14-18 Due fronti, una città. Storie triestine
![I tre fratelli Pitlik, del 12° Reggimento Ulani I tre fratelli Pitlik, del 12° Reggimento Ulani](http://www.arte.it/foto/600x450/f1/41379-DueFronti_01.jpg)
Dal 19 Dicembre 2015 al 19 Giugno 2016
Trieste
Luogo: Salone degli Incanti Ex Pescheria,
Indirizzo: Riva Nazario Sauro 1
Orari: da lunedì a giovedì 11-19; venerdì e sabato 11-21; domenica e festivi 10-19
Curatori: Lucio Fabi, Bianca Cuderi
Enti promotori:
- Comune di Trieste
Costo del biglietto: € 6 intero, € 4 ridotto, gratuito fino a 14 anni
Telefono per prevendita: +39 040 3226862
Telefono per informazioni: +39 040 410910
E-Mail info: info@triesteduefrontiunacitta.it
Sito ufficiale: http://triesteduefrontiunacitta.it
Una rilettura della storia di Trieste e dei triestini durante la Grande guerra e nei primi anni del dopoguerra: con questa finalità nasce la mostra “14-18 Due fronti, una città”, organizzata dal Comune di Trieste, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, nel Salone degli Incanti-Ex Pescheria, curata da Lucio Fabi, storico e consulente museale, e diretta da Bianca Cuderi, dirigente del Servizio Biblioteche, Istruzione e Politiche giovanili con incarico per i Civici Musei.
L’interpretazione storica del periodo tra il 1914 e il 1918 – afferma l’Assessore alla cultura del Comune di Trieste, Paolo Tassinari – consente di presentare Trieste come una città "instabile", in bilico tra due stati, con combattenti sull’uno e sull’altro fronte.
Diversa, quindi, dalla visione di una città "in attesa" dell’arrivo dell'Italia, e capace di rappresentare le diverse vicende dei triestini e più in generale delle genti del Litorale coinvolte nel conflitto mondiale: le decine di migliaia di militari arruolati nell’esercito asburgico; la storia più conosciuta di un migliaio di volontari irredenti fuggiti dall’Austria per arruolarsi con l’Italia; i profughi, gli internati per motivi politici e i tanti “regnicoli”, lavoratori italiani dimoranti in città da decenni con le loro famigli, costretti a ritornare in patria o internati dall'Austria.
Per la prima volta – rileva il curatore Lucio Fabi – si tenta un ragionamento articolato sulle esperienze e sui diversi destini di donne e uomini profondamente segnati dal conflitto: “storie triestine” (come recita il sottotitolo della mostra), viste dopo un secolo dagli eventi, con una visione più nitida e distaccata, con l’ausilio di una consistente documentazione iconografica e documenti provenienti da fonti d’archivio pressoché inedite, la cui visione sarà sicuramente di stimolo per futuri approfondimenti.
Nel valorizzare il patrimonio custodito dalle istituzioni culturali dell'Ente – afferma Bianca Cuderi – la mostra propone fotografie, reperti, oggettivistica e documenti provenienti dal Museo del Risorgimento, dal Museo Teatrale C. Schmidl, dalla Fototeca, dalla Biblioteca Attilio Hortis, dal Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez, dall’Archivio generale. In esposizione anche dei contributi della Cappella Underground e della Cineteca del Friuli, nonché di diverse collezioni private, fra le quali la Hellmann di Roma (oggetti della “Trench Art”) e la Luisi di Trieste (circa mille soldatini d’epoca).
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