Sguardi privati. Fotografie di Francesco Maria Colombo
![Francesco Maria Colombo Toni Servillo, Attore, 2013 Francesco Maria Colombo Toni Servillo, Attore, 2013](http://www.arte.it/foto/600x450/08/27706-Francesco_Maria_Colombo_Toni_Servillo_Attore_-_2013.jpg)
Francesco Maria Colombo Toni Servillo, Attore, 2013
Dal 06 Febbraio 2015 al 12 Aprile 2015
Venezia
Luogo: Casa dei Tre Oci
Indirizzo: Fondamenta delle Zitelle 43
Orari: 10-18; chiuso martedì
Telefono per informazioni: +39 041 2412332
E-Mail info: info@treoci.org
Sito ufficiale: http://www.treoci.org/
Sessanta ritratti, tra bianco e nero e colore. Tra vuoti e pieni. Tra silenzi e sussulti. Sono Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Hack, Dario Fo, Irene Cao. Forse sono solo i personaggi che hanno dato di più. E per essere un personaggio è d’obbligo che ci debba essere l’obiettivo di una fotocamera da guardare e un occhio speciale che guarda nel mirino, quello di Francesco Maria Colombo.
Ci si ritrova a guardare questi ritratti per restarne profondamente affascinati.
Per Francesco Maria Colombo, fotografare è quasi leggere nel pensiero, tanto è forte la capacità di cogliere l’intimità dei soggetti rappresentati.
Di fatto, quando l’empatia tra l’autore e il suo soggetto si manifesta in fotografia, quest’ul- tima acquisisce maggiore espressività e il suo impatto sugli sguardi esterni si risolve in un invito a immaginare e a pensare alle ragioni dello scatto.
Osservare le fotografie di Francesco Maria Colombo ci porta a questo. Ogni suo ritratto appare come un gesto meditato che corrisponde a un attimo di disattenzione del soggetto, che si è lasciato ritrarre quasi per errore. E proprio dentro quell’errore, dentro il cedimento del soggetto, si può cogliere il centro d’interesse delle immagini. Il loro aspetto quasi drammatico, certamente unico e distintivo. Immagine dopo immagine, scompaiono tutti i dubbi (e anche i sorrisi si fanno rari) ed è possibile accorgersi di un duplice livello progettuale da parte di chi ha scattato queste fotografie.
Il primo ha a che fare con le pose schive e riservate dei soggetti che in questa galleria di ritratti esprimono se stessi nei luoghi a cui appartengono. Il secondo è, invece, legato a una sottile e costante ricerca dell’ideale fotografico da parte dell’autore.
Alla luce di tali livelli di lettura, ognuno corrispondente al punto di vista del fotografo e del soggetto, le immagini di Francesco Maria Colombo sembrano svelarci l’atto finale di una ricerca che segue, esplora e stana il suo soggetto fino al momento in cui sceglie di aprirsi all’obiettivo della macchina fotografica. In questo senso ogni ritratto della sequenza sembra svelare un segreto. Ogni bocca è sul punto di dire qualche cosa. E spesso ci si chiede: ma che cosa c’è stato tra quei due.
Le fotografie di Francesco Maria Colombo appaiono come l’esito di un percorso di conoscenza che esplora l’universo culturale, della scienza e della ricerca attraverso l’arte del ritratto. I soggetti sono trattati nella cornice unitaria di un mondo così attraente da destare interesse in ogni suo punto, volto o ambiente. Sono attori, filosofi, musicisti, scrittori e scienziati, tutti colti nel proprio contesto, liberi di scegliere gli ambienti e gli attributi della propria raffigurazione. Per loro la scena si ripete ogni volta con un input diverso, seppur sempre dettato dall’intenzione dell’autore di comprendere fino in fondo il soggetto prescelto. Allora anche i personaggi più schivi e reticenti all’obiettivo della macchina fotografica si abbandonano a quest’ultima, e si esprimono nelle pose più autentiche. In quegli attimi tanto rari quanto fugaci, la strada attraverso la quale il fotografo può realizzare il suo sogno inizia pian piano a delinearsi. Da quel momento in poi sarà più facile, per lui, rag- giungere quell’ideale della rappresentazione che conserva in fondo allo sguardo e al cuore.
