Shirazeh Houshiary. Breath
Dal 01 Giugno 2013 al 24 Novembre 2013
Venezia
Luogo: La Torre di Porta Nuova, Arsenale Nord
Indirizzo: Castello 2737/F
Orari: 10-18; chiuso il Lunedì, eccetto il 3 giugno e il 18 novembre
Telefono per informazioni: +39 02 87238004
E-Mail info: press@paolamanfredi.com
Sito ufficiale: http://www.lissongallery.com
Shirazeh Houshiary parteciperà con un progetto selezionato come Evento Collaterale alla 55° Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, presentando la sua opera Breath: un video a quattro canali concepito originariamente nel 2003, in versione rimasterizzata e nell’ambito di un’unica installazione site-specific.
In Breath (2012 -13) i canti evocativi di preghiere buddiste, cristiane, ebraiche e islamiche si diffondono attraverso quattro diversi schermi video. Il suono è coreografato insieme alle immagini, che restituiscono le impronte del respiro dei cantori, nel momento dell’inspirazione e dell’espirazione. L’installazione consiste in un’area rettangolare coperta da un feltro nero, cui si accede attraverso uno stretto passaggio che conduce a un interno bianco, debolmente illuminato. Qui sono collocati i quattro schermi, sospesi all’altezza dello sguardo del visitatore, da cui i canti delle diverse tradizioni si levano e si attenuano, fluttuano facendosi più intensi e sfumano in un coro ammaliante che riempie la stanza, ciascuno dei quali espandendosi oltre il muro. Laddove all’interno vi è unità, all’esterno vi è molteplicità.
La sede che ospiterà questa inedita rappresentazione dell’opera Breath di Shirazeh Houshiary è La Torre di Porta Nuova, costruita durante il restauro dell’Arsenale che ha avuto luogo tra il 1809 e il 1814. Eretta a fianco di quello che un tempo era il nuovo portone di ingresso nella parete orientale dell’Arsenale, con i suoi quasi 35 metri di altezza l’imponente torre fu costruita per consentire il posizionamento delle alberature sulle grandi navi.
Ispirata dalla storia, dalla posizione e dalla monumentalità della Torre, Shirazeh Houshiary ha immaginato una struttura – un’area delimitata avvolta da un tessuto pesante, la cui presenza richiama l'atto di coprire con un velo – all’interno dalla quale il lavoro sarà collocato. La struttura apparirà come una presenza ammaliante, ambientata nell’interno a volta della Torre, che agirà sia per catturare che per fondere insieme le diverse invocazioni, ma anche per isolarle ed estrarle dal coro, proiettando i suoni in uno spazio più ampio. Shirazeh Houshiary ha ripensato l’opera per trasformare la Torre e renderla abitata e, al contempo, fa in modo che l’opera stessa sia plasmata dalla specificità del luogo: una Torre che è porta di accesso all’Arsenale, un confine, una soglia. La mostra comprenderà anche una serie di nuovi dipinti che verranno esposti insieme al maestoso dittico Between, la più grande opera su tela che Shirazeh Houshiary abbia prodotto sino ad oggi.
I dipinti di Shirazeh Houshiary quasi esigono la loro minuziosa lettura, ma al tempo stesso la negano, con il loro evocare le topografie impossibili del microscopico e della cosmologia. Partendo sempre da una base di pittura acrilica nera o bianca, la matita viene utilizzata per comporre differenti livelli di testo: catene intricate di immagini calligrafiche formate da due parole, un’affermazione contrapposta a una negazione. Le parole vengono poi sovrapposte l’una all’altra, sino a trasformarsi in velature trasparenti, amalgamate da esplosioni di colore che sembrano filtrare dal centro della tela.
