Alfabeto Morso
Alfabeto Morso - Progetto Maionese - 14° edizione - En Plein Air - Pinerolo
Dal 25 Giugno 2011 al 31 Dicembre 2011
Pinerolo | Torino
Luogo: En Plein Air
Indirizzo: Strada Baudenasca 118, Pinerolo
Orari: Sabato e domenica 15.30 - 19
Curatori: Marco Filippa, Elena Privitera, Sergio Gabriele
Telefono per informazioni: +39 121 340253
E-Mail info: epa@epa.it
Sito ufficiale: http://www.epa.it
Il Progetto intende analizzare le nuove forme di alfabeti virtuali e le nuove agorà della comunicazione, piazze pubbliche
in cui ci muoviamo (social network) e ci identifichiamo (operatori culturali, fruitori e utenti). L’impegno coincide inoltre
con la nuova collaborazione nata sulla piattaforma di Facebook FemminArt Review, abbiamo unito le energie dell’Associazione
a quelle di un ampio gruppo di presenze femminili operative nel mondo dell’Arte e della Cultura (artiste, operatrici nel
campo dell’informazione cartacea, virtuale, televisiva ecc, scrittrici e videomakers), addette ai lavori, gruppo che,
con le nostre medesime finalità, persegue una ricerca sulla creatività femminile contemporanea.
Al Progetto è stato dato il titolo di Alfabeto morso, in un gioco di parole che richiama il Codice Morse, come
esigenza o necessità dell’uomo di darsi un codice, e conseguentemente l’altrettanto ineludibile esigenza di decriptarlo
per criptarlo di nuovo, mordendolo appunto per nutrirsene in ossequio al ciclo vitale. Vitalità intesa in una accezione
né virtuale né reale, concetti questi votati all’anacronismo, qualunque sia l’era cui appartengano, in quanto espressioni
di una soggettività che dovrebbe essere avulsa dal rigore del quantum informativo, unico vero obiettivo della comunicazione.
L’uomo è nato per comunicare, con i suoi simili, ma anche con se stesso, con la natura circostante e quella più remota,
perfino con ciò che presume ci sia dopo la morte. Comunicare. E’ l’imperativo, indipendentemente dal contenuto dell’informazione.
Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di creare un alfabeto parallelo a quello corrente, comune, al koinè dialektos,
un codice che fosse comprensibile solo ad una parte dei suoi simili, anche quando non si fosse in guerra, alla maniera
dei bambini, per costituire e blindare un ambito a parte, interdetto agli adulti, cioè ad un’altra parte.
Perché, se è vero che l’uomo ha connaturato l’istinto a comunicare, è altrettanto vero che fa parte del suo dna quello di
creare una cerchia, una setta, un club, una comunità, una nazione e così via per vidimare una propria identità, segno che
da qualche parte questa è stata smarrita, o non se ne è curata sufficientemente, appunto, la Comunicazione, ciò che oggi
viene definito pomposamente Studio d’Immagine. L’uomo che possiede una identità solitamente vive in pace, viceversa
sente la necessità non di comunicare in quanto tale, ma imporre la propria, presunta identità ad altri. Segno questo che
da qualche parte la Comunicazione ha fatto acqua, indipendentemente dal contenuto, o forse è stata fin troppo aderente
ad un contenuto che non vuole essere svelato, anzi chiede di essere presentato in maniera volutamente adulterata.
E’ l’Alfabeto, che l’uomo si è dato e quasi immediatamente tolto, come un messaggio da distruggere o ingoiare dopo
averlo mandato a memoria, e da allora non è stato altro che un gioco di codifica e transcodifica, di lettura e sua interpretazione,
di fatti separati dalle opinioni, come titolava un tempo un noto settimanale, di vero e presunto, di reale o virtuale.
