Negro. Contrasti (opere 2003-2013)

Negro. Contrasti (opere 2003-2013), Palazzo Primavera, Terni

 

Dal 21 Aprile 2013 al 12 Maggio 2013

Terni

Luogo: Palazzo Primavera

Indirizzo: via Giordano Bruno 3

Orari: da martedì a domenica 10-13/ 16-19

Curatori: Silvia Pegoraro

Enti promotori:

  • Comune di Terni

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0744 5441227/ 0744 4831

E-Mail info: sistema.museale@comune.terni.it

Sito ufficiale: http://www.comune.terni.it


Sabato 20 aprile 2013, alle ore 18, inaugurerà presso il Centro Espositivo Palazzo di Primavera di Terni la mostra NEGRO: “CONTRASTI” (opere 2003-2013), promossa dal Comune di Terni . Si tratta di una personale del pittore Andrea De Angelis (Terni, 1966), che dai primi anni ’90 firma le proprie opere con lo pseudonimo “Negro”: una sessantina di dipinti che sintetizzano dieci anni di lavoro dell’artista, dai quadri sostanzialmente astratti, suggeriti dalle linee del disegno architettonico (De Angelis è anche architetto), alle immagini “espressionistiche”, intense e brucianti, di grande impatto plastico e coloristico, della realtà più attuale, vissuta nell’esperienza individuale o riportata dai media. 
La mostra (a cura di Silvia Pegoraro), sarà aperta fino al 12 maggio 2013, e sarà documentata da un catalogo (italiano/inglese) edito da Morphema Editrice, con presentazione di Simone Guerra, Assessore alla cultura del Comune di Terni, un testo critico della curatrice e una nota biografica di Michele Benucci, e inoltre testi di Valentina Gregori, Paolo Liberati, Fabrizio Regno, Chiara Ronchini, dell’ arch. Aldo Tarquini e di Marina Vanzulli. 
Jean Baudrillard, nel suo saggio Verità o radicalità dell’architettura, scrive che “l’architettura non riempie uno spazio, ma lo genera”: affermazione che potrebbe senz’altro valere per tutta l’arte, e a maggior ragione per l’arte attuale, che si trova a confrontarsi con un concetto di spazio completamente rivoluzionato, rispetto solo a qualche decennio fa. Al pittore Andrea De Angelis (in arte “Negro” sin dai primi anni ’90) gli studi di architettura e il carattere profondamente analitico del disegno architettonico hanno fatto comprendere in modo ancora più acuto come il nostro rapporto con lo spazio stia mutando: lo spazio storico, tradizionale, "razionale" sta scomparendo; lo spazio del presente-futuro è una combinazione dello spazio "reale" e di quello virtuale (possibile, onirico, immaginato, futuribile e quant’altro…) . 
Ecco allora che la sua congenita familiarità con le immagini (“Fin da ragazzino sono stato catturato dalle immagini, la mia memoria è una memoria di immagini…”, come lui stesso scrive) ha cominciato a generare una pittura sontuosa e inquietante , potente e insieme precaria, che partendo da liriche composizioni aniconiche si è sviluppata in una direzione sempre più ancorata al reale, ma che nello stesso tempo ne coglie efficacemente proprio la precarietà, la continua metamorfosi e l’essenza, per così dire, “spettrale”. Interrogazione esistenziale, disagio psicologico, denuncia sociale si fanno allora sempre più intense, nella pittura di Negro, mentre i colori si fanno sempre più acidi e incandescenti, le figure sempre più allucinate e scarnificate, i volti maschere grottesche o sembianze spettrali. Nel suo lavoro si riaffaccia così il “continente sommerso” dell’espressionismo italiano, da Lorenzo Viani all’espressionismo “pop” di Schifano, Angeli e Festa, all’infiammata e corrosiva figurazione di certa Transavanguardia… 
Dal lavavetri al transessuale, dalle telefoniste di call center ai “meninos de rua”, dagli immigrati sui barconi della morte alle lap dancers, da paesaggi postindustriali a desolati paesaggi dell’anima, nella pittura di Negro il reale si trasfigura in immagini oniriche. Questa trasfigurazione onirica del dato sensibile è potente e sorprendente, e in certi lavori il pittore De Angelis-Negro sembra quasi “scorticare” le sue figure, ricostruendone un involucro vivo e bruciante di colori fluorescenti e di forme nervose e guizzanti. Una tendenza che si potrebbe definire, con espressione ossimorica (ma proprio per questo carica di promesse e contraddizioni, slanci imprevedibili e spunti dialettici) realismo visionario. 
E’ insomma un’arte, quella di Negro, che certo non cancella l’eterna ossessione della referenzialità e dell’illusione ottica, ma li immerge nel magma vibrante e inarginabile dell’immaginario individuale, di una visione che è, nella sua luce incandescente, o fredda e tagliente, sguardo rivolto al reale, ma è sempre anche sogno, immaginazione, allucinazione. 
Catalogo in sede: Morphema Editrice, con testi di Simone Guerra – Michele Benucci, Valentina Gregori, Paolo Liberati, Silvia Pegoraro, Fabrizio Regno, Chiara Ronchini, Aldo Tarquini, Marina Vanzulli. 

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