Membrane di grafite simili a veli si librano sulla superficie dei dipinti della Houshairy, forate dallo spettro della presenza: le forme sembrano emergere dal nulla e allo stesso tempo rientrarvi, creano una spaccatura liminale o una sostanziale rottura. Le iscrizioni formano reti sinaptiche che serpeggiano e turbinano intorno a torrenti di pittura, imbrigliando un’energia luminosa che crea una vibrazione cromatica, superando i confini della tela, disperdendosi poi nello spazio infinito.
La versione di Breath che sarà presentata a La Torre è gentilmente messa a disposizione dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
In Breath (2012 -13) i canti evocativi di preghiere buddiste, cristiane, ebraiche e islamiche si diffondono attraverso quattro diversi schermi video. Il suono è coreografato insieme alle immagini, che restituiscono le impronte del respiro dei cantori, nel momento dell’inspirazione e dell’espirazione. L’installazione consiste in un’area rettangolare coperta da un feltro nero, cui si accede attraverso uno stretto passaggio che conduce a un interno bianco, debolmente illuminato. Qui sono collocati i quattro schermi, sospesi all’altezza dello sguardo del visitatore, da cui i canti delle diverse tradizioni si levano e si attenuano, fluttuano facendosi più intensi e sfumano in un coro ammaliante che riempie la stanza, ciascuno dei quali espandendosi oltre il muro. Laddove all’interno vi è unità, all’esterno vi è molteplicità.
La sede che ospiterà questa inedita rappresentazione dell’opera Breath di Shirazeh Houshiary è La Torre di Porta Nuova, costruita durante il restauro dell’Arsenale che ha avuto luogo tra il 1809 e il 1814. Eretta a fianco di quello che un tempo era il nuovo portone di ingresso nella parete orientale dell’Arsenale, con i suoi quasi 35 metri di altezza l’imponente torre fu costruita per consentire il posizionamento delle alberature sulle grandi navi.
Ispirata dalla storia, dalla posizione e dalla monumentalità della Torre, Shirazeh Houshiary ha immaginato una struttura – un’area delimitata avvolta da un tessuto pesante, la cui presenza richiama l'atto di coprire con un velo – all’interno dalla quale il lavoro sarà collocato. La struttura apparirà come una presenza ammaliante, ambientata nell’interno a volta della Torre, che agirà sia per catturare che per fondere insieme le diverse invocazioni, ma anche per isolarle ed estrarle dal coro, proiettando i suoni in uno spazio più ampio. Shirazeh Houshiary ha ripensato l’opera per trasformare la Torre e renderla abitata e, al contempo, fa in modo che l’opera stessa sia plasmata dalla specificità del luogo: una Torre che è porta di accesso all’Arsenale, un confine, una soglia. La mostra comprenderà anche una serie di nuovi dipinti che verranno esposti insieme al maestoso dittico Between, la più grande opera su tela che Shirazeh Houshiary abbia prodotto sino ad oggi.
I dipinti di Shirazeh Houshiary quasi esigono la loro minuziosa lettura, ma al tempo stesso la negano, con il loro evocare le topografie impossibili del microscopico e della cosmologia. Partendo sempre da una base di pittura acrilica nera o bianca, la matita viene utilizzata per comporre differenti livelli di testo: catene intricate di immagini calligrafiche formate da due parole, un’affermazione contrapposta a una negazione. Le parole vengono poi sovrapposte l’una all’altra, sino a trasformarsi in velature trasparenti, amalgamate da esplosioni di colore che sembrano filtrare dal centro della tela.
Membrane di grafite simili a veli si librano sulla superficie dei dipinti della Houshairy, forate dallo spettro della presenza: le forme sembrano emergere dal nulla e allo stesso tempo rientrarvi, creano una spaccatura liminale o una sostanziale rottura. Le iscrizioni formano reti sinaptiche che serpeggiano e turbinano intorno a torrenti di pittura, imbrigliando un’energia luminosa che crea una vibrazione cromatica, superando i confini della tela, disperdendosi poi nello spazio infinito.
La versione di Breath che sarà presentata a La Torre è gentilmente messa a disposizione dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
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