La mostra allestita al pianterreno della Casa dei Tre Oci fa parte della rassegna TRE OCI TRE MOSTRE GIUDECCA FOTOGRAFIA, format di successo giunto alla terza edizione, che inaugura la stagione espositiva 2015 della Casa dei Tre Oci, dedicata alla fotografia. Un percorso di ricerca articolato su più livelli, che trasforma i Tre Oci in una vera e propria Kunsthaus, proponendo anche quest’anno un percorso visivo di confronto tra i linguaggi contemporanei e la grande tradizione della fotografia veneziana.
Tre proposte espositive differenti fra loro che cercano di interpretare l’essenza della fotografia di oggi in una logica che si muove verso i superamenti dei generi e la trasversalità. Una fotografia capace di interpretare l’idea del cambiamento senza appartenere a scuole di pensiero precostituito.
Al primo piano, la mostra Le gallerie veneziane e la fotografia: in realtà sei mostre, ognuna in una stanza, che rappresentano sei gallerie veneziane che da sempre operano nel campo della fotografia.
Al secondo piano, tre mostre curate dallo storico circolo fotografico veneziano La Gondola. Quel che resta del giorno, riprendendo il titolo di un fortunato film di James Ivory, è il tema che ha visto riflettere quest’anno 31 soci del Circolo. L’Italia positiva di Stefano Robino. Fotografie 1951-1969 è una retrospettiva dedicata al reporter reso celebre dai progetti fotografici dedicati all’ambiente di lavoro, la FIAT Grandi Motori. Infine, Momenti decisivi, l’occasione per una rilettura e valorizzazione del reportage attuale alla luce dei nuovi mezzi di registrazione.
La Fondazione di Venezia negli anni ha acquisito vari archivi e fondi fotografici per dedi- carli alla fruizione e in generale alla diffusione della cultura fotografica in Italia, e in particolare a Venezia dove ha aperto al pubblico la Casa dei Tre Oci. Ai Tre Oci la fotografia ha trovato la propria casa con mostre, workshop, seminari, laboratori, convegni, e importanti esposizioni monografiche dei grandi maestri della scena internazionale.
Il progetto Tre Oci è sviluppato in collaborazione con Civita Tre Venezie e con il sostegno di Veneto Banca e Grafica Veneta.
Ci si ritrova a guardare questi ritratti per restarne profondamente affascinati.
Per Francesco Maria Colombo, fotografare è quasi leggere nel pensiero, tanto è forte la capacità di cogliere l’intimità dei soggetti rappresentati.
Di fatto, quando l’empatia tra l’autore e il suo soggetto si manifesta in fotografia, quest’ul- tima acquisisce maggiore espressività e il suo impatto sugli sguardi esterni si risolve in un invito a immaginare e a pensare alle ragioni dello scatto.
Osservare le fotografie di Francesco Maria Colombo ci porta a questo. Ogni suo ritratto appare come un gesto meditato che corrisponde a un attimo di disattenzione del soggetto, che si è lasciato ritrarre quasi per errore. E proprio dentro quell’errore, dentro il cedimento del soggetto, si può cogliere il centro d’interesse delle immagini. Il loro aspetto quasi drammatico, certamente unico e distintivo. Immagine dopo immagine, scompaiono tutti i dubbi (e anche i sorrisi si fanno rari) ed è possibile accorgersi di un duplice livello progettuale da parte di chi ha scattato queste fotografie.
Il primo ha a che fare con le pose schive e riservate dei soggetti che in questa galleria di ritratti esprimono se stessi nei luoghi a cui appartengono. Il secondo è, invece, legato a una sottile e costante ricerca dell’ideale fotografico da parte dell’autore.
