Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia

Renato Guttuso, Bozzetto di scena Atto Secondo, Quadro Primo per Lady Macbeth of Minsk, 1947 | Courtesy of Fondo Artistico
Dal 29 Agosto 2020 al 08 Dicembre 2020
Venezia
Luogo: Giardini della Biennale
Indirizzo: Castello 30122
Orari: 11 - 19 | Dal 6 Ott: 10 - 18 | Ingressi ogni 30 minuti (con capienza massima di 200 persone per fascia oraria)
Costo del biglietto: Intero 12 € | Ridotto studenti 8 € | Per gruppi prenotati 10 € | Biglietti esclusivamente on line
E-Mail info: promozione@labiennale.org
Sito ufficiale: http://www.labiennale.org
La Biennale di Venezia, nella ricorrenza dei 125 anni dalla sua fondazione, presenta la mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, che si terrà al Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale da sabato 29 agosto fino a martedì 8 dicembre 2020, realizzata dall’Archivio storico della Biennale – ASAC.
La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell’Archivio storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.
Il Presidente della Biennale Roberto Cicutto, nel presentare la mostra ha espresso la sua gratitudine per “la generosa adesione che i direttori, lo staff dell’Archivio storico e lo staff della Biennale tutta hanno dato alla costruzione - in parallelo con gli impegni relativi alle Mostre e ai Festival - di un progetto che rafforza ancor più La Biennale come laboratorio permanente di ricerca delle arti contemporanee, motore indispensabile di indagine sul presente e sul futuro e strumento strategico di sviluppo anche economico per la società contemporanea”. I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell’Istituzione veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi. La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ’68 alle biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-1978), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione (si veda la scheda “Le sale” in allegato).
In un periodo di instabilità globale che solo negli ultimi mesi ha visto alternarsi catastrofi ecologiche, nuove pandemie e rivoluzioni sociali, La Biennale di Venezia si distingue così non solo come luogo di produzione e riflessione delle tendenze più innovative delle principali discipline artistiche contemporanee, ma conferma anche il suo ruolo di testimone privilegiato di molteplici cambiamenti, drammi e crisi sociali susseguitisi dalla fine dell’Ottocento a oggi, registrando come un sismografo i sussulti della storia.
Il progetto di allestimento della mostra e la grafica del manifesto sono a cura di Formafantasma.
Il catalogo della mostra è edito dalla Biennale di Venezia.
La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell’Archivio storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.
Il Presidente della Biennale Roberto Cicutto, nel presentare la mostra ha espresso la sua gratitudine per “la generosa adesione che i direttori, lo staff dell’Archivio storico e lo staff della Biennale tutta hanno dato alla costruzione - in parallelo con gli impegni relativi alle Mostre e ai Festival - di un progetto che rafforza ancor più La Biennale come laboratorio permanente di ricerca delle arti contemporanee, motore indispensabile di indagine sul presente e sul futuro e strumento strategico di sviluppo anche economico per la società contemporanea”. I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell’Istituzione veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi. La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ’68 alle biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-1978), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione (si veda la scheda “Le sale” in allegato).
In un periodo di instabilità globale che solo negli ultimi mesi ha visto alternarsi catastrofi ecologiche, nuove pandemie e rivoluzioni sociali, La Biennale di Venezia si distingue così non solo come luogo di produzione e riflessione delle tendenze più innovative delle principali discipline artistiche contemporanee, ma conferma anche il suo ruolo di testimone privilegiato di molteplici cambiamenti, drammi e crisi sociali susseguitisi dalla fine dell’Ottocento a oggi, registrando come un sismografo i sussulti della storia.
Il progetto di allestimento della mostra e la grafica del manifesto sono a cura di Formafantasma.
Il catalogo della mostra è edito dalla Biennale di Venezia.
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