Vitrine
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Dal 27 Settembre 2011 al 11 Novembre 2011
Torino
Luogo: GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: Via Magenta 31
Curatori: Luigi Fassi
Costo del biglietto: intero € 7.50 ridotto € 6.00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni
Telefono per informazioni: 011 4429518
Con il titolo Vitrine la GAM di Torino propone un progetto inedito e offre un nuovo spazio alla giovane ricerca artistica piemontese. Una grande parete nell’atrio, insieme all’area posta di fronte all’Underground Project, saranno i luoghi a disposizione di artisti che vivono e lavorano a Torino o in Piemonte e che si stanno distinguendo con la loro opera nel panorama artistico nazionale. Il progetto è suddiviso in cicli e prevede per ogni fase l’impegno di un diverso curatore, chiamato a individuare un tema e una selezione di artisti che esporranno opere inedite realizzate appositamente per gli spazi della galleria, con il fine ultimo di presentare al pubblico un’ampia vetrina significativa della produzione artistica del nostro territorio.
La prima parte di Vitrine è affidata al giovane curatore torinese Luigi Fassi, che ha selezionato otto artisti torinesi, attivi singolarmente o in coppia, nati tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Il titolo del suo ciclo Con gli occhi chiusi prende a prestito il titolo del romanzo di esordio di Federigo Tozzi del 1918. La miopia del protagonista adombrata dal racconto di Tozzi costringe a un diverso accesso all’esperienza del mondo, in un’indeterminazione che allunga e distorce non solo la visione esterna, ma anche quella dell’interiorità. La metafora novecentesca di Con gli occhi chiusi costituisce un’ipotesi di lettura dei lavori degli artisti coinvolti dal curatore, dando risalto alla loro volontà di presentare prospettive di margine e rimozione. Le opere del progetto riverberano così una capacità esplorativa della realtà portata avanti in termini intuitivi e non lineari - quasi ad occhi chiusi.
Con gli occhi chiusi. Gli artisti selezionati: Renato Leotta (1982), Gianluca e Massimiliano de Serio (1978), Isola e Norzi (Hilario Isola e Matteo Norzi 1976), Alessandro Sciaraffa (1976), Caretto e Spagna (Andrea Caretto 1970 e Raffaella Spagna 1967).
RENATO LEOTTA
27 settembre - 11 novembre 2011
Le opere di Leotta (1982) - filmiche, installative e fotografiche - sono simulazioni di passeggiate volte a restituire un’esperienza individuale di attraversamento di un luogo particolare. Il procedimento indiziario di Leotta procede per aggregazione di dati e riflessioni, teso a svelare tratto per tratto la vicenda storica, sociale ed estetica di un paesaggio o di uno scenario urbano preso in esame. Come un frammentario atlante di esplorazione personale, le opere di Leotta attivano un’attenzione complessa verso i luoghi considerati, provando a ipotizzare e ricostruire la rete di connessioni che li ha determinati. L’esito è prossimo alle forme di un’antropologia interpretativa, trasfigurata mediante il riferimento a una molteplicità di echi artistici e letterari. L’indagine su luoghi, vicende storiche e manufatti è colta così nel segno di una dimensione di temporalità stratificata, organizzata visivamente per mezzo di analogie, discontinuità e parallelismi.
Catania (2011) è il montaggio sintetico di una passeggiata nei paesaggi rurali, tra strade e campagne, della provincia di Catania. L’occhio della cinepresa di Leotta segue il filo di una lettura storica degli scenari incontrati, costruita per elementi minimi e frammentari. Nel panorama visivo dell’opera, regesti di architetture auliche dell’antica aristocrazia terriera locale si sovrappongono senza soluzione di continuità allo sviluppo urbano contemporaneo e alla sua ininterrotta evoluzione. Agrumeti e antiche coltivazioni agricole, scenari di siccità e di vegetazione rigogliosa si alternano alla presenza quasi subliminale di veicoli e mezzi di trasporto dell’industria di massa. L’artista istruisce così un’ipotesi critica dove le fratture e le continuità tra passato e presente manifestano il filo rosso che accomuna lo sviluppo di vicende storiche apparentemente lontane tra loro, come feudalesimo, riforma agraria e migrazione della popolazione locale verso il mondo industriale del nord Italia. Catania è così un diario minimo delle trasformazioni sociali e urbane della Sicilia costruito per mezzo di una scrittura fatta di intuizioni visive, dove è la morfologia del paesaggio a guidare tratto per tratto lo svolgimento dell’opera.
Napoli (2011) è un video costituito da pochi istanti di ripresa in pellicola di un giardino urbano di fronte all’acquario di Napoli sulla riviera di Chiaia. L'opera mette in scena la rivelazione di un frammento classico della natura mediterranea in termini esotici e letterari. Anche in questo caso lo sguardo dell’artista sintetizza così una riflessione sul paesaggio come eco delle vicende culturali che lo hanno costituito e dei cliché che continuano a determinarne le risonanze nel presente. Il cactus del video che ondeggia nel vento determina una visione fondata su codici non più naturalistici ma piuttosto simbolici ed evocativi, in una saturazione di suggestioni affidata alla sensibilità dello spettatore.
