Giuseppe Mayländer. Una storia editoriale da Trieste all’Europa (1906 – 1934)
Dal 18 Novembre 2017 al 09 Dicembre 2017
Trieste
Luogo: Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste
Indirizzo: Largo papa Giovanni XXIII, 6
Orari: da lunedì a giovedì: 9.30 - 18.30; venerdì e sabato 9.30 - 13.30. Festivi chiuso
Enti promotori:
- MiBACT
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 040307463
E-Mail info: bs-scts.info@beniculturali.it
La mostra bibliografica ripercorre l’attività editoriale di Giuseppe Mayländer, svolta dal 1906 al 1934. I volumi fanno parte della collezione privata di Antonio Storelli, nipote di Mayländer, che in una ricerca durata molti anni ha recuperato quasi tutti i titoli e ha ricostruito la storia editoriale del nonno materno. Nato in Croazia nel 1877 da una famiglia di fede ebraica di origine ungherese, Mayländer comincia la sua avventura a Trieste, dove si trasferisce nel 1904. Entra subito nella vita culturale della città acquistando la sezione antiquaria della Libreria Quidde, erede della affermata Libreria Schimpff, situata in via San Nicolò n. 33. Il mestiere di libraio gli permette di affinare la sua vocazione editoriale, che realizzerà nel 1906 con una prima raccolta di poesie di Ada Sestan, e di conoscere gli intellettuali triestini dell’epoca cui darà voce nella rivista Il Palvese, primo vero banco di prova della sua passione per l’editoria. La Libreria antica e moderna di via San Nicolò diventa così il centro propulsore delle Edizioni Giuseppe Mayländer di Trieste. Le sue pubblicazioni si distinguono subito per la raffinatezza tipografica, come nell’opera di Silvio Benco su Umberto Veruda (1907), coniugata al tempo stesso ad una certa praticità: basti citare la collana La Venezia Giulia e la Dalmazia, una serie originale di piccole “guide” sulle città del litorale, tra le quali spicca la Trieste descritta sempre da Benco. Tuttavia, in questi anni Mayländer non trascura la sua libreria. La amplia, trasferendola nel 1910 nei locali del civico 30 di via San Nicolò, lasciando così un segno indelebile nel tessuto culturale della città poiché nel 1919 il poeta Umberto Saba la acquista facendone il suo celebre “antro oscuro”. In quello stesso anno Mayländer lascia Trieste per trasferirsi a Bologna e lavorare nelle Messaggerie italiane, ma persegue e diversifica comunque la sua attività editoriale. Ricomincia da una libreria in via Castiglione e rileva ufficialmente nel 1924 da Arrigo Antonelli la Casa editrice Apollo. Ma già a partire dal 1921 appaiono con questa denominazione delle edizioni che riflettono il suo interesse per l’arte: l’importante riproduzione delle 92 tavole del Botticelli che illustrano la Divina Commedia, con la prefazione dello storico dell’arte Igino Benvenuto Supino; l’opera di Giorgio Nicodemi sugli incisori francesi del Settecento; le sessanta riproduzioni di quadri e disegni contenuti in Donne belle con l’introduzione del suo amico Silvio Benco. Mayländer con l’editrice Apollo propone testi di letteratura di autori stranieri come Tolstoj, ?echov, Balzac, e volumi di saggistica che rivelano la sua attenzione al travaglio politico e sociale degli anni Venti: tra questi, La crisi d’oggi di Guido de’ Pazzi e Lode al mio tempo di Paolo Orano. Tuttavia il periodo bolognese guarda soprattutto all’arte e alla sua storia, con un approccio prioritario ai cataloghi di gallerie e pinacoteche. Fiori all’occhiello delle sue edizioni restano le collane I grandi maestri del colore (1922-1925) e la Storia monumentale dell’arte italiana (1928-1932). La prima, con le riproduzioni dagli originali su tavola dei capolavori pittorici di artisti italiani e stranieri, vuole divulgare la bellezza del colore ad un prezzo contenuto; la seconda vuole offrire una visione ampia dell’arte italiana raggiungendo un pubblico internazionale di lettori. Il progetto editoriale Collezione Pantheon è ambizioso e prevede venticinque volumi affidati a qualificati storici dell’arte che approfondiscano interi periodi artistici, in una veste tipografica curata che attiri gli appassionati e i collezionisti, con l’uscita di edizioni in inglese, tedesco e spagnolo. L’impresa si concretizza nella compartecipazione di editori europei di chiara fama - come Kurt Wolff - e vede l’effettiva realizzazione di sette volumi. Con questa fatica l’avventura di Mayländer si avvia alla conclusione. Trasferisce la casa editrice a Verona, pubblica sporadiche monografie d’arte – tra le quali le opere di Delogu, di Arslan, di Evelyn Sandberg Vavalà - e avvia la nuova collezione in piccolo formato Ars viva, di cui pubblicherà solo due monografie. L’ombra delle leggi razziali oscura il suo sogno editoriale e la sua stessa vita. L’ultima notizia di Giuseppe Mayländer risale al 1942 ed è un indirizzo di residenza nella città di Milano. Restano i suoi libri, pensati e realizzati come oggetti d’arte, le edizioni di lusso che offrivano diverse rilegature in mezza o in piena pelle, in pergamena o in tutta tela, i testi promozionali che presentavano ai clienti il libro e permettevano di sceglierne la copertina. Resta l’espressione fiera del suo volto, catturata dal pittore Tullio Silvestri, con cui dalla vetrina della Libreria antica e moderna di via San Nicolò 30 osservava il passeggio dei triestini. Resta la consapevolezza di un uomo che sapeva bene quanto fosse difficile inseguire le proprie passioni e lo affermò nell’autografo di un suo ritratto a matita opera del pittore Bucci: L’arte dell’editore è uno sport pericoloso senza premi in vita.
Il percorso espositivo: Nella prima sala si espongono, in tre vetrine, l’annata completa de Il Palvese, le edizioni triestine e le prime edizioni della Casa editrice Apollo, con i cataloghi della Libreria antiquaria e d’arte e opere di varia saggistica. Nella seconda sala, una bacheca raccoglie le opere di poesia e narrativa; le restanti vetrine sono principalmente dedicate alle edizioni d’arte. Nelle didascalie non si sono uniformate le note editoriali, a documentazione delle varie scelte di Mayländer. Accompagna la mostra il ritratto dell’Editore nella sua libreria di Via San Nicolò, eseguito ad olio da Tullio Silvestri intorno al 1912. La mostra segue la precedente iniziativa, allestita nel Museo Ebraico di Bologna nel 2013, che ha visto la pubblicazione del catalogo curato da Antonio Storelli e Gianfranco Tortorelli, L’editore Giuseppe Mayländer e la casa editrice Apollo. Storia di una impresa editoriale (Bologna, Pendragon).
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