60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Padiglione dell’Ungheria

Márton Nemes. Techno Zen, Padiglione Ungheria, 2024. 60. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia
Dal 20 Aprile 2024 al 24 Novembre 2024
Venezia
Luogo: Giardini della Biennale
Indirizzo: C. Giazzo
Curatori: Róna Kopeczky
Enti promotori:
- Ministero della Cultura e dell’Innovazione dell’Ungheria
Sito ufficiale: http://www.labiennale.org
Il lavoro di Márton Nemes è influenzato dalle sottoculture techno; l'esplosione e la riorganizzazione del campo pittorico conferiscono un carattere psichedelico ai suoi dipinti che evocano l'atmosfera visiva delle discoteche di oggi. Combinando elementi pittorici e scultorei, le sue installazioni multimediali creano una dinamica spaziale ipnotica che porta lo spettatore dalla durezza del mondo reale in un campo di colori fluido e vertiginoso.
Per la 60. Esposizione Internazionale d'Arte, il progetto è stato concepito da Nemes come una Gesamtkunstwerk immersiva, basata sulla pittura, che sottolinea l'espansione del genere pittorico, la sua estensione ad altri media, un processo che è diventato sempre più caratteristico della pratica dell'artista. Nelle sue opere precedenti, Nemes si è avvicinato alla cultura rave da una prospettiva escapista e ha formulato l'idea di liberarsi da situazioni depressive e senza speranza con mezzi visivi. L'ensemble esposto nel padiglione segna ora una svolta: la sfida alla realtà è sostituita da un'esperienza trascendentale e la vibrazione della techno si trasforma in una risonanza zen.
Il termine techno si riferisce anche a techné e arte tecnologica; la fusione di tecnologie e materiali industriali con un approccio più convenzionale si svolge come un oggetto pittorico, un’installazione o un ambiente pittorico in movimento. Acciaio tagliato al laser, vernice per auto, lamiera smaltata, proiezione, luci DMX, altoparlanti e ventilatori colorati sono gli strumenti che Nemes integra nella sua pratica per reinterpretare la tavolozza della pittura. Così facendo, crea un ambiente multisensoriale: il suo contenuto ottico, acustico e tattile si svolge attraverso gli effetti combinati di luce, colore, movimento e suono.
La mostra è strutturata in tre parti principali destinate a essere pienamente comprese, percepite e vissute quando il visitatore si trova al centro del padiglione, il cortile che collega tutti gli spazi. Questa posizione - essere al centro - ha un significato simbolico, è sia fisica che ontologica. In un'epoca di fenomeni sociali polarizzati che mancano o escludono completamente le sfumature, il progetto trasmette un messaggio umanistico che invoca l'apertura e la tolleranza.
https://nemesmarton.com/biennale
Per la 60. Esposizione Internazionale d'Arte, il progetto è stato concepito da Nemes come una Gesamtkunstwerk immersiva, basata sulla pittura, che sottolinea l'espansione del genere pittorico, la sua estensione ad altri media, un processo che è diventato sempre più caratteristico della pratica dell'artista. Nelle sue opere precedenti, Nemes si è avvicinato alla cultura rave da una prospettiva escapista e ha formulato l'idea di liberarsi da situazioni depressive e senza speranza con mezzi visivi. L'ensemble esposto nel padiglione segna ora una svolta: la sfida alla realtà è sostituita da un'esperienza trascendentale e la vibrazione della techno si trasforma in una risonanza zen.
Il termine techno si riferisce anche a techné e arte tecnologica; la fusione di tecnologie e materiali industriali con un approccio più convenzionale si svolge come un oggetto pittorico, un’installazione o un ambiente pittorico in movimento. Acciaio tagliato al laser, vernice per auto, lamiera smaltata, proiezione, luci DMX, altoparlanti e ventilatori colorati sono gli strumenti che Nemes integra nella sua pratica per reinterpretare la tavolozza della pittura. Così facendo, crea un ambiente multisensoriale: il suo contenuto ottico, acustico e tattile si svolge attraverso gli effetti combinati di luce, colore, movimento e suono.
La mostra è strutturata in tre parti principali destinate a essere pienamente comprese, percepite e vissute quando il visitatore si trova al centro del padiglione, il cortile che collega tutti gli spazi. Questa posizione - essere al centro - ha un significato simbolico, è sia fisica che ontologica. In un'epoca di fenomeni sociali polarizzati che mancano o escludono completamente le sfumature, il progetto trasmette un messaggio umanistico che invoca l'apertura e la tolleranza.
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