Il problema della navigazione nello spazio
Dal 07 Giugno 2014 al 23 Novembre 2014
Venezia
Luogo: Padiglione Sloveno - La Biennale di Venezia
Indirizzo: Giardini
Curatori: Jurij Krpan
Telefono per informazioni: +39 347 7122456 / 041 2770466
E-Mail info: info@aplusa.it
Sito ufficiale: http://www.aplusa.it
L’architettura è stata sempre vista come una disciplina legata alla progettazione e all’organizzazione di un territorio, ma con l’evoluzione della tecnica la prospettiva umana si è ampliata per includere orizzonti più estesi che implicano luoghi ubicati al di là della superficie terrestre. Lo spazio inteso come cosmo è l’incredibile visione che il gruppo del padiglione sloveno presenta alla 14° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Un progetto che La Biennale di Venezia ha invitato assegnandogli una sede centrale dell’Arsenale, proprio nel raccordo tra le Corderie e le Artiglierie.
Nel suo passato la tradizione slovena annovera un illustre pioniere dell’architettura dello spazio Herman Poto?nik Noordung, che nel 1928 pubblica la ricerca: Il problema della navigazione dello spazio – Il motore a reazione. La sua visione dell’architettura viene espressa attraverso oggetti e fabbricati culturali (comprese le strutture architettoniche), che consentirebbero la sopravvivenza umana in caso di pericolo, persino nelle mortali condizioni di gravità zero, in modo da ricordare i fondamenti e l’importanza oggi assunta dallo spazio.
L’idea di architettura per lo spazio di Poto?nik è presentata dal gruppo sloveno a più livelli, partendo dall’asserzione che lo spazio a noi vicino sia da un po’ di tempo popolato da oggetti di varia provenienza, dai satelliti alle stazioni spaziali.
“Insediamenti” umani, ubicati in un luogo ostile all’uomo, essi svolgono numerose funzioni, come quella di unire i diversi sforzi culturali, se concepiamo la cultura come appropriazione di un ambiente attraverso svariati sistemi, quindi anche con l’architettura. Poto?nik, in questo contesto, si pone come qualcuno che, prima di tutto, ha usato la sua conoscenza per rispondere alla domanda su come usare la tecnologia, che non sia nei termini di distruzione, ma per scopi umani comuni e per rendere possibile la sopravvivenza nello spazio. La storia dello stanziamento nello spazio è sempre stata, di conseguenza, una storia dell’architettura, legata soprattutto ai risultati scientifici e tecnologici.
Il Centro Culturale Europeo di Tecnologie Spaziali (KSEVT), ideatore del progetto sloveno alla Biennale di Venezia, sta lavorando sul collegamento che si può instaurare tra le soluzioni scientifico – tecnologiche e l’appropriazione dello spazio da parte delle Arti e delle Lettere. Dallo studio di questo rapporto, possiamo vedere lo sviluppo dell’architettura come un’interazione di due aspetti relativi agli impegni umani. Il contributo delle arti e delle scienze umanistiche alla progettazione architettonica dello spazio, delineato da Poto?nik con il suo approccio non militarista, consiste nel riconoscere uno spazio culturale in assenza di gravità e in condizioni artificiali per gli esseri umani .
L’impegno di Poto?nik e il suo apporto all’architettura è meglio comprensibile se associato alla storia del Modernismo, anche in Slovenia. La metodologia dei suoi progetti ha lo scopo di creare un ambiente adatto all’insediamento umano in un contesto totalmente artificiale – lo spazio – attraverso una serie di soluzioni architettoniche realizzate da prominenti architetti sloveni negli ultimi 100 anni, pur essendo queste spesso destinate a una funzione residenziale e sociale (ovvero all’idea di una vita migliore – con tutti i vantaggi per la civiltà – persino per i ceti sociali più deboli).
Non è un caso che anche alcuni modernisti e avanguardisti abbiano iniziato a scoprire lo spazio nei primi decenni del 20° secolo, anche se utilizzando i propri sistemi. La ricerca di una nuova espressione artistica spesso coincide con l’invenzione di un nuovo ordine sociale e un uomo nuovo. Lo spazio ha reso possibile una visione radicalmente nuova dell’arte e della società, così come la storia della sua conquista tecnologica e architettonica si intreccia con l’utopica esplorazione e interpretazione artistica di ciò che lo spazio sia e su ciò che implica – o dovrebbe sottintendere.
In occasione di questa Biennale, KSEVT offre, attraverso i tre diversi concetti, degli approcci per comprendere l’architettura dello spazio di Herman Poto?nik e per una comprensione dello spazio architettonico in generale.
