Il precipizio sopra le nuvole
Fang Lijun, Il precipizio sopra le nuvole, GAM, Torino
Dal 21 Giugno 2012 al 30 Settembre 2012
Torino
Luogo: GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via Magenta 31
Orari: 10-18; chiuso lunedì
Curatori: Danilo Eccher, Fan Di’an
Costo del biglietto: intero € 10; ridotto € 8; gratuito ragazzi fino ai 18 anni
Telefono per informazioni: +39 011 4429518
E-Mail info: gam@fondazionetorinomusei.it
Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino inaugura la programmazione estiva dedicando gli spazi espositivi alla prima grande mostra personale in Italia dell'artista cinese Fang Lijun (Handan, Cina, 1963, vive e lavora a Pechino).
Artista acclamato nel suo paese, Fang Lijun è stato uno dei principali esponenti del Realismo Cinico, tendenza sviluppatasi in Cina nel corso degli anni ‘90 e concentrata sull’analisi della storia socio-politica cinese nel corso del Novecento, con particolare riferimento alla Rivoluzione Culturale e fino all’attuale boom economico, trattata con umorismo e ironia taglienti e aggressivi.
Alla GAM viene proposta un’esposizione d'impatto, che restituisce la ricchezza e l’inventiva della figurazione dell’artista, con una selezione di circa 30 opere dalle dimensioni imponenti che appartengono alla recente produzione, a partire dal 2006 fino ad oggi, presentando alcuni lavori mai esposti o terminati appositamente per questa mostra.
Ordinata nei due spazi espositivi del museo, l’Exhibition area del primo piano e il GAM Underground project del piano interrato, la mostra accoglie il visitatore con un forte impatto visivo, e riesce a restituire i mondi fantastici di un artista che ha dedicato la sua vita alla ricerca dell’incontro dell’Umanità con la natura.
Gli immensi cieli vorticanti tempestati di insetti e uccelli, topi, farfalle, spesso abitati da volti umani, sia gioiosi sia disperati, sono i primi soggetti nei quali il pubblico si troverà immerso. I dipinti sono grandiosi, ordinati per suggestioni e senza seguire un ordine cronologico, anche se la particolarità delle opere di Fang è quella di non avere un titolo pur non essendo degli Untitled, bensì è la data (a volte il solo anno, altre anno mese e giorno), a distinguere la sua produzione.
Così ad esempio in 2005-2007 le nubi si allargano a formare un vortice a mulinello, inghiottendo bambini addormentati che poggiano su gabbiani evanescenti creati dalle stesse nuvole.
Con lo stesso titolo 2005-2007 è anche il grande dipinto lungo 17 metri in cui il vortice è formato da uccelli e miliardi di insetti che tendono a raggiungere un punto indefinito all’orizzonte.
Ancora un bambino è protagonista di 2007.4.6, opera scelta per essere l’immagine guida della mostra. Un neonato immerso in un’acqua scura piange disperato ed è circondato da libellule colorate, piccole ma fastidiose creature che forse rappresentano le future difficoltà dell’esistenza.
Se al primo piano i cieli e l’Umanità sono predominanti, la sala centrale dell’area espositiva introduce il tema che si troverà poi sviscerato nell’Underground Project, ossia l’intreccio tra la vita e la morte.
La morte è infatti soggetto principale di alcune delle opere di Fang Lijun, rappresentata metaforicamente in forma di topi e pipistrelli (Untitled 2011) o larve (2006.7.1) oppure confermata dalla presenza di corpi esangui, cadaveri di personaggi famosi, di protagonisti della Rivoluzione Culturale Cinese o della repressione di Piazza Tian’anmen. In 2010, grande dipinto in mostra al primo piano di quasi 9 metri di larghezza, si riconoscono tra i caduti il volto di Lenin e i morti della settimana di sangue a Parigi nel 1871. Ma queste opere conservano comunque uno spiraglio vitale, rappresentato dal sorgere del sole, da gioielli sfavillanti o da bambini e uomini in festa.
L’esposizione è arricchita da alcune opere inedite terminate nelle settimane che precedono l’inaugurazione della mostra, tra cui 2011-2012, una città di grattacieli avvolta nella nebbia scura, con un unico spiraglio di luce appena soffusa che permette di vedere le consuete miriadi di farfalle colorate insieme a scuri topi e pipistrelli.
La mostra è co-curata da Danilo Eccher, Direttore della GAM e da Fan Di’an, direttore del NAMOC , il Museo Nazionale di Pechino. Grazie a questa importante collaborazione sarà possibile leggere il lavoro di Fang Lijun da un doppio punto di vista, orientale e occidentale.
Fang Lijun ha esposto in oltre 100 mostre, tra cui diverse esposizioni personali in musei internazionali come The Japan Foundation di Tokyo, The Staatliche Museum di Berlino, The Taipei Fine Arts Museum di Taiwan. Oltre alle mostre collettive in istituzioni come il MoMA di New York, il SFMoMA di San Francisco, l’IMMA a Dublino e il Centre Pompidou di Parigi, ha esposto anche a due edizioni della Biennale di Venezia, rispettivamente nel 1993 e nel 1999.
I suoi lavori sono presenti in importanti collezioni private e museali internazionali come ad esempio il Ludwig Museum di Colonia - una delle prime istituzioni europee, insieme allo Stedelijk Museum di Amsterdam ad aver acquisito le sue opere - la Saatchi Gallery di Londra, e il MoMA di New York, oltre a numerosi musei e istituzioni in Cina.