Torino (2011) è una serie di tavole di colore blu e grigio. La loro presenza è legata ai lavori video ed è da intendersi come rappresentazione sintetica di forme e colori legati alla produzione industriale. Se Catania e Napoli articolano un tracciatura per evocazione essenziale di elementi primari di quelle città, la presenza delle tavole di Torino determina l’apparizione di due significanti astratti ma capaci di restituire in termini essenziali un’ipotesi economica ed estetica di lettura della metropoli, posta in parallelo con la geografia storica ed sociale delle due città meridionali.
La prima parte di Vitrine è affidata al giovane curatore torinese Luigi Fassi, che ha selezionato otto artisti torinesi, attivi singolarmente o in coppia, nati tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Il titolo del suo ciclo Con gli occhi chiusi prende a prestito il titolo del romanzo di esordio di Federigo Tozzi del 1918. La miopia del protagonista adombrata dal racconto di Tozzi costringe a un diverso accesso all’esperienza del mondo, in un’indeterminazione che allunga e distorce non solo la visione esterna, ma anche quella dell’interiorità. La metafora novecentesca di Con gli occhi chiusi costituisce un’ipotesi di lettura dei lavori degli artisti coinvolti dal curatore, dando risalto alla loro volontà di presentare prospettive di margine e rimozione. Le opere del progetto riverberano così una capacità esplorativa della realtà portata avanti in termini intuitivi e non lineari - quasi ad occhi chiusi.
Con gli occhi chiusi. Gli artisti selezionati: Renato Leotta (1982), Gianluca e Massimiliano de Serio (1978), Isola e Norzi (Hilario Isola e Matteo Norzi 1976), Alessandro Sciaraffa (1976), Caretto e Spagna (Andrea Caretto 1970 e Raffaella Spagna 1967).
RENATO LEOTTA
27 settembre - 11 novembre 2011
Le opere di Leotta (1982) - filmiche, installative e fotografiche - sono simulazioni di passeggiate volte a restituire un’esperienza individuale di attraversamento di un luogo particolare. Il procedimento indiziario di Leotta procede per aggregazione di dati e riflessioni, teso a svelare tratto per tratto la vicenda storica, sociale ed estetica di un paesaggio o di uno scenario urbano preso in esame. Come un frammentario atlante di esplorazione personale, le opere di Leotta attivano un’attenzione complessa verso i luoghi considerati, provando a ipotizzare e ricostruire la rete di connessioni che li ha determinati. L’esito è prossimo alle forme di un’antropologia interpretativa, trasfigurata mediante il riferimento a una molteplicità di echi artistici e letterari. L’indagine su luoghi, vicende storiche e manufatti è colta così nel segno di una dimensione di temporalità stratificata, organizzata visivamente per mezzo di analogie, discontinuità e parallelismi.
Catania (2011) è il montaggio sintetico di una passeggiata nei paesaggi rurali, tra strade e campagne, della provincia di Catania. L’occhio della cinepresa di Leotta segue il filo di una lettura storica degli scenari incontrati, costruita per elementi minimi e frammentari. Nel panorama visivo dell’opera, regesti di architetture auliche dell’antica aristocrazia terriera locale si sovrappongono senza soluzione di continuità allo sviluppo urbano contemporaneo e alla sua ininterrotta evoluzione. Agrumeti e antiche coltivazioni agricole, scenari di siccità e di vegetazione rigogliosa si alternano alla presenza quasi subliminale di veicoli e mezzi di trasporto dell’industria di massa. L’artista istruisce così un’ipotesi critica dove le fratture e le continuità tra passato e presente manifestano il filo rosso che accomuna lo sviluppo di vicende storiche apparentemente lontane tra loro, come feudalesimo, riforma agraria e migrazione della popolazione locale verso il mondo industriale del nord Italia. Catania è così un diario minimo delle trasformazioni sociali e urbane della Sicilia costruito per mezzo di una scrittura fatta di intuizioni visive, dove è la morfologia del paesaggio a guidare tratto per tratto lo svolgimento dell’opera.
Napoli (2011) è un video costituito da pochi istanti di ripresa in pellicola di un giardino urbano di fronte all’acquario di Napoli sulla riviera di Chiaia. L'opera mette in scena la rivelazione di un frammento classico della natura mediterranea in termini esotici e letterari. Anche in questo caso lo sguardo dell’artista sintetizza così una riflessione sul paesaggio come eco delle vicende culturali che lo hanno costituito e dei cliché che continuano a determinarne le risonanze nel presente. Il cactus del video che ondeggia nel vento determina una visione fondata su codici non più naturalistici ma piuttosto simbolici ed evocativi, in una saturazione di suggestioni affidata alla sensibilità dello spettatore.
Torino (2011) è una serie di tavole di colore blu e grigio. La loro presenza è legata ai lavori video ed è da intendersi come rappresentazione sintetica di forme e colori legati alla produzione industriale. Se Catania e Napoli articolano un tracciatura per evocazione essenziale di elementi primari di quelle città, la presenza delle tavole di Torino determina l’apparizione di due significanti astratti ma capaci di restituire in termini essenziali un’ipotesi economica ed estetica di lettura della metropoli, posta in parallelo con la geografia storica ed sociale delle due città meridionali.
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