Alla luce di tali livelli di lettura, ognuno corrispondente al punto di vista del fotografo e del soggetto, le immagini di Francesco Maria Colombo sembrano svelarci l’atto finale di una ricerca che segue, esplora e stana il suo soggetto fino al momento in cui sceglie di aprirsi all’obiettivo della macchina fotografica. In questo senso ogni ritratto della sequenza sembra svelare un segreto. Ogni bocca è sul punto di dire qualche cosa. E spesso ci si chiede: ma che cosa c’è stato tra quei due.
Le fotografie di Francesco Maria Colombo appaiono come l’esito di un percorso di conoscenza che esplora l’universo culturale, della scienza e della ricerca attraverso l’arte del ritratto. I soggetti sono trattati nella cornice unitaria di un mondo così attraente da destare interesse in ogni suo punto, volto o ambiente. Sono attori, filosofi, musicisti, scrittori e scienziati, tutti colti nel proprio contesto, liberi di scegliere gli ambienti e gli attributi della propria raffigurazione. Per loro la scena si ripete ogni volta con un input diverso, seppur sempre dettato dall’intenzione dell’autore di comprendere fino in fondo il soggetto prescelto. Allora anche i personaggi più schivi e reticenti all’obiettivo della macchina fotografica si abbandonano a quest’ultima, e si esprimono nelle pose più autentiche. In quegli attimi tanto rari quanto fugaci, la strada attraverso la quale il fotografo può realizzare il suo sogno inizia pian piano a delinearsi. Da quel momento in poi sarà più facile, per lui, rag- giungere quell’ideale della rappresentazione che conserva in fondo allo sguardo e al cuore.
La mostra allestita al pianterreno della Casa dei Tre Oci fa parte della rassegna TRE OCI TRE MOSTRE GIUDECCA FOTOGRAFIA, format di successo giunto alla terza edizione, che inaugura la stagione espositiva 2015 della Casa dei Tre Oci, dedicata alla fotografia. Un percorso di ricerca articolato su più livelli, che trasforma i Tre Oci in una vera e propria Kunsthaus, proponendo anche quest’anno un percorso visivo di confronto tra i linguaggi contemporanei e la grande tradizione della fotografia veneziana.
Tre proposte espositive differenti fra loro che cercano di interpretare l’essenza della fotografia di oggi in una logica che si muove verso i superamenti dei generi e la trasversalità. Una fotografia capace di interpretare l’idea del cambiamento senza appartenere a scuole di pensiero precostituito.
Al primo piano, la mostra Le gallerie veneziane e la fotografia: in realtà sei mostre, ognuna in una stanza, che rappresentano sei gallerie veneziane che da sempre operano nel campo della fotografia.
Al secondo piano, tre mostre curate dallo storico circolo fotografico veneziano La Gondola. Quel che resta del giorno, riprendendo il titolo di un fortunato film di James Ivory, è il tema che ha visto riflettere quest’anno 31 soci del Circolo. L’Italia positiva di Stefano Robino. Fotografie 1951-1969 è una retrospettiva dedicata al reporter reso celebre dai progetti fotografici dedicati all’ambiente di lavoro, la FIAT Grandi Motori. Infine, Momenti decisivi, l’occasione per una rilettura e valorizzazione del reportage attuale alla luce dei nuovi mezzi di registrazione.
La Fondazione di Venezia negli anni ha acquisito vari archivi e fondi fotografici per dedi- carli alla fruizione e in generale alla diffusione della cultura fotografica in Italia, e in particolare a Venezia dove ha aperto al pubblico la Casa dei Tre Oci. Ai Tre Oci la fotografia ha trovato la propria casa con mostre, workshop, seminari, laboratori, convegni, e importanti esposizioni monografiche dei grandi maestri della scena internazionale.
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