Il catalogo edito per il tipi di Charta raccoglie testi di critici europei e cinesi. Una ricca sezione colore, circa 200 pagine, è dedicata all’intera produzione artistica di Fang Lijun, dall’inizio del suo lavoro fino alle opere inedite esposte alla GAM.
Artista acclamato nel suo paese, Fang Lijun è stato uno dei principali esponenti del Realismo Cinico, tendenza sviluppatasi in Cina nel corso degli anni ‘90 e concentrata sull’analisi della storia socio-politica cinese nel corso del Novecento, con particolare riferimento alla Rivoluzione Culturale e fino all’attuale boom economico, trattata con umorismo e ironia taglienti e aggressivi.
Alla GAM viene proposta un’esposizione d'impatto, che restituisce la ricchezza e l’inventiva della figurazione dell’artista, con una selezione di circa 30 opere dalle dimensioni imponenti che appartengono alla recente produzione, a partire dal 2006 fino ad oggi, presentando alcuni lavori mai esposti o terminati appositamente per questa mostra.
Ordinata nei due spazi espositivi del museo, l’Exhibition area del primo piano e il GAM Underground project del piano interrato, la mostra accoglie il visitatore con un forte impatto visivo, e riesce a restituire i mondi fantastici di un artista che ha dedicato la sua vita alla ricerca dell’incontro dell’Umanità con la natura.
Gli immensi cieli vorticanti tempestati di insetti e uccelli, topi, farfalle, spesso abitati da volti umani, sia gioiosi sia disperati, sono i primi soggetti nei quali il pubblico si troverà immerso. I dipinti sono grandiosi, ordinati per suggestioni e senza seguire un ordine cronologico, anche se la particolarità delle opere di Fang è quella di non avere un titolo pur non essendo degli Untitled, bensì è la data (a volte il solo anno, altre anno mese e giorno), a distinguere la sua produzione.
Così ad esempio in 2005-2007 le nubi si allargano a formare un vortice a mulinello, inghiottendo bambini addormentati che poggiano su gabbiani evanescenti creati dalle stesse nuvole.
Con lo stesso titolo 2005-2007 è anche il grande dipinto lungo 17 metri in cui il vortice è formato da uccelli e miliardi di insetti che tendono a raggiungere un punto indefinito all’orizzonte.
Ancora un bambino è protagonista di 2007.4.6, opera scelta per essere l’immagine guida della mostra. Un neonato immerso in un’acqua scura piange disperato ed è circondato da libellule colorate, piccole ma fastidiose creature che forse rappresentano le future difficoltà dell’esistenza.
Se al primo piano i cieli e l’Umanità sono predominanti, la sala centrale dell’area espositiva introduce il tema che si troverà poi sviscerato nell’Underground Project, ossia l’intreccio tra la vita e la morte.
La morte è infatti soggetto principale di alcune delle opere di Fang Lijun, rappresentata metaforicamente in forma di topi e pipistrelli (Untitled 2011) o larve (2006.7.1) oppure confermata dalla presenza di corpi esangui, cadaveri di personaggi famosi, di protagonisti della Rivoluzione Culturale Cinese o della repressione di Piazza Tian’anmen. In 2010, grande dipinto in mostra al primo piano di quasi 9 metri di larghezza, si riconoscono tra i caduti il volto di Lenin e i morti della settimana di sangue a Parigi nel 1871. Ma queste opere conservano comunque uno spiraglio vitale, rappresentato dal sorgere del sole, da gioielli sfavillanti o da bambini e uomini in festa.
L’esposizione è arricchita da alcune opere inedite terminate nelle settimane che precedono l’inaugurazione della mostra, tra cui 2011-2012, una città di grattacieli avvolta nella nebbia scura, con un unico spiraglio di luce appena soffusa che permette di vedere le consuete miriadi di farfalle colorate insieme a scuri topi e pipistrelli.
La mostra è co-curata da Danilo Eccher, Direttore della GAM e da Fan Di’an, direttore del NAMOC , il Museo Nazionale di Pechino. Grazie a questa importante collaborazione sarà possibile leggere il lavoro di Fang Lijun da un doppio punto di vista, orientale e occidentale.
Fang Lijun ha esposto in oltre 100 mostre, tra cui diverse esposizioni personali in musei internazionali come The Japan Foundation di Tokyo, The Staatliche Museum di Berlino, The Taipei Fine Arts Museum di Taiwan. Oltre alle mostre collettive in istituzioni come il MoMA di New York, il SFMoMA di San Francisco, l’IMMA a Dublino e il Centre Pompidou di Parigi, ha esposto anche a due edizioni della Biennale di Venezia, rispettivamente nel 1993 e nel 1999.
I suoi lavori sono presenti in importanti collezioni private e museali internazionali come ad esempio il Ludwig Museum di Colonia - una delle prime istituzioni europee, insieme allo Stedelijk Museum di Amsterdam ad aver acquisito le sue opere - la Saatchi Gallery di Londra, e il MoMA di New York, oltre a numerosi musei e istituzioni in Cina.
Il catalogo edito per il tipi di Charta raccoglie testi di critici europei e cinesi. Una ricca sezione colore, circa 200 pagine, è dedicata all’intera produzione artistica di Fang Lijun, dall’inizio del suo lavoro fino alle opere inedite esposte alla GAM.
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