Marcella Gallotta e Angelo Iannone
![Marcella Gallotta e Angelo Iannone, PHOS - Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive, Chieri (TO) Marcella Gallotta e Angelo Iannone, PHOS - Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive, Chieri (TO)](http://www.arte.it/foto/600x450/b9/20672-phos.jpg)
Marcella Gallotta e Angelo Iannone, PHOS - Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive, Chieri (TO)
Dal 05 Marzo 2014 al 05 Aprile 2014
Chieri | Torino
Luogo: PHOS - Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive
Indirizzo: via Garibaldi 35/bis
Orari: lun, mer, ven 15.30-18.30; mar, gio, sab su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 7604867
E-Mail info: phos@phosfotografia.it
Sito ufficiale: http://www.phos-sito.eu
PHOS è lieto di presentare due autori italiani.
Marcella Gallotta e Angelo Iannone esprimono due differenti visioni riguardo al significato della luce e al contrasto tra il buio e la luce. Quest'ultimo aspetto viene intimamente concepito e rappresentato dai due artisti partendo da punti di osservazione opposti. Marcella Gallotta propone un lavoro sulla luce attraverso immagini d'interno e Angelo Iannone il progetto “Noi siamo bui”.
Marcella Gallotta:
Napoletana, architetto, attualmente vive e lavora a Torino. Molteplici i progetti in cui la fotografia è il mezzo per indagare i fenomeni complessi come la città contemporanea. Le sue opere sono state esposte in diversi musei (Neus Museum di Berlino, la Triennale di Milano,..) durante varie Biennali di Architettura e fanno parte di alcune collezioni private.
Marcella Gallotta è rappresentata da ArtPhotò. (http://www.ateliernovantotto.it/artphoto.html). Predilige l'ombra e la luce colte senza la mediazione del colore. Ogni sua fotografia attiva il meccanismo moltiplicatore dell'immaginazione. A prevalere è il lato dell'ombra, quello della profondità, dell'inespresso dal quale l'immagine fotografica trae tutta la sua energia semantica. L'ombra è anche il mondo dell'inconscio, della memoria: è, più precisamente, lo spazio del tempo.
Angelo Iannone:
Nato a Piacenza. Nel 2013 ha completato il master di alta formazione sull'immagine contemporanea della “Fondazione Modena per la Fotografia”.
Affronta il suo percorso visivo scegliendo alcuni punti di osservazione, nel tentativo di portare lo spettatore all'interno della relazione uomo-luce senza indicare una soluzione univoca né porre interrogativi. Come egli stesso afferma: il risultato è una fotografia che “necessita” della luce, vincolata alla luce come i luoghi indagati.
Marcella Gallotta e Angelo Iannone esprimono due differenti visioni riguardo al significato della luce e al contrasto tra il buio e la luce. Quest'ultimo aspetto viene intimamente concepito e rappresentato dai due artisti partendo da punti di osservazione opposti. Marcella Gallotta propone un lavoro sulla luce attraverso immagini d'interno e Angelo Iannone il progetto “Noi siamo bui”.
Marcella Gallotta:
Napoletana, architetto, attualmente vive e lavora a Torino. Molteplici i progetti in cui la fotografia è il mezzo per indagare i fenomeni complessi come la città contemporanea. Le sue opere sono state esposte in diversi musei (Neus Museum di Berlino, la Triennale di Milano,..) durante varie Biennali di Architettura e fanno parte di alcune collezioni private.
Marcella Gallotta è rappresentata da ArtPhotò. (http://www.ateliernovantotto.it/artphoto.html). Predilige l'ombra e la luce colte senza la mediazione del colore. Ogni sua fotografia attiva il meccanismo moltiplicatore dell'immaginazione. A prevalere è il lato dell'ombra, quello della profondità, dell'inespresso dal quale l'immagine fotografica trae tutta la sua energia semantica. L'ombra è anche il mondo dell'inconscio, della memoria: è, più precisamente, lo spazio del tempo.
Angelo Iannone:
Nato a Piacenza. Nel 2013 ha completato il master di alta formazione sull'immagine contemporanea della “Fondazione Modena per la Fotografia”.
Affronta il suo percorso visivo scegliendo alcuni punti di osservazione, nel tentativo di portare lo spettatore all'interno della relazione uomo-luce senza indicare una soluzione univoca né porre interrogativi. Come egli stesso afferma: il risultato è una fotografia che “necessita” della luce, vincolata alla luce come i luoghi indagati.
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