Sher Avner. Life Tracks
Dal 10 Ottobre 2018 al 28 Febbraio 2019
Torino
Luogo: Officina della Scrittura
Indirizzo: Strada Comunale da Bertolla all'Abbadia di Stura 200
Orari: Officina della Scrittura Giorni feriali, escluso il mercoledì dalle 9.00 alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00). Ogni primo e ultimo weekend del mese dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.00). Galleria Zabert Dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19,00
Curatori: Ermanno Tedeschi
Enti promotori:
- Associazione Aurea Signa - Officina della Scrittura
- Galleria Zabert
- Acribia
- Patrocinio di
- Regione Piemonte
- Consiglio Regionale del Piemonte
- Torino Metropoli
Costo del biglietto: 8 euro intero, 6 euro ridotto per possessori di Abbonamento Musei, under 26 ed over 65. Gratuito per bambini fino a 12 anni, disabili con accompagnatore
Telefono per informazioni: +39 011 034 30 90
E-Mail info: info@officinadellascrittura.it
Un intreccio di segni, profondi solchi ed intarsi raffinati in cui prende vita il dramma dell’esistenza. Queste le ragioni che portano l’opera dell’artista ed architetto israeliano Sher Avener in Officina della Scrittura, il primo museo al mondo interamente dedicato al Segno e alla Scrittura.
Sher Averner approda a Torino con oltre 40 opere di straordinario impatto dopo il successo della personale “Bridge Palermo Jerusalem”, tenutasi dal 14 giugno al 31 agosto 2018 nel complesso monumentale dello Steri,a Palermo, nell’ambito delle iniziative promosse per Palermo Capitale della Cultura 2018.
La mostra “LIFE TRACKS”, curata da Ermanno Tedeschi, sarà suddivisa in due sedi:
in Officina della Scrittura, dove saranno esposte opere di grande formato compresi quattro grandi obelischi e due splendide masharabiya sarà inaugurata il 10 ottobre alle 18.30 e aperta al pubblico dall’11 ottobre al 28 febbraio; alla Galleria Zabert di Roberto Grasselli, importante hub dell’arte contemporanea torinese, troveranno spazio a seguito dell’inaugurazione del 9 ottobre alle 18.30 importanti tavole incise e toccanti installazioni scultoree intrise di spiritualità ed intimismo. Comune denominatore di tutta l’opera di Sher Avner sono i segni potenti e drammatici che prendono vita in opere di formato talvolta monumentale, per esprimere l’urgenza delle tematiche legate al dramma della migrazione e dei rifugiati, della guerra e delle sue miserie.“Per oltre 20 anni – dichiara l’artista – ho esplorato il tema della distruzione degli edifici e delle conseguenze inaspettate delle ricostruzioni a partire da caos, confrontando passato e presente, storia, archeologia e memoria”.
La scelta del sughero come supporto è dovuta alle sue caratteristiche intrinseche di resistenza di fronte ai traumi: l’albero di sughero non brucia negli incendi boschivi (si annerisce, ma sopravvive e continua a crescere); inoltre, ogni nove anni la corteccia è staccata dal corpo, lasciando esposto un nucleo, un mondo interiore che rappresenta origini e desideri. Ermanno Tedeschi, curatore attento alla valorizzazione delle eccellenze culturali ebraiche ed israeliane spiega: “È una metafora delle tragedie che la civilizzazione e le religioni è costretta a subire ripetutamente, pur resistendogli e continuando nella sua evoluzione”.
Sher Avner segna il sughero con un processo di appropriazione che include bruciature, incisioni e violente esportazione di materiale, tinture a base di materiali insoliti come vino, detersivo per bucato, inchiostro e ketchup. Il risultato è un materiale storicizzato, sofferto,come una pergamena torturata da macchie, lacrime e graffi.
La mostra gode del patrocinio degli enti locali, dalla Regione Piemonte alla Città Metropolitana e la Città di Torino, alla Circoscrizione 6, nonché dell’Ambasciata di Israele, del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti.
Una provocazione, un corto circuito del senso comune, mettere a confronto un supporto inusuale come il sughero con il binomio simbolico “Carta e Penna”, tema celebrato per tutto il 2018 nelMuseo e che diventa vera e propria fenomenologia nella mostra “Di Carta. Edizioni e fogli preziosi tra antico e contemporaneo”, che condivide gli spazi espositivi fino al 3 febbraio 2019. Entrambe le mostre sono parte degli eventi immaginati per il Centenario di Aurora Penne (1919-2019), storico marchio torinese nella cui Manifattura è ospitato il Museo.
In occasione della mostra torinese, come già avvenuto per le opere con le mappe della Città Vecchia - dove convivono i siti sacri alle tre principali religioni monoteiste concentrati in meno di un chilometro quadrato -, Sher realizzerà nuove opere ad hoc, lavorando su riproduzioni di carte antiche della città di Torino, specialmente dei luoghi simbolo del centro storico, dell’ex ghetto ebraico e dell’Abbadia di Stura, su cui rintraccerà i segni della Storia, fondendoli con i nuovi contorni della modernità.
Sher Avner nasce a Haifa (Israele) nel 1951. Studia pianoforte dall'età di 6 anni e ha iniziato a comporre musica a 17 anni. A 22 anni abbandona la musica per diventare pittore. È uno degli architetti progettisti di centri commerciali di maggior successo in Israele, si è laureato in Architettura e Pianificazione urbana presso il Technion, Istituto israeliano di tecnologia e si è laureato in discipline artistiche presso l'università di Haifa. Durante i primi anni della sua carriera, il suo stile è stato principalmente ispirato da un'estetica urbana e architettonica.
Nelle sue opere si rintracciano i riferimenti alle figure bibliche del Cristianesimo e dell'Islam. Sher intreccia i segni e le ferite della materia trasformandoli in forme e lettere, curandole per costruire un mondo di ampi gesti filosofici e formali che sono spesso sorprendenti e commoventi. Sulle tavole di sughero montate su legno, crea opere che richiamano il mondo della pittura, dell'incisione e dell'intaglio; pesca da antichi linguaggi visivi, la scrittura cuneiforme o i geroglifici, richiama Babilonesi, Assiri, Ittiti, Egiziani , ma anche gli action painteramericani della metà del XX secolo (Jackson Pollock, Franz Kline e Willem de Kooning) e gli scarabocchi infantili del primo Modernismo (Joan Miró). Graffi violenti, zone delicate di tratteggio incrociato minimalista e ritmico, spaziano dal Medio Oriente antico agli ornamenti musulmani e persiani. Non si chiede di decifrare, né di comprendere: non sono frasi compiute: Sher racconta una storia e coglie momenti di ambivalenza personale e culturale. Il suo duplice sguardo è legato al primo Modernismo, ad artisti pionieri come lo scultore Henri Gaudier-Brzeska (1891-1915), a Jacques Lipchitz (1891-1973), e, naturalmente, a Picasso che traeva ispirazione dalle antiche civiltà come fonte del suo linguaggio.
Galleria Zabert: 10 ottobre 2018 – 28 febbraio 2019
Inaugurazione martedì 9 ottobre 2018 dalle 18.30
Officina della Scrittura
Giorni feriali, escluso il mercoledì dalle 9.00 alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00)
Ogni primo e ultimo weekend del mese dalle 10.00 alle 19.00(ultimo ingresso alle 18.00)
Galleria Zabert
Dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19,00
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