Il Virtuale, che oggi intendiamo associato alle nuove tecnologie informatiche, in realtà esiste da molto prima l’avvento stesso
della tecnica, semplicemente nell’ambito dei segni propagati per finalità spesso agli antipodi. L’antichissimo alfabeto giapponese
ne è un esempio lucido, un assemblaggio di segni che formano un ideogramma, cioè un discorso lato, nascosto fra le righe
e che altro non è se non il virtuale oggi attribuito in modo parziale solo alla mancanza di realtà. Idem per taluni verbi del Greco
antico, e chissà quanti altri idiomi, equipaggiati di un significato e del suo esatto contrario, il cui corretto era desumibile dal contesto
effettivo opportunamente “virtualizzato”. Il Virtuale è immaginario e insieme immaginazione, fantasia e senso di libertà estesa
alla massima potenza. L’origine del suo nome ne è la conferma, Virtù, ovvero proiezione di un ideale di perfezione a partire
da un dato reale provvisorio.
Al di là del virtuale e del reale, ciò che è da stabilire è se l’alfabeto della comunicazione abbia subito una degenerazione
fino ad arrivare ad una odierna confusione parametrica, appellata non a caso come una Babele dei segni, o se questa
degradazione non sia avvenuta già da tempo, forse dall’inizio, ai tempi appunto di Babele, od anche prima, oppure infine
se non si debba affatto parlare di degenerazione, ma semplicemente di evoluzione, mutamento, fermo restando che
in questo caso occorre tutta una serie di verifiche funzionali e strutturali, controlli incrociati dei contenuti per non correre
il rischio di trasformare in avanguardia qualsiasi linguaggio ermetico o “sperimentale”.
Di certo c’è che, in ogni caso, si può parlare di alfabeto manipolato, sorte cui è votata in generale l’indole umana e in particolare
la sua esternazione comunicativa, modificato a misura dei grandi cambiamenti, quelli definiti epocali, ma comunque in ogni caso
aggredito, dalle varie fazioni di opinione che il genere umano è solito mettere in campo.
I linguaggi, già diversificati dalla Babele in poi, si sono moltiplicati esponenzialmente in modo da creare ambiti specifici destinati
ad una determinata cerchia di fruitori dalle particolari esigenze, come un quotidiano di partito o una pubblicazione per addetti
ai lavori. Questo lavoro di cucitura su misura dell’abito dell’informazione, oltre a costituire un tool di utilità, il manuale d’uso,
ha riguardato anche informazioni ad uso collettivo, di massa, spesso propinate, o propalate, in modo da creare un sistema
di lettura esclusivo, codificato, appunto. Perché l’uomo ha sentito la necessità di essere compreso solo da una parte dei suoi simili?
Senza risalire alle motivazioni antropologiche del senso di appartenenza, che riporta alle tribù, ai primordiali insediamenti fondati
sul terrore generico del mondo esterno, il centro dell’attenzione è per noi la modificazione del segno e quanto questa abbia
influito sul contenuto, sulla sua variabilità significante, e soprattutto sul suo valore soggettivo, quest’ultimo attribuito segnatamente
all’Arte intesa come espressione di un sé aleatorio invece che trasmissione di un segnale specifico. E questa è una differenza
estremamente importante, per l’Arte ma non solo.
ARTISTI INVITATI : l’Arte al tempo di Facebook
Gli artisti invitati operano nel mondo artistico contemporaneo in diversi settori : fotografia, video, pittura, fotografia digitale, prosa,
poesia, teatro, musica, utilizzando i nuovi linguaggi e le nuove tecnologie. La loro Arte si è raffinata, evoluta, s-drammatizzata.
Sviluppando una progettazione diversa hanno mantenuto lo spirito e la creatività a loro congeniale che li identifica.
Percorsi nuovi, vie e mete da raggiungere con codici alternativi mirati ma non meno significativi.
