza e brutalità come pelle strappata. Processo chiaramente leggibile in tre mostre datate 2011: Baroque alla LARMgalleri di Copenhagen, Scoriada allo Studio Raffaelli di Trento e Imaginifragus alla Christian Ehrentraut Gallery di Berlino. Con la personale The Venerable Abject alla Ana Cristea Gallery di New York (2012) si radicalizza l’atteggiamento di cura e di collera impresso al repertorio sacro. Gli ultimi anni di lavoro sono confluiti nella prima mostra museale all’estero dal titolo Fegefeuer e ospitata dalla Kunsthalle di Tubingen (settembre-dicembre 2012). Di gennaio 2013 è Die Verwinding, prima personale dell’artista alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena, In quest’ultima mostra “l’artista ha finito per castigare ciò che aveva composto, giungendo così all’inevitabile e irrinunciabile assassinio della pittura.” (Alberto Zanchetta). A novembre dello stesso anno è stata presentata la sua seconda personale presso la Christian Ehrentraut Gallery dal titolo Guarigione dell’Ossesso, un corpus di immagini che ha a che fare con la disillusione e con la capacità di allontanare da sé la fede cieca che muove le azioni dell’ossesso. In ogni lavoro si cerca di sabotare questo trasporto senza ragione nei confronti dell’anatomia, del collezionismo, della fede, del corpo, della morte. Ma la guarigione dell’ossesso è una promessa che disattende il suo adempimento opera dopo opera poiché non basta la consapevolezza a moderare l’istinto. Nel 2014 sono in programma mostre personali e collettive allo Schauwerk di Sindelfingen, al MAC di Lissone, alla Kunsthalle di Kiel, e al TRAFO Museum di Szczecin.
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