Supre:human esamina i disegni tecnico/umanistici realizzati da Noordung per uno spazio abitabile dall’uomo. Supre:living lo spazio è composto soprattutto da artefatti culturali (tra cui l’architettura) così come dell’appropriazione artistica (Modernismo, avanguardia) e persino da un ampliamento di questo termine. Infine, Supre:composite presenta l’architettura slovena del secolo scorso come precursore e discendente delle aspirazioni architettoniche di Poto?nik; precursore poiché dimostra come il contesto e la mentalità dell’idea sia legata a una specifica area; discendente in quanto pone in rilievo le basi di una riflessione generale – in che modo l’architettura possa permette l’abitabilità umana? – e il motivo per cui scaturisca dalle nuove soluzioni tecnologiche, in gran parte legate allo sviluppo di tecnologie spaziali. Attraverso la presentazione di questi tre aspetti, KSEVT propone una visione particolare dell’esplorazione scientifico / artistica dello spazio nel passato; uno sguardo utile per iniziare a capire questa esplorazione come un diverso sforzo mentale verso la culturizzazione dello spazio.
Il progetto è organizzato da KSEVT in collaborazione con la Biennale di Venezia. Mentre l’esposizione principale è realizzata in collaborazione con Yuri A. Gagarin, cosmonauta del centro di addestramento di Star City. Una situazione unico ed eccezionale poiché verrà stabilita una connessione tra Herman Poto?nik Noordung e la Stazione Spaziale Internazionale, l’unica architettura abitabile dello spazio in orbita terrestre.
Herman Poto?nik (Pola, 1892 – Vienna, 1929) è stato un ingegnere austriaco, considerato uno dei pionieri della missilistica e dei viaggi nello spazio, e noto soprattutto con lo pseudonimo Hermann Noordung con cui ha firmato il suo unico libro.
Nel 1928 pubblicò il suo unico libro, con lo pseudonimo “Hermann Noordung” Das Problem der Befahrung des Weltraums – Der Raketenmotor (Il problema della navigazione dello spazio – Il motore a reazione), che l’editore berlinese Richard Carl Schmidt fece uscire con l’anno di edizione 1929. In 188 pagine e oltre 100 illustrazioni, Poto?nik propone diverse possibili realizzazioni di stazioni spaziali e satelliti geostazionari. Descriveva anche in maniera dettagliata i tre moduli di cui si sarebbe dovuta comporre una particolare stazione: la Wohnrad (ruota abitata), che sarebbe dovuta restare in rotazione continua per produrre artificialmente la forza di gravità, una centrale elettrica che sarebbe dovuta essere alimentata dall’energia solare con uno specchio parabolico, ed un osservatorio astronomico. Le tre parti dovevano essere collegate per il tramite di cavi.
L’idea di Noordung di un satellite fermo a circa 36.000 km di altezza, che rimanesse costantemente sopra lo stesso punto della Terra, fu più tardi resa reale dai satelliti per le telecomunicazioni e meteorologici, grazie all’orbita geosincrona.
Nel 1935 il suo libro fu tradotto in lingua russa, nel 1985 in sloveno e solo nel 1999 in inglese, ad opera della NASA.
Autori: Miha Turši?, Dragan Živadinov
Co-autori: Dunja Zupan?i?, Špela Petri?, Peter Kre?i?, Tanya N. Zhelnina
Nel suo passato la tradizione slovena annovera un illustre pioniere dell’architettura dello spazio Herman Poto?nik Noordung, che nel 1928 pubblica la ricerca: Il problema della navigazione dello spazio – Il motore a reazione. La sua visione dell’architettura viene espressa attraverso oggetti e fabbricati culturali (comprese le strutture architettoniche), che consentirebbero la sopravvivenza umana in caso di pericolo, persino nelle mortali condizioni di gravità zero, in modo da ricordare i fondamenti e l’importanza oggi assunta dallo spazio.
L’idea di architettura per lo spazio di Poto?nik è presentata dal gruppo sloveno a più livelli, partendo dall’asserzione che lo spazio a noi vicino sia da un po’ di tempo popolato da oggetti di varia provenienza, dai satelliti alle stazioni spaziali.
“Insediamenti” umani, ubicati in un luogo ostile all’uomo, essi svolgono numerose funzioni, come quella di unire i diversi sforzi culturali, se concepiamo la cultura come appropriazione di un ambiente attraverso svariati sistemi, quindi anche con l’architettura. Poto?nik, in questo contesto, si pone come qualcuno che, prima di tutto, ha usato la sua conoscenza per rispondere alla domanda su come usare la tecnologia, che non sia nei termini di distruzione, ma per scopi umani comuni e per rendere possibile la sopravvivenza nello spazio. La storia dello stanziamento nello spazio è sempre stata, di conseguenza, una storia dell’architettura, legata soprattutto ai risultati scientifici e tecnologici.
Il Centro Culturale Europeo di Tecnologie Spaziali (KSEVT), ideatore del progetto sloveno alla Biennale di Venezia, sta lavorando sul collegamento che si può instaurare tra le soluzioni scientifico – tecnologiche e l’appropriazione dello spazio da parte delle Arti e delle Lettere. Dallo studio di questo rapporto, possiamo vedere lo sviluppo dell’architettura come un’interazione di due aspetti relativi agli impegni umani. Il contributo delle arti e delle scienze umanistiche alla progettazione architettonica dello spazio, delineato da Poto?nik con il suo approccio non militarista, consiste nel riconoscere uno spazio culturale in assenza di gravità e in condizioni artificiali per gli esseri umani .