Agli artisti il compito di cercare insieme nel dialogo dell’arte il significato della parola, tesoro unico per comunicare e riconoscerci.
inoltre: Prof.Dario Seglie_Prof. Mario Marchiando Pacchiola_Stefania Salvai_Fabio Banchio_
segnalazioni a cura di Edoardo Di Mauro Fusion Gallery Torino_Cristina Gilda Artese Associazione arteprima Milano_
Tropic Corridors di Lorenzo Marchi Cavriana (Mn)_Susanna Schimperna scrittrice
Associazione Galleria Losano Pinerolo Via Savoia 33
ALFABETO MORSO _ INVITATI
In collaborazione con FemminArt Review
Sonia Agosti, Laura Ambrosi, Maria Cristina Balestracci, Maria Vittoria Berti, Angelo Barile, Gabriela Bodin, Caterina Bruno,
Nicola Bolaffi, Cati Briganti, Marina Buratti, Augusto Cantamessa, Daniela Carati, Antonella Casazza, Marco Casolino,
Patrizia Cau , Elisa Cella, Charles Jean Paul, Mafalda Coen, Carla Crosio, Carla Della Beffa, Federica Galetto, Bernadetta Ghigo,
Rosanna Giani, Gianni Gianasso, Giancarlo Giordano, Anita Tania Giuga, Robert Gligorov, Sara Grazio, Tere Grindatto,
Mimmo La Grotteria , Michele Lambo, Bozena Krol Legowska, Chen Li, Marco Lampis, Irene Ester Leo, Gianni Lodi, Denis Lucas,
Giulio Lucente, Jacob Kleyn, Natasa Korosec+Marco Tiraboschi, Maria Felix Korporal, Nadia Magnabosco, Pietro Mancini,
Youliana Manoleva, Francesca Maranetto Gay, Ilaria Margutti, Francesco Muro, François Nasica, Martha Nieuwenhuijs ,
Andrea Nisbet, Officina TOM, Simona Palmieri, Cristina Pedratscher, Marina Pepino, Mario Piselli, Mauro Rea, Giovanna Ricca,
Rita Vitali Rosati, Melita Rotondo, Solidea Ruggiero, Ilaria Sabbatini + Marcantonio Lunardi, Paolo Sangermano, Mirella Sannazzaro,
Rédha Sbaihi, Susanna Schimperna, Gianfranco Sergio, Anna Maria Scocozza, Ioanna Spanaki, Luigi Stoisa, Alberto Terrile,
Giovanna Torresin, Rosa Ubeda, Roberta Ubaldi _installazione scultura di Luigi Aghemo
Presentazioni di:
Marco Filippa, Sergio Gabriele, Donato Di Poce, Paolo Covato, Mario Marchiando Pacchiola
interventi di :
Donato Di Poce, Martha Nieuwenhuijs, Maria Vittoria Berti, Irene Ester Leo, Solidea Ruggiero, Robert Gligorov,
Susanna Schimperna, Anita Tania Giuga, Alberto Terrile
in cui ci muoviamo (social network) e ci identifichiamo (operatori culturali, fruitori e utenti). L’impegno coincide inoltre
con la nuova collaborazione nata sulla piattaforma di Facebook FemminArt Review, abbiamo unito le energie dell’Associazione
a quelle di un ampio gruppo di presenze femminili operative nel mondo dell’Arte e della Cultura (artiste, operatrici nel
campo dell’informazione cartacea, virtuale, televisiva ecc, scrittrici e videomakers), addette ai lavori, gruppo che,
con le nostre medesime finalità, persegue una ricerca sulla creatività femminile contemporanea.
Al Progetto è stato dato il titolo di Alfabeto morso, in un gioco di parole che richiama il Codice Morse, come
esigenza o necessità dell’uomo di darsi un codice, e conseguentemente l’altrettanto ineludibile esigenza di decriptarlo
per criptarlo di nuovo, mordendolo appunto per nutrirsene in ossequio al ciclo vitale. Vitalità intesa in una accezione
né virtuale né reale, concetti questi votati all’anacronismo, qualunque sia l’era cui appartengano, in quanto espressioni
di una soggettività che dovrebbe essere avulsa dal rigore del quantum informativo, unico vero obiettivo della comunicazione.
L’uomo è nato per comunicare, con i suoi simili, ma anche con se stesso, con la natura circostante e quella più remota,
perfino con ciò che presume ci sia dopo la morte. Comunicare. E’ l’imperativo, indipendentemente dal contenuto dell’informazione.
Da sempre l’uomo ha sentito la necessità di creare un alfabeto parallelo a quello corrente, comune, al koinè dialektos,
un codice che fosse comprensibile solo ad una parte dei suoi simili, anche quando non si fosse in guerra, alla maniera
dei bambini, per costituire e blindare un ambito a parte, interdetto agli adulti, cioè ad un’altra parte.
