Padiglione dell'Iran. Iranian Highlights / The Great Game
Dal 06 Maggio 2015 al 22 Novembre 2015
Venezia
Luogo: Padiglione dell’Iran
Indirizzo: Calle San Giovanni 1074/b
Curatori: Marco Meneguzzo, Mazdak Faiznia
Telefono per informazioni: +39 333 8662048
E-Mail info: info@pavilionofiraq.org
Sito ufficiale: http://www.pavilionofiraq.org
L’idea della mostra nasce dalla considerazione che l’area geografica tra questi Paesi è di fatto un territorio storicamente unico, unito indissolubilmente nel proprio destino dalla sua situazione storica e culturale: attorno a questi luoghi si è svolto e si svolge quel che sin dal XIX secolo è stato definito “il grande gioco” per la supremazia in Asia.
L’intreccio di situazioni politiche, economiche, religiose, sociali trova la sua espressione e la sua interpretazione anche nell’arte prodotta in quei luoghi, ed è questo ciò che la rassegna proposta a la Biennale Arte 2015 vuole mostrare attraverso l’opera di una quarantina di artisti operanti in quelle regioni, e particolarmente sensibili alle questioni sociopolitiche. La mostra testimonia la centralità del problema, e di come questo venga percepito e restituito a un pubblico internazionale attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, già veicolato nelle maggiori esposizioni internazionali, ma ancora gravato della vera difficoltà esistenziale di chi vive sulla propria pelle un groviglio di contraddizioni, specchio esatto di ciò che potrebbe essere il risultato linguistico della globalizzazione. Non si tratta perciò di una ricognizione panoramica sull’arte di quei Paesi – che ormai, almeno per quanto riguarda alcuni di essi, sono ben conosciuti -, ma di un vero e proprio “affondo” concettuale in uno dei luoghi che quotidianamente quanto superficialmente è protagonista di ogni comunicazione mediatica. Il tema prescelto dalla mostra implica ovviamente che questi lavori vengano scelti tra quelli significativamente vicini alle problematiche analizzate: per questo motivo è stata preventivamente compiuta una ricerca – anche in loco – sulla disponibilità di opere assolutamente inerenti al soggetto indicato, privilegiando però anche l’aspetto metaforico della complessità delle culture e delle forze in gioco (per questo, tra gli artisti, ci sono anche artisti che potrebbero essere superficialmente definiti “astratti”, ed è stata considerata anche la fondamentale importanza dell’elemento “scrittura” per quelle culture).
Iranian Highlights
La sezione presenta il lavoro di quattro artisti iraniani: Samira Alikhanzadeh, Mahmoud Bakhshi Moakhar, Jamshid Bayrami e Mohamed Ehsai, di generazioni, gender, tendenze e strumenti espressivi diversi, legati in questo caso dalla volontà di mostrare la ricchezza e la complessità dell’arte iraniana, per tradizione cosmopolita e ricettiva, oltre che consapevole del proprio patrimonio culturale. E’ un omaggio esemplare – cioè realizzato necessariamente per esempi, perché il numero di artisti che hanno costruito la realtà attuale iraniana è ovviamente molto maggiore – a una cultura perfettamente inserita nella contemporaneità e nei modi della globalizzazione.
The Great Game
a cura di Marco Meneguzzo, Mazdak Faiznia
Lida Abdul, Bani Abidi, Adel Abidin, Amin Aghaei, Ghodratollah Agheli, Shahriar Ahmadi, Parastoo Ahovan, Farhad Ahrarnia, Furat al Jamil, Rashad Alakbarov, Nazgol Ansarinia, Reza Aramesh, Alireza Astaneh, Sonia Balassanian, Mahmoud Bakhshi Moakhar, Wafaa Bilal, Mehdi Farhadian, Shadi Ghadirian, Shilpa Gupta, Ghasem Hajizadeh, Shamsia Hassani, Sahand Hesamiyan, Sitara Ibrahimova, Pouran Jinchi, Amar Kanwar, Babak Kazemi, Riyas Komu, Farideh Lashai, Farokh Mahdavi, Ahmad Morshedloo, Mehrdad Mohebali, Huma Mulji, Azad Nanakeli, Jamal Penjweny, Imran Qureshi, Sara Rahbar, Rashid Rana, Atefeh Samaei, Monir Shahroudy Farmanfarmaian, T.V. Santhosh, Walid Siti, Vahid Sharifian, Mohsen Taasha Wahidi, Mitra Tabrizian, Parviz Tanavoli, Newsha Tavakolian, Sadegh Tirafkan, Hema Upadhyay, Saira Wasim.
