The Beauty of the Matter
Dal 26 Maggio 2016 al 27 Novembre 2016
Venezia
Luogo: La Galleria Dorothea van der Koelen
Indirizzo: Calle Dei Calegheri, San Marco 2566
Orari: Tutti i giorni 10 - 19.30
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 52 07 415
E-Mail info: info@galleria.vanderkoelen.de
Sito ufficiale: http://www.galerie.vanderkoelen.de/
Esattamente quindici anni fa, all’angolo del ponte di Calle Calegheri e nelle immediate vicinanze del Teatro La Fenice, apriva per la prima volta le sue porte al pubblico La Galleria, dependance veneziana della Galerie Dorothea van der Koelen in Mainz. Nel corso del tempo, gli spazi bianchi e luminosi della Galleria si sono riempiti di opere preziose di artisti internazionali, e hanno visto avvicendarsi importanti momenti di incontro e scambio tra artisti e pubblico, diventando un punto di ritrovo per nuovi amici e uno spazio riconosciuto per l’alta qualità delle sue proposte nel mondo dell’arte contemporanea.
Per celebrare questo importante anniversario il giorno 26 Maggio 2016 dalle ore 17:00 La Galleria inaugura ”The Beauty of the Matter”, una splendida esposizione dedicata alla bellezza, al valore della diversità… e alla città di Venezia!
“The Beauty of the Matter” ci chiede di riflettere sulla Bellezza come qualità intrinseca, racchiusa anche nel materiale a prima vista meno prezioso. La bellezza non corrisponde esclusivamente ad una armonia formale, ma anche a profondità di significato, di contenuto. La stessa architettura della città di Venezia, che ad una prima impressione può risultare decadente e in rovina, ad un’analisi più approfondita risulta essere una straordinaria, unica sedimentazione di bellezza attraverso i secoli, data dalla cultura racchiusa in ogni dettaglio dello stile, degli ornamenti, della storia di materiali e componenti.
Così le opere esposte nelle stanze della Galleria - pur presentandosi nei più diversi, poveri materiali (plexiglas, legno, alluminio, carta, rame, pietra…) - ci comunicano un messaggio di bellezza interiore, trasmessa dall’artista alla sua opera, e infine all’osservatore. Si tratta di opere molto diverse tra loro che nell’insieme danno vita a nuove combinazioni e a nuove soluzioni, a nuove idee.
Le sculture della serie Completion di Vera Röhm uniscono la vitalità naturale del legno alla trasparenza industriale del plexiglas: due materiali opposti ma complementari nel lavoro dell’artista. Il plexiglas restituisce una nuova forma al legno rotto, ne ridefinisce i contorni. Là dove la natura è stata interrotta, la cultura ricostruisce.
Un’opera della serie Chaosbox di Arne Quinze ci permette di specchiarci attraverso la sua inconfondibile trama di pezzi di legno color rosso fuoco, incollati assieme in una struttura resistente, racchiusa in un vetro ad oblò. In un mondo in cui così tante molte cose sembrano procedere verso il caos, è necessario creare nuove strutture, nuovi sistemi, un ordine nuovo, per sopravvivere. Incollati assieme, i piccoli pezzi di legno sopravvivono, nella poetica perfezione della Chaosbox e nella forza suggestiva e peculiare dell’intenso colore rosso. Da osservatori, inserendo il nostro riflesso in quest’onda rossa, diventiamo parte di una nuova struttura.
Lore Bert ci presenta ancora una volta i suoi nuovi preziosi quadri-oggetto in carta giapponese. In esposizione, oltre ai lavori di minori dimensioni, troviamo White Ornament, intrecciato su un tappeto di carta giapponese di colore giallo intenso. Ogni singolo pezzettino di carta, preso singolarmente, non ha significato. Tuttavia, unito a tutti gli altri, in un insieme compatto, contribuisce alla creazione di un’incredibile, delicata bellezza. I colori intensi che l’artista sceglie per le sue opere sono indicativi, specialmente negli ultimi anni, di una inarrestabile spinta creativa, pur contenuta nella delicatezza e nella leggerezza del risultato finale. Quest’anno inoltre Lore Bert festeggia il suo ottantesimo compleanno; per celebrare l’evento, una mostra itinerante (già inaugurata lo scorso 15 aprile presso il Circolo del Ministero degli Esteri a Roma) toccherà diverse città in tutto il mondo. L’esposizione si sposterà presto a Venezia, Milano, Palermo per poi muoversi anche in Svizzera, Germania, Stati Uniti e Messico.
Daniel Buren, importantissimo esponente dell’arte concettuale francese presenta uno dei suoi inconfondibili lavori in legno a strisce bianche e nere. Si tratta di un’opera in situ ormai storica (concepita trent’anni fa) che coniuga in sé arte e architettura. Il pannello a strisce posizionato parallelamente alla parete della stanza crea un edificio nuovo. Guardando attraverso il foro quadrato su di esso, vediamo un quadro dalle inconfondibili strisce bianche e nere, quasi fosse appeso ad una parete interna. Ancora una volta, giocando con lo spazio e con la scomposizione tridimensionale degli elementi l’artista ci stupisce creando sempre nuovi punti di vista per l’osservatore.
Mohammed Kazem, figura portante della scena artistica contemporanea degli Emirati Arabi e conosciuto in tutto il mondo, partecipa all’esposizione con due lavori diversi. Fixing Nothing, in alluminio e metallo, costituisce una personale riflessione dell’artista sulla natura dell’opera d’arte: in un mondo in continuo divenire l’arte cambia a sua volta, seguendo un flusso continuo. L’arte non ha bisogno di essere utile, funzionale, pratica… perché dev’essere libera. LE viti e i bulloni di cui l’installazione è costituita hanno perso la propria funzione originaria e fissano così il nulla. L’installazione luminosa Measuring è un cubo laccato bianco su cui l’artista traccia linee infinite con l’intento di misurare il solido in tutte le sue dimensioni e in tutte le direzioni.
Hellmut Bruch presenta due quadri in vetro acrilico colorato di grandi dimensioni (Excentric Progression e 3 Gates Progression) su cui incide linee concentriche e progressive, dedicate alla Serie di Fibonacci. In accordo con le proporzioni della sezione aurea, la composizione restituisce all’osservatore una perfetta armonia in cui le incisioni tracciate con punta triangolare sul fondo della superficie del vetro acrilico sembrano brillare di luce fosforescente. In realtà si tratta di luce naturale che viene catturata lungo i bordi esterni del quadro e restituita nel disegno.
Di Mario Reis sono esposte due diverse serie di lavori. I River Paintings, che l’artista definisce Acquerelli Naturali sono veri e propri “autoritratti” dei fiumi nelle cui acque l’artista immerge la tela, lasciando poi asciugare su di essa i sedimenti rocciosi e terrosi, che definiscono ogni volta una tavolozza unica e peculiare, colma di bellezza. I lavori di Blind Drawings invece sono il risultato di una procedura sperimentale: l’artista, bendato e limitato nei movimenti, disegna su carta dei tracciati impulsivi (multicolori o in monocromo) e pur non seguendo alcuna composizione ottiene disegni ricchi di sfumature e molto evocativi.
L’esposizione ospita anche la scultura cinetica SIE 1 (THEY n°1) di Carolin Liebl & Nikolas Schmid-Pfähler, due giovani artisti che studiano l’influenza della tecnologia sull’individuo e sulla società. Il movimento elettronico delle loro creazioni rivela un grande potenziale di umorismo e ci spinge ad interrogarci sul nostro rapporto con i nuovi media; la bellezza dei materiali (bobine magnetiche e grovigli di cavi di rame) e la precisione e cura nel concepimento della struttura suscitano emozione.
