Parola e immagine: i due volti del mito - Storia di Mede

Dal 17 Novembre 2021 al 17 Novembre 2021
Venezia
Luogo: Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - Palazzo Loredan
Indirizzo: Campo S. Stefano
Costo del biglietto: Ingresso libero (previa esibizione di green pass), fino a esaurimento dei posti disponibili (capienza della sala 40 posti). Sarà possibile seguire l’iniziativa anche da remoto tramite il link che verrà pubblicato nella homepage del sito
Telefono per informazioni: +39 041 2407711
Sito ufficiale: http://www.istitutoveneto.it
Intervengono Maria Grazia Ciani ed Elena Francesca Ghedini.
Si avvia con questo appuntamento il ciclo Parola e immagine: i due volti del mito, dedicato alla riscoperta dei personaggi mitologici attraverso lo studio integrato di immagini e testi.
Il prossimo incontro, in programma per mercoledì 23 febbraio 2022, ore 17.00, sarà dedicato ad Elena di Sparta.
Il mito era parte costitutiva della cultura e della società antica: i racconti delle imprese di dei e dee, di eroi ed eroine ci sono pervenuti grazie alle fonti letterarie e a quelle iconografiche, purtroppo spesso lacunose e difficili da interpretare. Ma coniugando questi due piani narrativi è possibile cogliere il significato di quei personaggi – che ancora oggi animano le nostre memorie scolastiche – all’epoca in cui il mito risale e si perpetua.
Quello della parola e quello dell’immagine sono mondi contigui che fanno riferimento a un sostrato culturale comune e condiviso, formatosi attraverso i secoli grazie alla trasmissione orale: le recitazioni degli aedi ai simposi, le favole narrate ai bimbi dalle madri e dalle balie, i racconti che si scambiavano nel gineceo le donne intente a filare e tessere, i canti dei soldati che andando alla guerra ripercorrevano le gesta degli eroi, contribuivano a fissare nella memoria collettiva i protagonisti dei grandi racconti epici e mitici. A partire dall’VIII-VII secolo a.C. questo patrimonio di narrazioni del più vario tenore inizia a prendere forma figurativa e ad essere rappresentato su oggetti sacri, profani e funerari. Nel corso del VI secolo a.C. con il passaggio dall’oralità alla scrittura i racconti acquisirono una veste più statica, ma le diverse versioni che si erano andate stratificando nei secoli precedenti riemersero con prepotenza nell’elaborazione di poeti e tragediografi dell’età classica, fornendo ai creatori di immagini nuova linfa vitale per le loro opere.
In questo periodo le immagini si dispiegavano soprattutto sulla ceramica, parte essenziale della vita quotidiana e della morte, ma presto passarono sui templi, nelle piazze, nelle case, divenendone un imprescindibile completamento e acquisendo un ruolo comunicativo fondamentale, che nei secoli cambiò adattandosi alle necessità della società che ne fruiva e dell’ambiente a cui erano destinate. Ecco, dunque, che per capire un mito è necessario da un lato percorrere i due sentieri paralleli della parola e dell’immagine, per valutare come e perché si incontrano o si contrappongano, dall’altro ricostruire il contesto per cui testi e raffigurazioni erano stati creati.
Per dipanare l’intricata matassa del significato dei miti abbiamo scelto due figure archetipiche: Medea, personaggio inquietante per la complessità e drammaticità delle sue vicende, ed Elena, consegnata alla storia come la donna più bella del mondo, causa di una interminabile guerra costata la vita alla ‘meglio gioventù’ del tempo.
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