Artisti in guerra

Francisco José de Goya y Lucientes, Desastres de la Guerra (Disastri della guerra), 1810-1815. Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

 

Dal 15 Marzo 2023 al 19 Novembre 2023

Rivoli | Torino

Luogo: Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Indirizzo: Piazzale Mafalda di Savoia 2

Curatori: Carolyn Christov-Bakargiev, Marianna Vecellio

Enti promotori:

  • Regione Piemonte | Città di Torino | Città di Rivoli | Fondazione CRT


La nuova attività espositiva 2023 del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea prende avvio al terzo piano della Residenza sabauda con la mostra collettiva a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio Artisti in guerra. Da Francisco Goya a Salvador Dalí, Pablo Picasso, Lee Miller, Zoran Mušič, Alberto Burri, Iri e Toshi Maruki, Fabio Mauri, Bracha L. Ettinger, Anri Sala, Michael Rakowitz, Dinh Q. Lê (con opere tra l’altro di Le Lam, Phan Oanh, Nguyen Thu, Truong Hieu, Nguyen Toan Thi, Kim Tien, Quach Phong, Huynh Phuong Dong, Minh Phuong), Vu Giang Huong, Rahraw Omarzad e Nikita Kadan.

La mostra presenta più di 140 opere di 39 autori realizzate da artisti che si trovavano o si trovano in guerra. Empatiche, sofferte, esprimono disagio ma anche grande umanità.
La mostra prende spunto dai Desastres de la Guerra (Disastri della guerra), 1810-1815, di Francisco José de Goya y Lucientes e sviluppa il tema della guerra e della soggettività post traumatica attraverso opere storiche e nuovi progetti di importanti artisti contemporanei.
Artisti in guerra include prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private italiane e internazionali oltre a due nuove committenze, opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964), e l’artista ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982). Entrambi gli artisti condividono una pratica connessa a quella di promotori culturali offrendo un messaggio di grande impatto emotivo e umano oltre che sociale e politico. Originate a partire da scenari di conflitto e di profondi cambiamenti geopolitici, le loro prassi invitano a riflettere sull’importanza di trovare nell’espressione creativa narrazioni di cura e di pace.

Sostiene Francesca Lavazza, presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea: “Questa mostra, ultima del percorso espositivo artistico di Espressioni che si è sviluppato negli anni, raccoglie una riflessione profonda sulla contemporaneità, grazie al lavoro degli artisti che attraverso i secoli hanno saputo raccontare le discontinuità del presente e la conflittualità, interpretata attraverso la loro personale sensibilità nel tempo che stavano vivendo. Le opere esposte riescono così a scuotere il pubblico su tematiche controverse e difficili, rappresentando gli orrori della guerra, trasversali a tutti i conflitti. Ringrazio Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio per questo coraggioso progetto destinato a fare riflettere la coscienza collettiva”.

“I recenti conflitti internazionali ci hanno portato a creare una nuova mostra che indaga il significato della guerra”, afferma la direttrice Carolyn Christov-Bakargiev, “per chiederci come alcuni esseri umani particolarmente empatici - gli artisti - elaborino la violenza organizzata della guerra con i suoi eserciti e le sue tattiche. Ne evidenziano l’orrore e l’inesplicabilità, sospesa com’è tra calcoli razionali, da un lato, e totale imprevedibilità, dall’altro. Attraverso una serie di opere d’arte del passato e alcune nuove commissioni create da artisti che vivono la guerra oggi, questa mostra vuole aprire una discussione sulla guerra che va oltre la sua spiegazione politica ed economica come lotta di potere, oltre la sua condanna assoluta, oltre la sua giustificazione come un male minore e necessario. Invece, questa mostra cerca di guardare alla guerra da una prospettiva culturale che includa arte e filosofia. Per il filosofo greco presocratico Eraclito, l’essere si rivela nella guerra, Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι (polemos pantōn men patēr esti - la guerra è padre di tutte le cose). Il filosofo francese Emmanuel Lévinas, dopo la Seconda Guerra Mondiale, trascorsa in parte in un campo di prigionia tedesco, ci ricorda che l’Essere si rivela al pensiero filosofico come guerra: nel contrasto tra la finitezza della morte - più evidente nella guerra perché più frequente - e l’illimitata incommensurabilità dell’esistenza. La vita in tempo di guerra è proprio questo intervallo tra la vita e la morte, infinitamente dilatato. Attraverso l’arte, alcuni artisti in guerra trovano il modo di rimuovere se stessi dal pensiero conflittuale e di espandere all’infinito il tempo e lo spazio, anche nella vita di tutti i giorni”.


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