Jan Van Munster presenta l’opera Battery for Two: queste due pesanti sfere di granito racchiudono, secondo l’artista, una grande quantità di energia primordiale. Incastonati nel marmo, troviamo in bronzo i due simboli matematici che ci rimandano all’opposizione di positivo e negativo che è in tutte le cose e regola gli equilibri universali. Sul retro di ciascuna sfera vi è un foro, attraverso il quale possiamo entrare in contatto con l'antica energia della pietra, e "ricaricarci” grazie alla sua energia eterna.
Per celebrare questo importante anniversario il giorno 26 Maggio 2016 dalle ore 17:00 La Galleria inaugura ”The Beauty of the Matter”, una splendida esposizione dedicata alla bellezza, al valore della diversità… e alla città di Venezia!
“The Beauty of the Matter” ci chiede di riflettere sulla Bellezza come qualità intrinseca, racchiusa anche nel materiale a prima vista meno prezioso. La bellezza non corrisponde esclusivamente ad una armonia formale, ma anche a profondità di significato, di contenuto. La stessa architettura della città di Venezia, che ad una prima impressione può risultare decadente e in rovina, ad un’analisi più approfondita risulta essere una straordinaria, unica sedimentazione di bellezza attraverso i secoli, data dalla cultura racchiusa in ogni dettaglio dello stile, degli ornamenti, della storia di materiali e componenti.
Così le opere esposte nelle stanze della Galleria - pur presentandosi nei più diversi, poveri materiali (plexiglas, legno, alluminio, carta, rame, pietra…) - ci comunicano un messaggio di bellezza interiore, trasmessa dall’artista alla sua opera, e infine all’osservatore. Si tratta di opere molto diverse tra loro che nell’insieme danno vita a nuove combinazioni e a nuove soluzioni, a nuove idee.
Le sculture della serie Completion di Vera Röhm uniscono la vitalità naturale del legno alla trasparenza industriale del plexiglas: due materiali opposti ma complementari nel lavoro dell’artista. Il plexiglas restituisce una nuova forma al legno rotto, ne ridefinisce i contorni. Là dove la natura è stata interrotta, la cultura ricostruisce.
Un’opera della serie Chaosbox di Arne Quinze ci permette di specchiarci attraverso la sua inconfondibile trama di pezzi di legno color rosso fuoco, incollati assieme in una struttura resistente, racchiusa in un vetro ad oblò. In un mondo in cui così tante molte cose sembrano procedere verso il caos, è necessario creare nuove strutture, nuovi sistemi, un ordine nuovo, per sopravvivere. Incollati assieme, i piccoli pezzi di legno sopravvivono, nella poetica perfezione della Chaosbox e nella forza suggestiva e peculiare dell’intenso colore rosso. Da osservatori, inserendo il nostro riflesso in quest’onda rossa, diventiamo parte di una nuova struttura.
Lore Bert ci presenta ancora una volta i suoi nuovi preziosi quadri-oggetto in carta giapponese. In esposizione, oltre ai lavori di minori dimensioni, troviamo White Ornament, intrecciato su un tappeto di carta giapponese di colore giallo intenso. Ogni singolo pezzettino di carta, preso singolarmente, non ha significato. Tuttavia, unito a tutti gli altri, in un insieme compatto, contribuisce alla creazione di un’incredibile, delicata bellezza. I colori intensi che l’artista sceglie per le sue opere sono indicativi, specialmente negli ultimi anni, di una inarrestabile spinta creativa, pur contenuta nella delicatezza e nella leggerezza del risultato finale. Quest’anno inoltre Lore Bert festeggia il suo ottantesimo compleanno; per celebrare l’evento, una mostra itinerante (già inaugurata lo scorso 15 aprile presso il Circolo del Ministero degli Esteri a Roma) toccherà diverse città in tutto il mondo. L’esposizione si sposterà presto a Venezia, Milano, Palermo per poi muoversi anche in Svizzera, Germania, Stati Uniti e Messico.
Daniel Buren, importantissimo esponente dell’arte concettuale francese presenta uno dei suoi inconfondibili lavori in legno a strisce bianche e nere. Si tratta di un’opera in situ ormai storica (concepita trent’anni fa) che coniuga in sé arte e architettura. Il pannello a strisce posizionato parallelamente alla parete della stanza crea un edificio nuovo. Guardando attraverso il foro quadrato su di esso, vediamo un quadro dalle inconfondibili strisce bianche e nere, quasi fosse appeso ad una parete interna. Ancora una volta, giocando con lo spazio e con la scomposizione tridimensionale degli elementi l’artista ci stupisce creando sempre nuovi punti di vista per l’osservatore.
Mohammed Kazem, figura portante della scena artistica contemporanea degli Emirati Arabi e conosciuto in tutto il mondo, partecipa all’esposizione con due lavori diversi. Fixing Nothing, in alluminio e metallo, costituisce una personale riflessione dell’artista sulla natura dell’opera d’arte: in un mondo in continuo divenire l’arte cambia a sua volta, seguendo un flusso continuo. L’arte non ha bisogno di essere utile, funzionale, pratica… perché dev’essere libera. LE viti e i bulloni di cui l’installazione è costituita hanno perso la propria funzione originaria e fissano così il nulla. L’installazione luminosa Measuring è un cubo laccato bianco su cui l’artista traccia linee infinite con l’intento di misurare il solido in tutte le sue dimensioni e in tutte le direzioni.
Hellmut Bruch presenta due quadri in vetro acrilico colorato di grandi dimensioni (Excentric Progression e 3 Gates Progression) su cui incide linee concentriche e progressive, dedicate alla Serie di Fibonacci. In accordo con le proporzioni della sezione aurea, la composizione restituisce all’osservatore una perfetta armonia in cui le incisioni tracciate con punta triangolare sul fondo della superficie del vetro acrilico sembrano brillare di luce fosforescente. In realtà si tratta di luce naturale che viene catturata lungo i bordi esterni del quadro e restituita nel disegno.
Di Mario Reis sono esposte due diverse serie di lavori. I River Paintings, che l’artista definisce Acquerelli Naturali sono veri e propri “autoritratti” dei fiumi nelle cui acque l’artista immerge la tela, lasciando poi asciugare su di essa i sedimenti rocciosi e terrosi, che definiscono ogni volta una tavolozza unica e peculiare, colma di bellezza. I lavori di Blind Drawings invece sono il risultato di una procedura sperimentale: l’artista, bendato e limitato nei movimenti, disegna su carta dei tracciati impulsivi (multicolori o in monocromo) e pur non seguendo alcuna composizione ottiene disegni ricchi di sfumature e molto evocativi.
L’esposizione ospita anche la scultura cinetica SIE 1 (THEY n°1) di Carolin Liebl & Nikolas Schmid-Pfähler, due giovani artisti che studiano l’influenza della tecnologia sull’individuo e sulla società. Il movimento elettronico delle loro creazioni rivela un grande potenziale di umorismo e ci spinge ad interrogarci sul nostro rapporto con i nuovi media; la bellezza dei materiali (bobine magnetiche e grovigli di cavi di rame) e la precisione e cura nel concepimento della struttura suscitano emozione.
Jan Van Munster presenta l’opera Battery for Two: queste due pesanti sfere di granito racchiudono, secondo l’artista, una grande quantità di energia primordiale. Incastonati nel marmo, troviamo in bronzo i due simboli matematici che ci rimandano all’opposizione di positivo e negativo che è in tutte le cose e regola gli equilibri universali. Sul retro di ciascuna sfera vi è un foro, attraverso il quale possiamo entrare in contatto con l'antica energia della pietra, e "ricaricarci” grazie alla sua energia eterna.
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