Fabio Bucciarelli. Maiores Nostri

© Fabio Bucciarelli/AFP | Fabio Bucciarelli, Maiores Nostri, South Sudan
Dal 30 Ottobre 2014 al 30 Novembre 2014
Torino
Luogo: Raffaella De Chirico - Galleria Arte Contemporanea
Indirizzo: via Giolitti 52
Telefono per informazioni: +39 011 835357
E-Mail info: info@dechiricogalleriadarte.it
Sito ufficiale: http://www.dechiricogalleriadarte.com
Nel Gennaio del 2011 un referendum sancisce l'indipendenza del Sud Sudan affermando la nascita di un nuovo Stato ed il distacco dal nord musulmano del Paese. Nonostante cio', e nonostante le grandi aspettative dello stato piu' giovane del mondo, il conflitto con il governo di Khartoum a causa delle annessioni dei giacimenti petroliferi non si placa. Dalla fine del 2013, gli scontri politici fra il Presidente Salva Kiir di etnia Dinka e il suo vice Riek Machar, Nuer, si intensificano e l’odio fra le due etnie incrementa fino a portare il Sud Sudan sull’orlo di una guerra civile.
L'esposizione personale Maiores Nostri di Fabio Bucciarelli (Torino, 1980) e' una selezione di scatti realizzati nelle zone dimenticate del paese, nei Cattle Camp dell’etnia Dinka nei primi mesi del 2014.
Bucciarelli documenta il conflitto africano che attanaglia il paese attraverso il suo sguardo autoriale e con grande empatia nei confronti del soggetto fotografato. "Nel tempo trascorso in Sud Sudan mi sono reso conto di quanto sia diversa una guerra africana da una mediorientale. In Libia o in Siria si vedeva la battaglia, si assaporava l’odore della polvere da sparo, si piangevano i feriti ed i morti. Si fotografava il conflitto nelle sue fasi più cruente e inumane. Mentre in Africa la guerra si vive nella sua quotidianita', nei volti della gente, abbandonati al proprio destino, imprigionati, senza la possibilita' di scappare ne' quella di cambiare il futuro". (Fabio Bucciarelli per Il fatto quotidiano, marzo 2014).
Per la sua esposizione personale alla galleria De Chirico, il fotografo torinese privilegia una dimensione diversa da quella di conflitto, favorendo quella quotidiana, fuori dal tempo. Una visione del passato ancestrale dell’uomo che torna ad essere presente in un contesto di daily life africana.
Nell’esposizione presentata e' chiaro il riferimento al mito del Buon Selvaggio di epoca illuminista, al Aleph di Borges e ai Tristi Tropici di Claude Levy Strauss, dove il ruolo dell'esotismo dell'uomo occidentale incontra la sua salvezza attraverso il contatto con la natura.
Maiores Nostri in latino significa "i nostri antenati", le nostre radici, cio' che biologicamente e culturalmente fa ancora parte di noi. Presso i Dinka, secondo Bucciarelli: "Il passato torna ad essere presente".
Bucciarelli mostra inoltre il passaggio cromatico dai toni caldi dell'arancione a quelli freddi del blu per sottolinearne ulteriormente la dimensione quotidiana, lo scandire delle ore e del tempo per una tribù la cui economia si basa esclusivamente sulla pastorizia e sull'agricoltura.
L'esposizione presenta 11 stampe, con dimensioni cm 60 x 40 e cm 100 x 70, con edizione in 15 esemplari per ogni stampa.
Gli scatti sono stati realizzati grazie al contributo dell’Organizzazione Non Governativa CCM.
L'esposizione personale Maiores Nostri di Fabio Bucciarelli (Torino, 1980) e' una selezione di scatti realizzati nelle zone dimenticate del paese, nei Cattle Camp dell’etnia Dinka nei primi mesi del 2014.
Bucciarelli documenta il conflitto africano che attanaglia il paese attraverso il suo sguardo autoriale e con grande empatia nei confronti del soggetto fotografato. "Nel tempo trascorso in Sud Sudan mi sono reso conto di quanto sia diversa una guerra africana da una mediorientale. In Libia o in Siria si vedeva la battaglia, si assaporava l’odore della polvere da sparo, si piangevano i feriti ed i morti. Si fotografava il conflitto nelle sue fasi più cruente e inumane. Mentre in Africa la guerra si vive nella sua quotidianita', nei volti della gente, abbandonati al proprio destino, imprigionati, senza la possibilita' di scappare ne' quella di cambiare il futuro". (Fabio Bucciarelli per Il fatto quotidiano, marzo 2014).
Per la sua esposizione personale alla galleria De Chirico, il fotografo torinese privilegia una dimensione diversa da quella di conflitto, favorendo quella quotidiana, fuori dal tempo. Una visione del passato ancestrale dell’uomo che torna ad essere presente in un contesto di daily life africana.
Nell’esposizione presentata e' chiaro il riferimento al mito del Buon Selvaggio di epoca illuminista, al Aleph di Borges e ai Tristi Tropici di Claude Levy Strauss, dove il ruolo dell'esotismo dell'uomo occidentale incontra la sua salvezza attraverso il contatto con la natura.
Maiores Nostri in latino significa "i nostri antenati", le nostre radici, cio' che biologicamente e culturalmente fa ancora parte di noi. Presso i Dinka, secondo Bucciarelli: "Il passato torna ad essere presente".
Bucciarelli mostra inoltre il passaggio cromatico dai toni caldi dell'arancione a quelli freddi del blu per sottolinearne ulteriormente la dimensione quotidiana, lo scandire delle ore e del tempo per una tribù la cui economia si basa esclusivamente sulla pastorizia e sull'agricoltura.
L'esposizione presenta 11 stampe, con dimensioni cm 60 x 40 e cm 100 x 70, con edizione in 15 esemplari per ogni stampa.
Gli scatti sono stati realizzati grazie al contributo dell’Organizzazione Non Governativa CCM.
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