Gianluca Stumpo. Romanzi metropolitani

Gianluca Stumpo. Romanzi metropolitani, Palazzo Pisani, Lonigo
Dal 14 Aprile 2013 al 28 Aprile 2013
Lonigo | Vicenza
Luogo: Palazzo Pisani
Indirizzo: piazza Garibaldi 1
Orari: venerdì 16-19; sabato e domenica 10-12.30/ 15-19
Telefono per informazioni: +39 366 2074761
E-Mail info: mv_eventi@yahoo.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lonigo.vi.it
Sarà inaugurata domenica 14 aprile alle ore 11.00, nella cornice di Palazzo Pisani a Lonigo (VI), la mostra “Gianluca Stumpo, romanzi metropolitani”, personale dell'artista bolognese conosciuto per lo stile personale e intimistico.
Una mostra dedicata alla sacralità del quotidiano, che condurrà il visitatore alla scoperta di calde e romantiche atmosfere, colori primari e secondari in un infuso di emotività artistica vissuta in disordinati atelier notturni.
Un'estetica che ripercorrerà l'intera produzione di Gianluca Stumpo, nato nel 1980 e laureato in pittura presso L’Accademia di belle arti di Bologna con Davide Benati, attraverso un percorso di circa 20 opere.
“Il rosso cadmio da lui stesso preparato” afferma la curatrice Elli Gemmo “diventa simbolo del suo lavoro. Con questo colore infatti Gianluca sottolinea con vibrante intensità ciò che nei suoi lavori assume più significato, ciò che intende far risaltare sulla superficie. La donna con il cappotto, la stanza, l'atmosfera stessa è permeata da questo caldo colore”.
Da un primo amore per l'arte bizantina recupera l'abitudine che lo porta a preparare da sé il supporto sul quale dipingere, creato con ingredienti della sapienza antica come la colla di pesce e e il gesso. Che si tratti della tela di iuta o della tavola di legno, l'opera si impreziosisce del contributo artigianale dell'artista, che la rende unica.
La sua pittura è un continuo riferimento a un mondo personale, intimo, per mezzo di simboli che attraverso il colore vengono inseriti nei quadri.
Racconta il quotidiano con lo sguardo rivolto sia all'interno che all'esterno, una contrapposizione sempre mediata da colori caldi tra la vita metropolitana e l'intimità delle mura domestiche.
In questo, Stumpo si rivela un abile osservatore di ciò che avviene attorno a lui.
Una pittura realistica, quasi fotografica, che però non si vuole mai avvicinare al perfezionismo dell'iper-realismo ispirandosi, dalle parole dell'artista, “a Hopper e Guttuso, sentendo la pittura viva e, a volte, anche abbozzata, ricorrendo l'emozione, più che la perfezione”
Dalla fotografia alla tela rielabora e sovrappone, spesso in un collage, immagini che provengono direttamente da una sua visione del mondo.
Dalla bicicletta di “Jasmin” alla scena di allattamento di “7:42 life” Stumpo arriva a trasporre sui quadri un senso profondo di familiarità, come se stesse descrivendo la vita di tutti noi, infondendo una parte di sacralità nei momenti di tutti i giorni.
Come a voler citare Ermes Maria Ronchi, a Stumpo “non interessa un sacro che non sia fioritura d'umano, che non accada al centro della vita”.
La sua ricerca artistica continua alla scoperta del non finito, parti del quadro che lascia incomplete sulla tela, in equilibrio tra loro.
É più complicato cercare il punto giusto dove fermarsi che continuare a dipingere.
E in mezzo al rosso che permea la superficie dei suoi quadri, Gianluca Stumpo l'ha trovato.
Una mostra dedicata alla sacralità del quotidiano, che condurrà il visitatore alla scoperta di calde e romantiche atmosfere, colori primari e secondari in un infuso di emotività artistica vissuta in disordinati atelier notturni.
Un'estetica che ripercorrerà l'intera produzione di Gianluca Stumpo, nato nel 1980 e laureato in pittura presso L’Accademia di belle arti di Bologna con Davide Benati, attraverso un percorso di circa 20 opere.
“Il rosso cadmio da lui stesso preparato” afferma la curatrice Elli Gemmo “diventa simbolo del suo lavoro. Con questo colore infatti Gianluca sottolinea con vibrante intensità ciò che nei suoi lavori assume più significato, ciò che intende far risaltare sulla superficie. La donna con il cappotto, la stanza, l'atmosfera stessa è permeata da questo caldo colore”.
Da un primo amore per l'arte bizantina recupera l'abitudine che lo porta a preparare da sé il supporto sul quale dipingere, creato con ingredienti della sapienza antica come la colla di pesce e e il gesso. Che si tratti della tela di iuta o della tavola di legno, l'opera si impreziosisce del contributo artigianale dell'artista, che la rende unica.
La sua pittura è un continuo riferimento a un mondo personale, intimo, per mezzo di simboli che attraverso il colore vengono inseriti nei quadri.
Racconta il quotidiano con lo sguardo rivolto sia all'interno che all'esterno, una contrapposizione sempre mediata da colori caldi tra la vita metropolitana e l'intimità delle mura domestiche.
In questo, Stumpo si rivela un abile osservatore di ciò che avviene attorno a lui.
Una pittura realistica, quasi fotografica, che però non si vuole mai avvicinare al perfezionismo dell'iper-realismo ispirandosi, dalle parole dell'artista, “a Hopper e Guttuso, sentendo la pittura viva e, a volte, anche abbozzata, ricorrendo l'emozione, più che la perfezione”
Dalla fotografia alla tela rielabora e sovrappone, spesso in un collage, immagini che provengono direttamente da una sua visione del mondo.
Dalla bicicletta di “Jasmin” alla scena di allattamento di “7:42 life” Stumpo arriva a trasporre sui quadri un senso profondo di familiarità, come se stesse descrivendo la vita di tutti noi, infondendo una parte di sacralità nei momenti di tutti i giorni.
Come a voler citare Ermes Maria Ronchi, a Stumpo “non interessa un sacro che non sia fioritura d'umano, che non accada al centro della vita”.
La sua ricerca artistica continua alla scoperta del non finito, parti del quadro che lascia incomplete sulla tela, in equilibrio tra loro.
É più complicato cercare il punto giusto dove fermarsi che continuare a dipingere.
E in mezzo al rosso che permea la superficie dei suoi quadri, Gianluca Stumpo l'ha trovato.
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