L’intreccio di situazioni politiche, economiche, religiose, sociali trova la sua espressione e la sua interpretazione anche nell’arte prodotta in quei luoghi, ed è questo ciò che la rassegna proposta a la Biennale Arte 2015 vuole mostrare attraverso l’opera di una quarantina di artisti operanti in quelle regioni, e particolarmente sensibili alle questioni sociopolitiche. La mostra testimonia la centralità del problema, e di come questo venga percepito e restituito a un pubblico internazionale attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, già veicolato nelle maggiori esposizioni internazionali, ma ancora gravato della vera difficoltà esistenziale di chi vive sulla propria pelle un groviglio di contraddizioni, specchio esatto di ciò che potrebbe essere il risultato linguistico della globalizzazione. Non si tratta perciò di una ricognizione panoramica sull’arte di quei Paesi – che ormai, almeno per quanto riguarda alcuni di essi, sono ben conosciuti -, ma di un vero e proprio “affondo” concettuale in uno dei luoghi che quotidianamente quanto superficialmente è protagonista di ogni comunicazione mediatica. Il tema prescelto dalla mostra implica ovviamente che questi lavori vengano scelti tra quelli significativamente vicini alle problematiche analizzate: per questo motivo è stata preventivamente compiuta una ricerca – anche in loco – sulla disponibilità di opere assolutamente inerenti al soggetto indicato, privilegiando però anche l’aspetto metaforico della complessità delle culture e delle forze in gioco (per questo, tra gli artisti, ci sono anche artisti che potrebbero essere superficialmente definiti “astratti”, ed è stata considerata anche la fondamentale importanza dell’elemento “scrittura” per quelle culture).
Iranian Highlights
La sezione presenta il lavoro di quattro artisti iraniani: Samira Alikhanzadeh, Mahmoud Bakhshi Moakhar, Jamshid Bayrami e Mohamed Ehsai, di generazioni, gender, tendenze e strumenti espressivi diversi, legati in questo caso dalla volontà di mostrare la ricchezza e la complessità dell’arte iraniana, per tradizione cosmopolita e ricettiva, oltre che consapevole del proprio patrimonio culturale. E’ un omaggio esemplare – cioè realizzato necessariamente per esempi, perché il numero di artisti che hanno costruito la realtà attuale iraniana è ovviamente molto maggiore – a una cultura perfettamente inserita nella contemporaneità e nei modi della globalizzazione.
The Great Game
a cura di Marco Meneguzzo, Mazdak Faiznia
Lida Abdul, Bani Abidi, Adel Abidin, Amin Aghaei, Ghodratollah Agheli, Shahriar Ahmadi, Parastoo Ahovan, Farhad Ahrarnia, Furat al Jamil, Rashad Alakbarov, Nazgol Ansarinia, Reza Aramesh, Alireza Astaneh, Sonia Balassanian, Mahmoud Bakhshi Moakhar, Wafaa Bilal, Mehdi Farhadian, Shadi Ghadirian, Shilpa Gupta, Ghasem Hajizadeh, Shamsia Hassani, Sahand Hesamiyan, Sitara Ibrahimova, Pouran Jinchi, Amar Kanwar, Babak Kazemi, Riyas Komu, Farideh Lashai, Farokh Mahdavi, Ahmad Morshedloo, Mehrdad Mohebali, Huma Mulji, Azad Nanakeli, Jamal Penjweny, Imran Qureshi, Sara Rahbar, Rashid Rana, Atefeh Samaei, Monir Shahroudy Farmanfarmaian, T.V. Santhosh, Walid Siti, Vahid Sharifian, Mohsen Taasha Wahidi, Mitra Tabrizian, Parviz Tanavoli, Newsha Tavakolian, Sadegh Tirafkan, Hema Upadhyay, Saira Wasim.
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Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano