Konrad Ross. Floating Mindscapes - Immaginari fluttuanti
![Konrad Ross, <em>Nostalgia</em>, 2020, Olio su lino, 140 x 190 | Courtesy of GAD<br /> Konrad Ross, <em>Nostalgia</em>, 2020, Olio su lino, 140 x 190 | Courtesy of GAD<br />](http://www.arte.it/foto/600x450/e5/122497-Nostalgia_2020_oil_on_linen_140x190cm.png)
Konrad Ross, Nostalgia, 2020, Olio su lino, 140 x 190 | Courtesy of GAD
Dal 30 Ottobre 2021 al 30 Novembre 2021
Venezia
Luogo: GAD Giudecca Art District
Indirizzo: Giudecca 211
Orari: Mar - Sab 11 - 18 | Dom - Lun chiuso
Curatori: Valentina Gioia Levy
Costo del biglietto: Ingresso libero
Sito ufficiale: http://www.giudecca-art-district.com
GAD Giudecca Art District presenta Floating Mindscapes la prima mostra personale in Italia di Konrad Ross, a cura di Valentina Gioia Levy.
L’artista presenta una selezione di dipinti realizzati tra il 2018 e 2021 in cui esplora linguaggi pittorici, segni e simbolismi provenienti da diverse tradizioni e immaginari. Nato in una famiglia di Afrikaner, Ross cresce e si forma in bilico tra la cultura occidentale dei suoi antenati e quella africana che lo circonda, in un paese ancora marcato dalla violenza dell’apartheid. Nel 1987, Ross lascia il Sudafrica per l’Europa attraverso un viaggio che lo riporta nel continente dei suoi antenati proprio mentre nel suo paese d’origine il dramma dell’apartheid arriva al suo apice.
Nel suo lavoro convivono le tracce di un passato coloniale la cui eredità invadente e castrante sembra essere avvertita dall’artista come un fantasma da esorcizzare, ma allo stesso tempo un punto di riferimento culturale costante, che emerge nelle immagini di busti e maschere di ispirazione greco-romana, nell’ossessione michelangiolesca per il disegno delle mani, nei simboli come la trinacria, la medusa, la croce o il sudario, che si fondono insieme a suggestioni visive multiple provenienti dalle culture africane e da quelle asiatiche, particolarmente indo-giapponesi. Oltre ai dipinti, la mostra presenta una performance di lunga durata, in collaborazione con il ballerino e costume designer australiano Thomas Alfred Bradley, che si svolgerà per diverse ore al giorno, dal 30 ottobre al 4 novembre.
Nel tentativo impossibile di mappare fedelmente i movimenti della danza scomposta e imprevedibile di Bradley, Ross produrrà un’opera dallo sviluppo progressivo, frutto diretto del processo performativo. L’obiettivo dell’artista è quello di fissare l’essenza stessa del movimento su carta, secondo un’intenzione utopica che trova la sua origine già nella storia della fotografia ottocentesca con le sperimentazioni di Muybridge e Marey o nei movimenti d’avanguardia come il futurismo.
Nel lavoro di Ross però, che si vuole principalmente performativo, la volontà è quella di procedere secondo una perdita graduale di controllo autoriale, per cui artista e ballerino procedono all’unisono, ma spinti da due forze opposte: da un lato, liberare il corpo, attraverso uno scatto propulsivo in avanti, perdendosi nell’imprevedibilità dell’azione, dall’altro, afferrare l’essenza del moto per trattenerla in un’operazione entropica che mira al raggiungimento di una qualche forma di equilibrio, collocandosi tuttavia in una direzione opposta al dispiegamento temporale.
L’artista presenta una selezione di dipinti realizzati tra il 2018 e 2021 in cui esplora linguaggi pittorici, segni e simbolismi provenienti da diverse tradizioni e immaginari. Nato in una famiglia di Afrikaner, Ross cresce e si forma in bilico tra la cultura occidentale dei suoi antenati e quella africana che lo circonda, in un paese ancora marcato dalla violenza dell’apartheid. Nel 1987, Ross lascia il Sudafrica per l’Europa attraverso un viaggio che lo riporta nel continente dei suoi antenati proprio mentre nel suo paese d’origine il dramma dell’apartheid arriva al suo apice.
Nel suo lavoro convivono le tracce di un passato coloniale la cui eredità invadente e castrante sembra essere avvertita dall’artista come un fantasma da esorcizzare, ma allo stesso tempo un punto di riferimento culturale costante, che emerge nelle immagini di busti e maschere di ispirazione greco-romana, nell’ossessione michelangiolesca per il disegno delle mani, nei simboli come la trinacria, la medusa, la croce o il sudario, che si fondono insieme a suggestioni visive multiple provenienti dalle culture africane e da quelle asiatiche, particolarmente indo-giapponesi. Oltre ai dipinti, la mostra presenta una performance di lunga durata, in collaborazione con il ballerino e costume designer australiano Thomas Alfred Bradley, che si svolgerà per diverse ore al giorno, dal 30 ottobre al 4 novembre.
Nel tentativo impossibile di mappare fedelmente i movimenti della danza scomposta e imprevedibile di Bradley, Ross produrrà un’opera dallo sviluppo progressivo, frutto diretto del processo performativo. L’obiettivo dell’artista è quello di fissare l’essenza stessa del movimento su carta, secondo un’intenzione utopica che trova la sua origine già nella storia della fotografia ottocentesca con le sperimentazioni di Muybridge e Marey o nei movimenti d’avanguardia come il futurismo.
Nel lavoro di Ross però, che si vuole principalmente performativo, la volontà è quella di procedere secondo una perdita graduale di controllo autoriale, per cui artista e ballerino procedono all’unisono, ma spinti da due forze opposte: da un lato, liberare il corpo, attraverso uno scatto propulsivo in avanti, perdendosi nell’imprevedibilità dell’azione, dall’altro, afferrare l’essenza del moto per trattenerla in un’operazione entropica che mira al raggiungimento di una qualche forma di equilibrio, collocandosi tuttavia in una direzione opposta al dispiegamento temporale.
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