L’impegno di Poto?nik e il suo apporto all’architettura è meglio comprensibile se associato alla storia del Modernismo, anche in Slovenia. La metodologia dei suoi progetti ha lo scopo di creare un ambiente adatto all’insediamento umano in un contesto totalmente artificiale – lo spazio – attraverso una serie di soluzioni architettoniche realizzate da prominenti architetti sloveni negli ultimi 100 anni, pur essendo queste spesso destinate a una funzione residenziale e sociale (ovvero all’idea di una vita migliore – con tutti i vantaggi per la civiltà – persino per i ceti sociali più deboli).
Non è un caso che anche alcuni modernisti e avanguardisti abbiano iniziato a scoprire lo spazio nei primi decenni del 20° secolo, anche se utilizzando i propri sistemi. La ricerca di una nuova espressione artistica spesso coincide con l’invenzione di un nuovo ordine sociale e un uomo nuovo. Lo spazio ha reso possibile una visione radicalmente nuova dell’arte e della società, così come la storia della sua conquista tecnologica e architettonica si intreccia con l’utopica esplorazione e interpretazione artistica di ciò che lo spazio sia e su ciò che implica – o dovrebbe sottintendere.
In occasione di questa Biennale, KSEVT offre, attraverso i tre diversi concetti, degli approcci per comprendere l’architettura dello spazio di Herman Poto?nik e per una comprensione dello spazio architettonico in generale.
Supre:human esamina i disegni tecnico/umanistici realizzati da Noordung per uno spazio abitabile dall’uomo. Supre:living lo spazio è composto soprattutto da artefatti culturali (tra cui l’architettura) così come dell’appropriazione artistica (Modernismo, avanguardia) e persino da un ampliamento di questo termine. Infine, Supre:composite presenta l’architettura slovena del secolo scorso come precursore e discendente delle aspirazioni architettoniche di Poto?nik; precursore poiché dimostra come il contesto e la mentalità dell’idea sia legata a una specifica area; discendente in quanto pone in rilievo le basi di una riflessione generale – in che modo l’architettura possa permette l’abitabilità umana? – e il motivo per cui scaturisca dalle nuove soluzioni tecnologiche, in gran parte legate allo sviluppo di tecnologie spaziali. Attraverso la presentazione di questi tre aspetti, KSEVT propone una visione particolare dell’esplorazione scientifico / artistica dello spazio nel passato; uno sguardo utile per iniziare a capire questa esplorazione come un diverso sforzo mentale verso la culturizzazione dello spazio.
Il progetto è organizzato da KSEVT in collaborazione con la Biennale di Venezia. Mentre l’esposizione principale è realizzata in collaborazione con Yuri A. Gagarin, cosmonauta del centro di addestramento di Star City. Una situazione unico ed eccezionale poiché verrà stabilita una connessione tra Herman Poto?nik Noordung e la Stazione Spaziale Internazionale, l’unica architettura abitabile dello spazio in orbita terrestre.
Herman Poto?nik (Pola, 1892 – Vienna, 1929) è stato un ingegnere austriaco, considerato uno dei pionieri della missilistica e dei viaggi nello spazio, e noto soprattutto con lo pseudonimo Hermann Noordung con cui ha firmato il suo unico libro.
Nel 1928 pubblicò il suo unico libro, con lo pseudonimo “Hermann Noordung” Das Problem der Befahrung des Weltraums – Der Raketenmotor (Il problema della navigazione dello spazio – Il motore a reazione), che l’editore berlinese Richard Carl Schmidt fece uscire con l’anno di edizione 1929. In 188 pagine e oltre 100 illustrazioni, Poto?nik propone diverse possibili realizzazioni di stazioni spaziali e satelliti geostazionari. Descriveva anche in maniera dettagliata i tre moduli di cui si sarebbe dovuta comporre una particolare stazione: la Wohnrad (ruota abitata), che sarebbe dovuta restare in rotazione continua per produrre artificialmente la forza di gravità, una centrale elettrica che sarebbe dovuta essere alimentata dall’energia solare con uno specchio parabolico, ed un osservatorio astronomico. Le tre parti dovevano essere collegate per il tramite di cavi.
L’idea di Noordung di un satellite fermo a circa 36.000 km di altezza, che rimanesse costantemente sopra lo stesso punto della Terra, fu più tardi resa reale dai satelliti per le telecomunicazioni e meteorologici, grazie all’orbita geosincrona.
Nel 1935 il suo libro fu tradotto in lingua russa, nel 1985 in sloveno e solo nel 1999 in inglese, ad opera della NASA.
Autori: Miha Turši?, Dragan Živadinov
Co-autori: Dunja Zupan?i?, Špela Petri?, Peter Kre?i?, Tanya N. Zhelnina
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