Enrico Porro. Cercando Nagjma

Opera di Enrico Porro

 

Dal 19 Maggio 2018 al 03 Giugno 2018

Torino

Luogo: Associazione culturale Camera d’Arte – Spazio Math12

Indirizzo: via Silvio Pellico 12

Orari: martedì-sabato 15-20; domenica 15-19

Curatori: Luca Rendina

Enti promotori:

  • Associazione culturale Camera d’Arte
  • Città di Torino

Telefono per informazioni: +39 0116506136

E-Mail info: enrico.porro85@libero.it

Sito ufficiale: http://www.enricoporro.com



L' Associazione Culturale Camera d’Arte – Math12_spaziotrasversale ospita la mostra del giovane artista piemontese Enrico Porro, nato ad Alba nel 1985, con opere su carta e tela, ma anche stoffa e metallo, delicate e intime, con rimandi all’Oriente prezioso, spirituale e meditativo.

Presentazione del curatore, Luca Rendina: 

Oscillando dalla superficie alla terza dimensione, Enrico Porro indaga la sospensione del vero e dell’immaginato, con mutamenti di luce e primari segni di ricordi. In questa ultima serie di lavori intitolati “Cercando Nagjma”, che in arabo vuole dire stella, tornano alla mente le opere nate dallo straordinario viaggio verso sud vissuto da Paul Klee o Henri Matisse. Al gioco coinvolgente di rimandi, a un Oriente vissuto o immaginato, concorre l’uso del grigio materico che pervade tutta l’opera di Enrico dallo sfondo al primo piano, aggiungendo e sottraendo intensità al corpo della figura. Sono opere che contemplano la propria e la nostra attesa, un attendere e un sospendere il nostro sguardo entro questo mondo, dove la ricerca si fa spirituale e meditativa. Un’immagine che nella materia ci appare nella sua intimità, conservando la luminosa e oscura forza originale.
Il punto di partenza, il luogo di decantazione dell’idea prende avvio da una ipotetica superficie posta di fronte all’osservatore, dove dal nulla appare l’immagine e dove il lavoro di Enrico traccia un difficile percorso interiore, fra continuità e discontinuità. Un lavoro di ricucitura tra percezione e memoria, tra derive e nuovi approdi, tra immagine e immaginazione. Con un linguaggio scabro, volutamente privo di ammiccamenti e di immagini consolatorie ci offre la forza della sua presenza.
Una coscienza che si riconosce e si concretizza nella forma, come progetto e come esperienza mistica e profonda.
 

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