Identità Migrante. Personale di Mustafa Sabbagh

Mustafa Sabbagh, "Senza Titolo", 2014 - Stampa fotografica lambda, 90x90 cm - Courtesy: l’artista
Dal 30 Novembre 2014 al 01 Febbraio 2015
Gemona del Friuli | Udine
Luogo: Museo Civico di Palazzo Elti
Indirizzo: via Bini 9
Orari: da martedì a domenica 10-12.30 / 14.30-18
Curatori: Sabrina Zannier
Enti promotori:
- Associazione culturale Maravee
- Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@progettomaravee.com
Sito ufficiale: http://www.progettomaravee.com
"Identità migrante", la personale di Mustafa Sabbagh al Museo Civico di Palazzo Elti di Gemona, è un intrigante viaggio nella passione per l’identità umana mascherata e svelata attraverso il corpo, nell’intreccio fra storia della pittura e fascinazione per il paesaggio. Un viaggio in nero - il colore della Pietà, della Bellezza e della Luce - condotto attraverso oltre 30 opere fotografiche per lo più di grande formato, installazioni e video. Un percorso cadenzato da corpi immobili e statuari, da profondi respiri, in un sottile dialogo tra dolore, condanna e perdono. Ammantate dalla Filosofia dell’identità assoluta - puntualizzata nel 1801 dal filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling - le opere di Sabbagh contengono l’identificazione tra Spirito e Natura, oltrepassando la distinzione fra soggetto e oggetto. È una nuova identità corporea quella proposta da Sabbagh, nella quale l’uomo, il paesaggio, l’abito e la maschera trattengono una speciale relazione che svela il misticismo di uno sfondo religioso magistralmente rappresentato nel toccante dialogo per immagini che s’instaura tra i due video, intitolati “Baciami Giuda” e “Cristo, Pietà”. Il percorso espositivo dell’Identità migrante dell’artista - che scorre dal corpo umano, al paesaggio naturale, alle allegorie iconografiche tratte dalla storia della pittura - prende avvio dal concetto di maschera. Comunemente percepita come “schermo” che occulta e tra-veste, la maschera nelle opere di Sabbagh sottende il principio dello svelamento, una messa in scena dell’identità che, migrando, si fa corpo e anima. Dalle maschere/oggetto, dai costumi e dai drappi che di primo acchito occultano il corpo, si passa alle maschere/epidermide, dove l’informalità della materia pittorica sottolinea il processo di tra-vestimento/svelamento. Che si tratti di tessuti o di colate di pigmento che accarezzano il corpo, è proprio quest’ultimo ad essere intimamente rivelato. Il filo rosso dell’intrinseca relazione fra soggetto e oggetto, fra Spirito e Natura, si condensa poi in una figura emblematica: l’uomo statuario, la cui “maschera” è data dalla densa pittura nera, che si gira a guardare. Seguendo il percorso concettuale ed emozionale di questo sguardo, si approda alle figure che affondano nell’iconografia sacra e in quella comunione tra Uomo e Natura che - attraverso il concetto di “velo” inteso come “maschera che svela” - eleva il corpo ad anima mundi.
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