Francesco Vezzoli. C-CUT Homo Ab Homine Natus
Dal 01 Novembre 2018 al 12 Gennaio 2019
Torino
Luogo: Galleria Franco Noero
Indirizzo: piazza Carignano 2
Orari: da martedì a sabato 12-20
Sito ufficiale: http://www.franconoero.com
C-CUT - Homo Ab Homine Natus è la terza personale di Francesco Vezzoli presso la Galleria Franco Noero, per la prima volta ospitata negli spazi di Piazza Carignano 2.
L’opera che da il titolo alla mostra porta alle estreme conseguenze la pratica adottata da Vezzoli fin dall’inizio della sua produzione scultorea: un’estetica del pasticheche si realizza attraverso l’unione arbitraria, basata però su criteri storici inconfutabili, di elementi diversi e apparentemente lontani fra loro.
Uno stile che trova il suo fondamento nella reinvenzione dell’abitudine diffusa in epoca romana di copiare le opere greche più antiche, senza effettuare una distinzione di valore tra originale e copia - al punto che spesso gli adattamenti venivano realizzati in maniera assai libera, inserendo elementi e dettagli legati allarealtà in cui vivevano l’autore della copia e il suo committente.
Una pratica che, sebbene in altra forma, caratterizza anche l’epoca rinascimentale e barocca, quando gliscultori, spesso anche i più noti, venivano chiamati a “completare” gli originali romani rinvenuti frammentati o lacunosi di alcune parti.
L’opera C-CUTè realizzata a partire da una tipica scultura da giardino in cemento del XX secolo, che
rappresenta un milite romano; sulla schiena di questo finto antico compare un “taglio” in bronzo, rimando iconografico ai ‘Concetti Spaziali’ di Lucio Fontana, dal quale fuoriesce una testa virile marmorea originale del periodo tardo repubblicano (circa 50 AC - 37 DC).
Mentre la scultura gira su sé stessa come un inquietante carillon, lo spettatore è chiamato ad assistere ad un atto del tutto eccezionale: un parto “sovrumano” in cui un uomo viene alla luce squarciando violentemente la schiena di un altro uomo.
L’allestimento ideato da Filippo Bisagni coinvolge l’intero spazio della galleria ed è concepito come un
percorso che prepara e congeda lo spettatore prima e dopo la visione della scultura: l’atmosfera che connota le stanze completamente vuote rimandano all’immaginario di certo cinema horror italiano degli anni ’70, spesso debitore della mitologia che lega la città di Torino all’occulto; la colonna sonora di Wendy Carlos esaspera un clima in bilico tra l’elemento orrorifico e il divertissement puerile.
Francesco Vezzoli (Brescia, 1971). Attualmente vive e lavora a Milano. Le sue opere sono state selezionate per prendere parte alle edizioni della 49a, 51a e 52a Biennale Arte di Venezia tenutesi rispettivamente nel 2001, 2005 e 2007, e alla Biennale di Architettura 2014. Le sue opere sono state presentate anche in altre mostre internazionali come la Whitney Biennial 2006, la 26a Biennale di San Paolo, la sesta Biennale Internazionale di Istanbul e Performa (2007 e 2015).
Ha anche realizzato mostre personali in tutto il mondo in istituzioni quali il New Museum of Contemporary Art di New York; Tate Modern, Londra; MOCA, Los Angeles; MOMA PS1 a New York; MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI sec, Roma; Moderna Museet, Stoccolma; Kunsthalle, Wien; Pinakothek der Moderne, Monaco di Baviera; Museo Ludwig, Colonia; The Garage CCC, Mosca; The Power Plant, Toronto; Jeu de Paume, Parigi; Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Torino; Museo Serralves, Porto; Fondazione Prada, Milano; Le Consortium, Digione; Fondazione Museion a Bolzano e NMNM-Nouveau Musée National de Monaco.
Il suo lavoro è stato inoltre esposto, tra gli altri, al: Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Whitechapel Art Gallery di Londra, il Grand Palais di Parigi, il Museo del Novecento a Milano, Palazzo Grassi - François Pinault Foundation a Venezia, Fabric Workshop e Museum di Philadelphia, Witte de With Centre for Contemporary Art di Rotterdam, Museo Migros di Zurigo, Neues Museum di Weimer, Pirelli Hangar Bicocca di Milano e Musée National Picasso di Parigi.
Il suo lavoro è stato recentemente incluso nella collezione del Centre Pompidou a Parigi.
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