Cristiano Petrucci. Ebanis. Nuove forme di vita
Dal 20 Febbraio 2014 al 29 Marzo 2014
Torino
Luogo: Ermanno Tedeschi Gallery
Indirizzo: via Pomba 14
Orari: da martedì a sabato 11-13 / 15.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 011 4369917
E-Mail info: info.to@etgallery.it
Sito ufficiale: http://www.etgallery.it
Architetture vitali, costruzioni di nuovi mondi concepiti attraverso un linguaggio visuale contaminato da espressioni contemporanee in cui è possibile leggere i sedimenti della scienza moderna: dalle strutture cellulari all’alfabeto genetico – molecolare.
Cristiano Petrucci edifica inedite dimensioni spaziali dove si rintracciano forme di una geometria espansa in cui risiede una perfetta connessione tra l’equilibrio strutturale plastico e la realtà circostante. Le opere dell’artista interagiscono in modo diretto con il fruitore, divengono una presenza concreta nell’ambiente limitrofo, inducono l’osservatore a cercare un’estensione del pensiero dove è possibile immaginare un mondo affrancato dalla centralità dell’essere umano.
I lavori di Petrucci sono, in prima istanza, un manifesto esistenziale in cui si perdono le canoniche coordinate concettuali che investono l’opera d’arte per trovarsi semplicemente di fronte al desiderio della ricerca di nuove forme di vita.
Dal 2010 l’artista sonda differenti realtà compositive grazie all’utilizzo di semplici palline da ping pong che esprimono, attraverso il gesto pittorico, emozioni, stati, sentimenti riconducibili a vocabolari della contemporaneità. Durante il suo percorso espressivo, nella volontà di costruire un linguaggio inedito, Petrucci inizia letteralmente a cesellare le palline e a servirsi di materiali eterogenei provenienti dagli utilizzi quotidiani più disparati, abbandonando progressivamente la pittura e concependo le sue opere in una dimensione che coinvolge in maniera netta la matrice plastica e spaziale del suo lavoro.
Ogni composizione è frutto di un assemblaggio manuale, di una minuziosa dovizia fattuale attenta al dettaglio laddove è imprescindibile un’abilità tecnica maturata nel tempo, in cui il prodotto finale è la conseguenza di una complessa perizia compositiva e di una articolata elaborazione concettuale che hanno consentito all’autore di sviluppare un’originale e sorprendente cifra stilistica.
Il risultato di questo procedimento tecnico, che si avvale anche di diversi utensili prodotti dall’artista, si inserisce in un contesto che si accosta notevolmente all’idea di generare composizioni vicine ad una dimensione scultorea e tridimensionale.
La ricerca dei volumi non è l’unico aspetto essenziale nel definire l’estetica fondante dei lavori di Petrucci, le installazioni luminose al led applicate ai lavori prefigurano nuove prospettive, aprono allo sguardo dello spettatore una visione sconosciuta come se si schiudesse durante l’accensione del led verde la possibilità di immaginare un’ulteriore dimensione compositiva costruita attraverso una sapiente architettura iridescente: un quadro che contiene in sé una prospettiva multipla.
Cristiano Petrucci compone attorno alla forma sferica organismi pluricellulari in cui è possibile reperire lo sviluppo embrionale della genesi creativa, un vocabolario connaturato da multiformi codici espressivi dove lo spazio edifica sconosciute geometrie strutturali.
Alessia Carlino
Cristiano Petrucci edifica inedite dimensioni spaziali dove si rintracciano forme di una geometria espansa in cui risiede una perfetta connessione tra l’equilibrio strutturale plastico e la realtà circostante. Le opere dell’artista interagiscono in modo diretto con il fruitore, divengono una presenza concreta nell’ambiente limitrofo, inducono l’osservatore a cercare un’estensione del pensiero dove è possibile immaginare un mondo affrancato dalla centralità dell’essere umano.
I lavori di Petrucci sono, in prima istanza, un manifesto esistenziale in cui si perdono le canoniche coordinate concettuali che investono l’opera d’arte per trovarsi semplicemente di fronte al desiderio della ricerca di nuove forme di vita.
Dal 2010 l’artista sonda differenti realtà compositive grazie all’utilizzo di semplici palline da ping pong che esprimono, attraverso il gesto pittorico, emozioni, stati, sentimenti riconducibili a vocabolari della contemporaneità. Durante il suo percorso espressivo, nella volontà di costruire un linguaggio inedito, Petrucci inizia letteralmente a cesellare le palline e a servirsi di materiali eterogenei provenienti dagli utilizzi quotidiani più disparati, abbandonando progressivamente la pittura e concependo le sue opere in una dimensione che coinvolge in maniera netta la matrice plastica e spaziale del suo lavoro.
Ogni composizione è frutto di un assemblaggio manuale, di una minuziosa dovizia fattuale attenta al dettaglio laddove è imprescindibile un’abilità tecnica maturata nel tempo, in cui il prodotto finale è la conseguenza di una complessa perizia compositiva e di una articolata elaborazione concettuale che hanno consentito all’autore di sviluppare un’originale e sorprendente cifra stilistica.
Il risultato di questo procedimento tecnico, che si avvale anche di diversi utensili prodotti dall’artista, si inserisce in un contesto che si accosta notevolmente all’idea di generare composizioni vicine ad una dimensione scultorea e tridimensionale.
La ricerca dei volumi non è l’unico aspetto essenziale nel definire l’estetica fondante dei lavori di Petrucci, le installazioni luminose al led applicate ai lavori prefigurano nuove prospettive, aprono allo sguardo dello spettatore una visione sconosciuta come se si schiudesse durante l’accensione del led verde la possibilità di immaginare un’ulteriore dimensione compositiva costruita attraverso una sapiente architettura iridescente: un quadro che contiene in sé una prospettiva multipla.
Cristiano Petrucci compone attorno alla forma sferica organismi pluricellulari in cui è possibile reperire lo sviluppo embrionale della genesi creativa, un vocabolario connaturato da multiformi codici espressivi dove lo spazio edifica sconosciute geometrie strutturali.
Alessia Carlino
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