Francesca Montinaro. I am a monster - Ritratto continuo mod. 3.375.020.000

Francesca Montinaro. I am a monster - Ritratto continuo mod. 3.375.020.000
Dal 25 Settembre 2015 al 15 Ottobre 2015
Venezia
Luogo: CZF Cultural Flow Zone - Biblioteca delle Zattere
Indirizzo: Fondamenta Zattere 1392
Orari: da lunedì a sabato 10-19; domenica 15-19
Curatori: Silvia Burini, Giacinto Di Pietrantonio
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 234 5811 / 5820
E-Mail info: cfz@unive.it
Sito ufficiale: http://www.unive.it/cfz
I am a monster - Ritratto continuomod. 3.375.020.000,la nuova mostra dell’artista romana Francesca Montinaro, presentata dal 25 settembre 2015 al 15 ottobre 2015 nella personale di Ca’ Foscari Zattere, a Venezia, a cura diSilvia Burini e Giacinto Di Pietrantonio, prosegue il progetto video installativo ciclico iniziato due anni fa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, con l’obiettivo di evidenziare la realtà femminile, sottolineando gli aspetti che la costituiscono come un “monstrum”, un prodigio.
L’allestimento veneziano suggerisce una visione intima e sacra con le protagoniste, inserendo i video ritratti in un’abside buia dove l’opera è scandita su sei schermi e a cui l’osservatore accede oltrepassando uno schieramento di “Sentinelle” che accolgono e al contempo proteggono le apparizioni femminili.
“Qui siamo nel territorio delicato del prendersi cura dell’altro da sé, dove è l’artista per prima a occuparsi scrupolosamente delle sue partecipanti, una ad una, come in un confessionale entrando nello spazio simbiotico dell’immagine-parola dove la pelle è la pagina viva che racconta di noi, svela i dubbi e le certezze che guidano le nostre scelte di vita, mostra la piega in cui si annidano i frammenti di un interminabile discorso amoroso.
E’ quindi in questo luogo protetto ed intimo che si assiste al passaggio di questa ierofania potenzialmente interminabile di donne che in una dinamica di gioco con l’osservatore, mettono in scena le parti simbolicamente più forti di sé: il volto, il corpo, il pensiero.”
Pensata come un organismo vivente che cresce e si trasforma nel tempo, con l’esposizione I am a monster, l’opera continua la sua evoluzione con 84 nuovi ritratti aggiunti ai modelli già noti: le spose, le suore, le venditrici porta a porta, le scultrici della parola e le donne musulmane.
Per realizzarla, l’artista ha affrontato il tema del pre-giudiziointraprendendo un esperimento di discussione con le detenute del carcere di Rebibbia a Roma.
L’opera è un esperimento fisico e psichico che nel modello numerico si riferisce al totale approssimativo di donne nel mondo, e ne vede coinvolte ad oggi oltre 450. Ritratto continuomod. 3.375.020.000,è un ritratto di gruppo al femminile in cui le singole donne, prese nel loro insieme e valorizzate nella loro singolarità, sono espressione di un nuovo concetto d’identità sociale, incentrato sull’originalità individuale, sulla forza vitale e sulla convinzione tipicamente femminile di sapersi assumere le responsabilità.
Ad ogni donna partecipante l’artista chiede di riflettere sul proprio ruolo e sintetizzarlo compiendo un gesto simbolico: sporcarsi le mani e scagliare un messaggio al di là del video, verso l’osservatore come ad un alleato psichico.
E’ un invito ad agire, esprimersi, mettersi in gioco, prendere una decisione.
La fruizione dell’opera è insolita, simultanea e ciclica, estesa o occasionale, obbliga il visitatore alla casualità dell’incontro. Il linguaggio visivo che ne deriva è intenso e ipnotico e la narrazione si sostanzia ritratto dopo ritratto.
La durata dell’opera è variabile e dipende dal numero dei ritratti realizzati; ad oggi supera le 8 ore di girato complessive.
L’allestimento veneziano suggerisce una visione intima e sacra con le protagoniste, inserendo i video ritratti in un’abside buia dove l’opera è scandita su sei schermi e a cui l’osservatore accede oltrepassando uno schieramento di “Sentinelle” che accolgono e al contempo proteggono le apparizioni femminili.
“Qui siamo nel territorio delicato del prendersi cura dell’altro da sé, dove è l’artista per prima a occuparsi scrupolosamente delle sue partecipanti, una ad una, come in un confessionale entrando nello spazio simbiotico dell’immagine-parola dove la pelle è la pagina viva che racconta di noi, svela i dubbi e le certezze che guidano le nostre scelte di vita, mostra la piega in cui si annidano i frammenti di un interminabile discorso amoroso.
E’ quindi in questo luogo protetto ed intimo che si assiste al passaggio di questa ierofania potenzialmente interminabile di donne che in una dinamica di gioco con l’osservatore, mettono in scena le parti simbolicamente più forti di sé: il volto, il corpo, il pensiero.”
Pensata come un organismo vivente che cresce e si trasforma nel tempo, con l’esposizione I am a monster, l’opera continua la sua evoluzione con 84 nuovi ritratti aggiunti ai modelli già noti: le spose, le suore, le venditrici porta a porta, le scultrici della parola e le donne musulmane.
Per realizzarla, l’artista ha affrontato il tema del pre-giudiziointraprendendo un esperimento di discussione con le detenute del carcere di Rebibbia a Roma.
L’opera è un esperimento fisico e psichico che nel modello numerico si riferisce al totale approssimativo di donne nel mondo, e ne vede coinvolte ad oggi oltre 450. Ritratto continuomod. 3.375.020.000,è un ritratto di gruppo al femminile in cui le singole donne, prese nel loro insieme e valorizzate nella loro singolarità, sono espressione di un nuovo concetto d’identità sociale, incentrato sull’originalità individuale, sulla forza vitale e sulla convinzione tipicamente femminile di sapersi assumere le responsabilità.
Ad ogni donna partecipante l’artista chiede di riflettere sul proprio ruolo e sintetizzarlo compiendo un gesto simbolico: sporcarsi le mani e scagliare un messaggio al di là del video, verso l’osservatore come ad un alleato psichico.
E’ un invito ad agire, esprimersi, mettersi in gioco, prendere una decisione.
La fruizione dell’opera è insolita, simultanea e ciclica, estesa o occasionale, obbliga il visitatore alla casualità dell’incontro. Il linguaggio visivo che ne deriva è intenso e ipnotico e la narrazione si sostanzia ritratto dopo ritratto.
La durata dell’opera è variabile e dipende dal numero dei ritratti realizzati; ad oggi supera le 8 ore di girato complessive.
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