Perché, se è vero che l’uomo ha connaturato l’istinto a comunicare, è altrettanto vero che fa parte del suo dna quello di
creare una cerchia, una setta, un club, una comunità, una nazione e così via per vidimare una propria identità, segno che
da qualche parte questa è stata smarrita, o non se ne è curata sufficientemente, appunto, la Comunicazione, ciò che oggi
viene definito pomposamente Studio d’Immagine. L’uomo che possiede una identità solitamente vive in pace, viceversa
sente la necessità non di comunicare in quanto tale, ma imporre la propria, presunta identità ad altri. Segno questo che
da qualche parte la Comunicazione ha fatto acqua, indipendentemente dal contenuto, o forse è stata fin troppo aderente
ad un contenuto che non vuole essere svelato, anzi chiede di essere presentato in maniera volutamente adulterata.
E’ l’Alfabeto, che l’uomo si è dato e quasi immediatamente tolto, come un messaggio da distruggere o ingoiare dopo
averlo mandato a memoria, e da allora non è stato altro che un gioco di codifica e transcodifica, di lettura e sua interpretazione,
di fatti separati dalle opinioni, come titolava un tempo un noto settimanale, di vero e presunto, di reale o virtuale.
Il Virtuale, che oggi intendiamo associato alle nuove tecnologie informatiche, in realtà esiste da molto prima l’avvento stesso
della tecnica, semplicemente nell’ambito dei segni propagati per finalità spesso agli antipodi. L’antichissimo alfabeto giapponese
ne è un esempio lucido, un assemblaggio di segni che formano un ideogramma, cioè un discorso lato, nascosto fra le righe
e che altro non è se non il virtuale oggi attribuito in modo parziale solo alla mancanza di realtà. Idem per taluni verbi del Greco
antico, e chissà quanti altri idiomi, equipaggiati di un significato e del suo esatto contrario, il cui corretto era desumibile dal contesto
effettivo opportunamente “virtualizzato”. Il Virtuale è immaginario e insieme immaginazione, fantasia e senso di libertà estesa
alla massima potenza. L’origine del suo nome ne è la conferma, Virtù, ovvero proiezione di un ideale di perfezione a partire
da un dato reale provvisorio.
Al di là del virtuale e del reale, ciò che è da stabilire è se l’alfabeto della comunicazione abbia subito una degenerazione
fino ad arrivare ad una odierna confusione parametrica, appellata non a caso come una Babele dei segni, o se questa
degradazione non sia avvenuta già da tempo, forse dall’inizio, ai tempi appunto di Babele, od anche prima, oppure infine
se non si debba affatto parlare di degenerazione, ma semplicemente di evoluzione, mutamento, fermo restando che
in questo caso occorre tutta una serie di verifiche funzionali e strutturali, controlli incrociati dei contenuti per non correre
il rischio di trasformare in avanguardia qualsiasi linguaggio ermetico o “sperimentale”.
Di certo c’è che, in ogni caso, si può parlare di alfabeto manipolato, sorte cui è votata in generale l’indole umana e in particolare
la sua esternazione comunicativa, modificato a misura dei grandi cambiamenti, quelli definiti epocali, ma comunque in ogni caso
aggredito, dalle varie fazioni di opinione che il genere umano è solito mettere in campo.
I linguaggi, già diversificati dalla Babele in poi, si sono moltiplicati esponenzialmente in modo da creare ambiti specifici destinati
ad una determinata cerchia di fruitori dalle particolari esigenze, come un quotidiano di partito o una pubblicazione per addetti
ai lavori. Questo lavoro di cucitura su misura dell’abito dell’informazione, oltre a costituire un tool di utilità, il manuale d’uso,
ha riguardato anche informazioni ad uso collettivo, di massa, spesso propinate, o propalate, in modo da creare un sistema
di lettura esclusivo, codificato, appunto. Perché l’uomo ha sentito la necessità di essere compreso solo da una parte dei suoi simili?
