Nalini Malani: La rivolta dei morti. Retrospettiva 1969-2018. Parte II
Dal 18 Settembre 2018 al 06 Gennaio 2019
Rivoli | Torino
Luogo: Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Indirizzo: piazza Mafalda di Savoia
Orari: da martedì a venerdì 10-17; sabato, domenica e festivi 10-19; 24 dicembre, 31 dicembre 10-17; 1 novembre, Lunedì di Pasqua, 1° maggio 10-19; chiuso lunedì, 1˚ gennaio e 25 dicembre
Curatori: Marcella Beccaria
Enti promotori:
- In collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi
Costo del biglietto: Hito Steyerl. The City of Broken Windows / La città delle finestre rotte+ Nalini Malani: La rivolta dei morti. Retrospettiva 1969-2018 Parte II + Cally Spooner. Everything Might Spill + Collezione Permanente: Intero € 8,50, Ridotto € 6,50, gratuito Giornalisti, disabili e loro accompagnatori, minori di 11 anni, insegnanti accompagnatori di gruppi, guide turistiche, possessori di Abbonamenti Musei Torino + Piemonte Card, Royal Card e Contemporary Card, membri ICOM e CIMAM
Telefono per informazioni: +39 011 9565222
E-Mail info: info@castellodirivoli.org
Sito ufficiale: http://https://www.castellodirivoli.org
Nell’ambito di un programma di collaborazioni museali internazionali, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e il Centre Pompidou, Parigi, presentano la prima retrospettiva di Nalini Malani in Italia e in Francia. La mostra, che copre quasi cinquant’anni di carriera artistica, è articolata in due parti, ciascuna delle quali comprende una differente selezione di opere. Dopo la prima parte, allestita al Centre Pompidou nell’autunno del 2017, la seconda parte della retrospettiva esordisce al Castello dal 18 settembre 2018 al 6 gennaio 2019. Riconosciuta pioniera dell’arte contemporanea in India, l’artista Nalini Malani (Karachi, 1946) vive e lavora a Mumbai, città che l’artista preferisce continuare a chiamare Bombay. Malani esplora attraverso il disegno, la pittura, l’installazione e numerose altre forme sperimentali d’arte la ciclicità della violenza nella storia, in particolare quella sulle donne, nel contesto dell’inarrestabile globalizzazione. Profondamente politica, l’arte di Malani prende ispirazione da archetipi presenti nella cultura orientale, nei miti greci, in un dialogo di ampio respiro che include il teatro e la letteratura contemporanea. Coinvolgendo gli osservatori in ambienti immersivi e multisensoriali, l’artista riflette sulle conseguenze devastanti delle guerre, dei fanatismi religiosi e dello sfruttamento dell’ambiente naturale.
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli: “Il lavoro di Malani riguarda la possibilità di rendere visibile l’invisibile, di mettere in primo piano le ombre, di combinare ciò che è documentabile e urgente con una visione mitica e universale. Nata a Karachi nel 1946 da madre sikh e padre teosofo, Nalini Malani ha conosciuto un mondo in crisi, tormentato dalle conseguenze del colonialismo, delle guerre mondiali e dei loro postumi con enormi masse di popolazione in movimento forzato. Ma ha anche avuto accesso alle conoscenze cosmopolite e mondane, emancipatrici e transnazionali di teosofi come Annie Besant, le cui visioni di un universo interconnesso di forme-pensiero prefiguravano in qualche modo la futura fisica quantistica. La famiglia di Malani, come molte altre, fu costretta a fuggire durante la Partizione, e la piccola Nalini fu segnata a tal punto da quel periodo che il suo immaginario affiora come ritorno di materiale psichico represso, che ricompare come se fosse vomitato dalla profondità di un subconscio pieno di orrori e traumi”.
Sviluppate in dialogo con l’artista, le due parti della retrospettiva Nalini Malani: La rivolta dei mortis ono ordinate in sequenza non cronologica, che invece privilegia i grandi temi che ricorrono nelle opere di Malani a partire dal 1969. In contrasto con il significato tradizionale del termine retrospettiva, per il Castello, come già per il Centre Pompidou, Malani ha creato un nuovo Wall Drawing/Erasure Performance (Disegno a muro/Performance di cancellazione), nel quale spiccano personaggi e rimandi iconografici e letterari che spaziano dall’arte indiana, ai miti greci, da citazioni letterarie tra cui Italo Calvino (1923-1985) e il poeta Attipat Krishnaswami Ramanujan (1929-1993), a storie di violenza e discriminazione contemporanea.
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