Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione
Dal 21 Ottobre 2021 al 09 Gennaio 2022
Rovereto | Trento
Luogo: Mart Rovereto
Indirizzo: Corso Bettini 43
Orari: mart-dom 10.00-18.00, ven 10.00-21.00. Lunedì chiuso
Curatori: Marco Di Capua, Daniela Ferrari. Da un’idea di Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi
Costo del biglietto: Intero: 11 € Ridotto gruppi: 7 € Biglietto famiglia: 22 € Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità Amici del museo: ingresso gratuito. Biglietto unico 3 sedi Mart, Casa Depero, Galleria Civica: Intero 14 €, ridotto 10 €
Telefono per informazioni: 800.397760
E-Mail info: info@mart.trento.it
Sito ufficiale: http://www.mart.trento.it
Di loro e di cosa li accomuni Sgarbi scrive “Certamente, in diverso modo, la reazione al realismo, in particolare a quello che, nel Dopoguerra, aveva il volto di Renato Guttuso. Non che Perilli e Guccione non fossero pittori impegnati e non sentissero i temi del conflitto sociale ma, per entrambi, la questione centrale era quella del linguaggio. Ovvero della forma. […] E così, per diverse strade, si sono mossi verso l’astrazione, con esiti apparentemente opposti, tanto da apparire il primo un campione della figurazione, il secondo dell’astrattismo.” Viaggiando “su binari paralleli: l’uno immerso nella luce e nel colore, l’altro imprigionato nel disegno” entrambi perseguono “una idea di infinito”.
La mostra del Mart sottolinea quindi la complementarietà di due ricerche tanto radicali quanto poetiche che hanno caratterizzato la recente storia dell’arte.
Negli anni in cui Guggione e Perilli si formano, realismo e astrattismo si trovano al centro di un dibattito che assume le modalità di uno scontro tra fronti opposti, sospinto anche da importanti pressioni ideologiche e politiche.
Scomparso nel 2018, Piero Guccione è stato il pittore della luce e del mare. Legato alla sua terra d’origine – la Sicilia - e allo stesso tempo riconosciuto in tutt’Italia, Guccione visse nella Roma neorealista di Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Carlo Levi.
Achille Perilli è invece stato uno dei membri di Forma 1, il movimento che nell’immediato dopoguerra professa il valore della pura forma in opposizione a ogni possibile interpretazione di natura simbolica, sentimentale o psicologica dello spazio della tela.
Pur seguendo traiettorie proprie, lo stile dei due artisti resterà intimamente legato a queste prime esperienze.
Nel 1979 Guccione decide di abbandonare ogni dibattito artistico e di tornare a vivere nella sua Sicilia: da quel momento il mare diventa “il movente del quadro”.
L’opera si staglia così al di sopra di ogni corrente artistica dell’epoca: astrazione, realismo, neorealismo, avanguardia. L’artista entra in relazione con un assoluto astorico a cui partecipano pittore, oggetto e spettatore.
La carriera di Perilli è invece tutt’ora legata all’astrazione. Nel corso degli anni il pittore abbondona l’interesse per la gestualità e la scrittura approdando a una astrazione secca articolata in cromatismi accesi e brillanti che forzano la pura bidimensionalità generando piani che si muovono in uno spazio privo di gravità.
La tesi della mostra è che entrambe queste personalità artistiche, apparentemente lontanissime, siano riconducibili alla più pura astrazione, al rigore formale, alla forma stessa della pittura.
Spiega Sgarbi che se l’astrattismo di Perilli è programmatico, un modo di interpretare lo spazio, di risalire alla prospettiva quattrocentesca, quello di Guccione è un percorso mistico, che procede verso l’essenza.
“Così, sia per Guccione sia per Perilli, la pittura è uno strumento per illustrare l’infinito come attributo immanente della ragione, come possibilità indeterminata della mente di autogenerarsi autonomamente, a partire da leggi eterne sue proprie.
C’è un infinito sensoriale cui dà forma Guccione, e c’è un infinito della mente, concettuale, cui si applica Perilli. Averli fatti incontrare, e misurare qui, è un tributo alla loro vocazione assoluta, verso la fine del tempo”.
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