Senza risalire alle motivazioni antropologiche del senso di appartenenza, che riporta alle tribù, ai primordiali insediamenti fondati
sul terrore generico del mondo esterno, il centro dell’attenzione è per noi la modificazione del segno e quanto questa abbia
influito sul contenuto, sulla sua variabilità significante, e soprattutto sul suo valore soggettivo, quest’ultimo attribuito segnatamente
all’Arte intesa come espressione di un sé aleatorio invece che trasmissione di un segnale specifico. E questa è una differenza
estremamente importante, per l’Arte ma non solo.
ARTISTI INVITATI : l’Arte al tempo di Facebook
Gli artisti invitati operano nel mondo artistico contemporaneo in diversi settori : fotografia, video, pittura, fotografia digitale, prosa,
poesia, teatro, musica, utilizzando i nuovi linguaggi e le nuove tecnologie. La loro Arte si è raffinata, evoluta, s-drammatizzata.
Sviluppando una progettazione diversa hanno mantenuto lo spirito e la creatività a loro congeniale che li identifica.
Percorsi nuovi, vie e mete da raggiungere con codici alternativi mirati ma non meno significativi.
Agli artisti il compito di cercare insieme nel dialogo dell’arte il significato della parola, tesoro unico per comunicare e riconoscerci.
inoltre: Prof.Dario Seglie_Prof. Mario Marchiando Pacchiola_Stefania Salvai_Fabio Banchio_
segnalazioni a cura di Edoardo Di Mauro Fusion Gallery Torino_Cristina Gilda Artese Associazione arteprima Milano_
Tropic Corridors di Lorenzo Marchi Cavriana (Mn)_Susanna Schimperna scrittrice
Associazione Galleria Losano Pinerolo Via Savoia 33
ALFABETO MORSO _ INVITATI
In collaborazione con FemminArt Review
Sonia Agosti, Laura Ambrosi, Maria Cristina Balestracci, Maria Vittoria Berti, Angelo Barile, Gabriela Bodin, Caterina Bruno,
Nicola Bolaffi, Cati Briganti, Marina Buratti, Augusto Cantamessa, Daniela Carati, Antonella Casazza, Marco Casolino,
Patrizia Cau , Elisa Cella, Charles Jean Paul, Mafalda Coen, Carla Crosio, Carla Della Beffa, Federica Galetto, Bernadetta Ghigo,
Rosanna Giani, Gianni Gianasso, Giancarlo Giordano, Anita Tania Giuga, Robert Gligorov, Sara Grazio, Tere Grindatto,
Mimmo La Grotteria , Michele Lambo, Bozena Krol Legowska, Chen Li, Marco Lampis, Irene Ester Leo, Gianni Lodi, Denis Lucas,
Giulio Lucente, Jacob Kleyn, Natasa Korosec+Marco Tiraboschi, Maria Felix Korporal, Nadia Magnabosco, Pietro Mancini,
Youliana Manoleva, Francesca Maranetto Gay, Ilaria Margutti, Francesco Muro, François Nasica, Martha Nieuwenhuijs ,
Andrea Nisbet, Officina TOM, Simona Palmieri, Cristina Pedratscher, Marina Pepino, Mario Piselli, Mauro Rea, Giovanna Ricca,
Rita Vitali Rosati, Melita Rotondo, Solidea Ruggiero, Ilaria Sabbatini + Marcantonio Lunardi, Paolo Sangermano, Mirella Sannazzaro,
Rédha Sbaihi, Susanna Schimperna, Gianfranco Sergio, Anna Maria Scocozza, Ioanna Spanaki, Luigi Stoisa, Alberto Terrile,
Giovanna Torresin, Rosa Ubeda, Roberta Ubaldi _installazione scultura di Luigi Aghemo
Presentazioni di:
Marco Filippa, Sergio Gabriele, Donato Di Poce, Paolo Covato, Mario Marchiando Pacchiola
interventi di :
Donato Di Poce, Martha Nieuwenhuijs, Maria Vittoria Berti, Irene Ester Leo, Solidea Ruggiero, Robert Gligorov,
Susanna Schimperna, Anita Tania Giuga, Alberto Terrile
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